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Se il mondo rallenta non è (solo) colpa dell’Italia. Parla Salvatore Zecchini

Avevano proprio ragione al Fondo monetario internazionale, l’economia mondiale rallenta (qui l’articolo di pochi giorni fa con tutte le previsioni). Ma non è colpa dell’Italia, non solo almeno. Ci sono almeno tre buone ragioni per convincersi del fatto che qualcuno ha fatto male i conti sul Pil globale per l’anno in corso: bisognerà rivedere le stime, volare un po’ più basso insomma. Non è  pessimismo quello sprizzato da Davos, semmai un po’ di sano realismo. Come a dire, la crisi globale è finita ma questo non vuol dire che non ce ne sia subito un’altra dietro l’angolo. Più o meno la stessa convinzione di Salvatore Zecchini, economista in forza all’Ocse.

Zecchini, il mondo rallenta. Perché?

Ci sono tre fattori che in questo momento stanno tenendo in scacco l’economia globale. Da una parte la guerra commerciale scoppiata con la Cina ma non solo, che ha prodotto i suoi effetti sulle stime di crescita mondiali e anche della Germania visto che si tratta di un Paese dalla grande vocazione esportatrice. Esportare coi dazi è più difficile e soprattutto costoso. In seconda battuta c’è lo shutdown negli Stati Uniti, che dura da un mese e del quale non si vede ancora la fine, creando un alone di incertezza su tutta l’economia americana.

Ne manca uno…

Ci sono le politiche monetarie delle banche centrali, sempre meno accomodanti ed espansive. Questo porterà a una stretta sui tassi e sul costo del denaro. Per la verità ci sarebbe un quarto fattore, la Brexit. Tutto questo porta a un rallentamento dell’economia globale, che poi sarebbe l’anticamera della recessione. Anche gli Stati Uniti la stanno sperimentando, assistendo a una dilatazione della propria crescita.

Non c’è l’Italia tra i fattori del rallentamento globale quindi, come dice l’Fmi…

Se permette noi abbiamo guai peggiori, siamo alle prese con un declino del nostro sistema. Qualcuno dice che siamo la settima economia mondiale, ma mi creda non è così. Siamo forse la settima industria, ma non l’economia, è diverso.

Diceva del declino italiano…

A dicembre avevo previsto una stima di Pil per il 2019 di mezzo punto percentuale. Non mi pare di essere andato molto lontano dalle previsioni dell’Fmi o di Bankitalia, non crede? La verità, nient’altro che la verità è che stiamo facendo marcia indietro, sperimentando ogni giorno una crisi di sistema, che non regge più. La nostra non è più una crisi dell’economia, non solo almeno, è una crisi di un intero sistema che non gira più come dovrebbe.

Ma non è un po’ troppo facile dare la colpa sempre all’esecutivo di turno?

Questo governo ha le sue colpe e anche esso sta facendo in un certo senso marcia indietro. Vogliamo parlare della manovra? Bene, manca del tutto la spinta agli investimenti mentre si punta tutto sul dare delle forme di sostegno alle fasce deboli e non parlo solo del reddito di cittadinanza. Non si può andare a senso unico. Si rende conto che stiamo vivendo una terza rivoluzione industriale senza mettere un euro sulla formazione. Abbiamo enormi buchi sulle skills di lavoratori e dirigenti. Senza considerare che continuiamo ad avere un livello di spesa pubblica di poco inferiore al Pil…Vede, c’è una domanda di fondo da porsi…

Prego.

Quali misure ci sono nell’agenda politica per la crescita, l’innovazione, la competitività? Le do la risposta: nessuna.

Basta parlare di Italia, parliamo di Europa. 

Anche qui ci sono serie difficoltà e cambiando l’ordine dei fattori, in questo caso geografici, il risultato non cambia. L’Europa nasce essenzialmente come forma di cooperazione tra i Paesi per competere con le grandi economie mondiali. Prima gli Usa, ora la Cina. Ma sa quale è il problema? Che manca una strategia macroeconomica condivisa. Vuoi per l’ingesso di Paesi dai forti squilibri sui conti pubblici, tra cui noi e il nostro debito, vuoi per culture diametralmente diverse, il punto è che non c’è una visione economica condivisa. Questo è il vero cruccio dell’Europa.

Che ne pensa della polemica sulle trivelle?

Che rappresenta perfettamente lo scollamento tra i centri di governo e i fabbisogni dell’economia reale.

Sia più preciso, l’esecutivo per poco non rischia la crisi…

Questo è un Paese che ha bisogno di energia a basso costo giusto? Sappiamo che i nostri mari sono ricchi di giacimenti, così come alcune regioni, tra cui la Basilicata. Ora, perché questo potenziale non viene sfruttato? Per proteggere l’ambiente? Balle, perché l’attuale tecnologia consente di operare in tutta sicurezza, senza rischi per l’ecosistema. Il vero tappo è la scarsa preparazione e conoscenza della moltitudine, delle comunità. Una forma di ignoranza, me lo lasci dire, che crea pregiudizio verso ogni forma di progresso e crescita. Sono questi fenomeni del tutto ingiustificati, di paura e timore, che creano il declino.

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