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Il governo sul caso Diciotti può cadere. Ecco perché

l'italia, governo

Salvini è stato inquisito per sequestro di persona, in relazione al temporaneo trattenimento dei migranti sulla nave Diciotti. La Costituzione prevede che il presidente del Consiglio e i ministri, anche se cessati dalla carica, siano sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione della Camera di competenza; la quale, a maggioranza assoluta dei componenti, può negare l’autorizzazione a procedere ove reputi che “l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo”.

La Camera competente, su proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere, laddove accerti che la condotta dell’inquisito sia stata effettivamente motivata da un rilevante interesse costituzionale o di governo, può respingere la richiesta; e con ciò posporre l’interesse al corso della giustizia, a favore della tutela di chi opera in nome di preminenti interessi dello Stato. In tali termini, la deliberazione prescinde da considerazioni sulla fondatezza delle accuse mosse; e implica anche una valutazione ponderata della rilevanza degli interessi pubblici coinvolti, tra esigenze della giustizia, dell’ordinamento e dello Stato.

In tal senso, appaiono criticabili le tesi a favore dell’accoglimento della richiesta di autorizzazione a procedere, basate sul fatto che il supposto sequestro di persona non possa essere un “atto politico”, in quanto non rivolto alla generalità dei cittadini ma a determinati soggetti: in primo luogo, appare corretto rilevare che un ministro può adottare atti non formalmente riconducibili alla fattispecie “atto politico”, ma incidenti su rilevanti interessi pubblici, costituzionali o di governo, tali da poter legittimare il diniego di autorizzazione; in secondo luogo, il fondamento dell’autorizzazione a procedere non sembra risiedere nella natura giuridica dell’atto, bensì nella valutazione degli interessi coinvolti dall’atto.

Del pari, la posizione secondo la quale ci si deve difendere “nel” processo e non “dal” processo, seppur condivisibile in linea di principio, ha valenza essenzialmente politica, perché l’articolo 96 della Costituzione prevede espressamente una difesa “dal” processo. Mentre la denuncia di inammissibilità dell’esercizio delle competenze di governo a mezzo di reati è giusta, ma con la precisazione che nessuno, prima di una decisione giurisdizionale definitiva, salvo i casi di flagranza conclamata, può sapere se un reato sia stato effettivamente compiuto: questo significa che, quando una Camera nega l’autorizzazione a procedere per la sussistenza di preminenti interessi confliggenti, la supposta responsabilità penale di un ministro non può essere né ipotizzata né tantomeno affermata, data la presunzione di innocenza; e la Giunta prima e l’Assemblea dopo non possono giudicare della fondatezza delle imputazioni penali per decidere se dare o non dare l’autorizzazione a procedere, posto che la competenza parlamentare riguarda solo la valutazione degli interessi costituzionali e di governo connessi all’atto incriminato.

Dal punto di vista politico, il Pd e Leu voteranno a favore dell’autorizzazione a procedere, confermando l’arroccamento contro la politica migratoria del governo; mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia voteranno contro, ribadendo il sostanziale appoggio a tale politica. Più incerta la situazione nella maggioranza. Va infatti considerato che le azioni del ministro dell’interno, per quanto emerge dalle dichiarazioni stampa, sono state assunte in coerenza con l’indirizzo politico del governo, e come tali hanno espresso la collegialità dell’esecutivo: scontato il voto contrario della Lega all’autorizzazione a procedere, si tratta quindi di verificare, sulla base dei fatti, se i 5 Stelle considerano le azioni di Salvini effettivamente conformi all’indirizzo di governo e se sono disposti a sacrificare la loro linea di tendenziale favore verso le richieste di autorizzazione a procedere.

Ora, se i 5 Stelle voteranno contro la richiesta di autorizzazione a procedere, questa sarà respinta, la questione si chiuderà e nessuno potrà lecitamente incolpare Salvini di alcunché. Se invece voteranno a favore della richiesta, è possibile che la richiesta sia accolta o respinta, sulla base della maggioranza prevalente. In ogni caso non potranno semplicemente appellarsi a una contrarietà di principio al diniego di autorizzazione a procedere e dovranno assumersi le responsabilità conseguenti: votare a favore significa declinare la solidarietà politica di maggioranza e negare che l’operato del ministro sia riconducibile all’indirizzo collegiale di governo, alla tutela costituzionale delle frontiere, all’interesse pubblico per la legalità migratoria e per la connessa sicurezza della nazione; significa in sostanza delegittimare la politica migratoria di Salvini e della Lega, con ogni conseguenza sulla tenuta dell’esecutivo.


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