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Abruzzo, un’ipoteca per il governo?

elezioni abruzzo

Il voto dell’Abruzzo assume per i grillini i contorni di una stangata ed ipoteca l’azione di governo. Gli elettori fanno capire di non perdonare ai 5 Stelle l’inconsistenza della loro politica. Lo schiacciante distacco fra il 50% circa dei voti ottenuti del nuovo presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, il 31% del candidato del centrosinistra Giovanni Legnini e il risultato della candidata dei Cinque Stelle, Sara Marcozzi, che sarebbe addirittura al di sotto del 20%, assume una evidente valenza nazionale. L’analisi dei risultati delle regionali dell’Abruzzo conferma quello che secondo tutti i sondaggisti è il trend politico che culminerà col voto per le Europee del 26 maggio.

Chi più chi meno, tutti i rilevamenti prevedevano infatti per Luigi Di Maio un calendario politico costellato da lunedì neri: da oggi,11, al 24 febbraio e poi soprattutto il 27 maggio. The days after le regionali in Abruzzo, in Sardegna e delle elezioni Europee, si prospettano per i Cinque Stelle come un tris di disfatte elettorali, con una media attestata attorno al 20/22% dei voti.

Molto diverse invece le indicazioni di voto per le europee riguardanti la Lega, data al top di consensi che supererebbero il 35%, Forza Italia che arranca fra il 10 e il 12 %, Fratelli d’Italia a cavallo del 5%. Mentre il Pd, con Calenda e dintorni, sarebbe sulle montagne russe fra il 16 e il 18%.

A Palazzo Chigi si stanno già misurando i contraccolpi del voto dell’Abruzzo. Dal caso Salvini, al tira e molla sulla Tav, al precipizio dell’economia e della politica estera: la mutazione genetica della maggioranza giallo verde sembra inseguire le sfumature psicologiche del pirandelliano “Uno nessuno e centomila”. Una realtà paradossale e inedita, che tuttavia analizzata con criteri matematici e istituzionali, cioè scomponendo percentualmente la valenza politica dei protagonisti e collocandone le eventuali iniziative nell’architettura costituzionale, evidenzia che sarebbe è in atto una crisi di governo tecnica, latente e politica ma non dichiarata.

Una crisi di governo di fatto, ma non ufficializzata da dimissioni o voti parlamentari. Difficile per Palazzo Chigi arrivare alle elezioni Europee in queste condizioni. Nonostante gli accordi sulle delicate nomine che non possono essere rinviate, e le “pezze” per tamponare conti pubblici e economia, i risultati dirompenti dell’Abruzzo e quelli che si preannunciano ancora più clamorosi delle europee renderanno oltremodo difficili le ricuciture fra Lega e 5 Stelle.

Se nel tentativo di ridurre le perdite i  Cinque Stelle non anticiperanno i tempi, uscendo dalla maggioranza nelle prossime settimane, l’inevitabile crisi post europee contrapporrà infatti una Lega straripante e vincente ed i grillini che, se va bene, sono destinati a precipitare dal 33% delle ultime politiche, al 21/24%.

Una débâcle lacerante che potrebbe spingere i 5 Stelle a scegliere l’opposizione o a cambiare alleati. Scenari politici molto complessi e istituzionalmente delicati, con il Pd e il centrodestra che potrebbero tornare protagonisti di governo. Almeno fino alle inevitabili elezioni politiche anticipate della primavera del 2020.

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