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La lezione di Zamberletti, il padre della Protezione civile con lo sguardo sull’interesse nazionale

È scomparso a Varese, sua città natale, Giuseppe Zamberletti padre della Protezione civile, aveva 85 anni. Esponente di primo piano della Democrazia Cristiana, più volte sottosegretario nei governi di Andreotti, Moro, Fanfani, Cossiga, fu nominato ministro del coordinamento della protezione civile nel 1982, dopo le luttuose esperienze maturate, in qualità di Commissario straordinario del governo, durante il terremoto del 1976 in Friuli e in quelli della Campania del 23 novembre 1980 e febbraio 1981.

La memoria ritorna all’arrivo in Campania di Zamberletti, che nel giro di pochi giorni da quell’indimenticabile 23 novembre 1980, si insediò presso gli uffici della Prefettura di Napoli, da dove con collaboratori e tecnici coordinò in prima persona i soccorsi e gli aiuti ai cittadini dell’Irpinia e della Basilicata. L’opera messa in campo in Campania fu caratterizzata da indescrivibili criticità. Mano a mano che si procedeva per giungere nelle aree più colpite, da Napoli alla Basilicata, ci si rendeva conto della complessità delle operazioni.

Le attività di soccorso furono frenetiche, c’era l’esigenza, ma anche la speranza di salvare vite umane ancora sotto le macerie, inoltre bisognava individuare spazi fisici per la prima accoglienza di chi aveva perso casa e beni. Una situazione di certo molto grave, che Zamberletti, uomo di spiccata sensibilità politica, affrontò, chiamando al suo fianco le autorità delle istituzioni locali, che costituirono una forma di cabina di regia coordinata in prima persona dal Commissario. Sono ancora vivi i ricordi personali della fattiva e continua intesa tra Emilio de Feo, presidente della Regione Campania del tempo e Zamberletti, per raggiungere in tempi rapidi alla rimozione delle macerie dei paesi più colpiti e per avviare la fase delle prime sistemazioni nei container. Zamberletti, persona dal tratto umano non comune, si mostrò persona concreta, pratica, esperta che riuscì a centrare gli obiettivi più importanti per consentire la ricostruzione della maggior parte delle zone colpite. La gente della Campania che ebbe modo di conoscerlo ancora oggi mostra gratitudine.

Ad altre missioni fu assegnato il parlamentare di Varese, che portò a termine in modo brillante. Nel 1979 il presidente del consiglio del tempo Giulio Andreotti affidò a Zamberletti il compito di organizzare una spedizione per salvare le vite di migliaia di vietnamiti, si trattava del salvataggio dei Boat people, profughi vietnamiti in fuga dal Vietnam occupato dal regime del Vietnam del Nord. Furono utilizzate tre navi della Marina Militare: Andrea Doria, Vittorio Veneto e la Vesuvio di appoggio. La spedizione particolarmente delicata, unica nel suo genere, si concluse con il salvataggio di 2000 persone tra donne, uomini, bambini. Essi furono accolti in Italia dalla Croce Rossa e dalla Caritas, con grande sollievo dei rifugiati, del governo italiano, sostenuto dalle forze politiche e parlamentari e di Zamberletti che riuscì nella missione affidatagli. L’Italia allora viveva una vera democrazia, nonostante le pericolose azioni terroristiche delle “brigate rosse”, ed era un Paese unito, tenuto insieme da governanti illuminati, che guardavano al superiore interesse dello Stato. Oggi molti politici per caso dovrebbero imparare bene la storia d’Italia, e non limitarsi ai propri egoismi localistici. Giuseppe Zamberletti è stato protagonista in Italia perché nella sua azione di governo guardava poco all’appartenenza politica, pensava più all’interesse nazionale. Al bene comune.

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