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Alstom-Siemens, la Francia vuole nuove regole Antitrust. E ha ragione. La versione di Sapelli

Bruno Le Maire

Quanto ha ragione il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, a chiedere una riscrittura delle regole Antiturst europee. A Parigi, come a Berlino, non hanno proprio digerito lo stop dell’Europa (qui l’articolo con tutti i dettagli) alla fusione tra la transalpina Alstom (treni) e la tedesca Siemens (tecnologia), che avrebbe portato alla costituzione di un campione ferroviario europeo, magari in grado di mettersi al riparo da eventuali ingressi sul mercato dei trasporti continentale di giganti cinesi. E poi, aggiornare le regole antitrust all’era delle grandi operazioni di m&a giocherebbe anche a nostro favore, visto che darebbe anche la spinta finale all’altra grande aggregazione, quella tra Fincantieri e Stx, anche se lì il problema è decisamente di natura più politica, si vedano le recenti tensioni tra Italia e Francia.

Oggi la Francia, in accordo con Berlino, ha ufficialmente chiesto all’Ue di introdurre nella normativa Antitrust la possibilità di avere un diritto di contestare una decisione della Commissione europea. Proprio lo stesso Le Maire ha preso posizione, a margine dell’Ecofin in corso a Bruxelles, riportando in vita quell’asse franco-tedesco che qualcuno credeva morto e sepolto. Una prima proposta mira a creare un diritto di avocazione che permetterebbe al Consiglio di rimettere in discussione una decisione della Commissione in materia di concorrenza. In sostanza, gli Stati membri che si ritengono danneggiati da una decisione dell’Antitrust Ue, possono e devono poter esercitare un diritto di veto. Secondo punto, invece di bloccare preventivamente una fusione, la Commissione europea dovrebbe monitorare l’andamento dei mercati e imporre dei rimedi se e quando risulti davvero necessario.

Parigi e Berlino ritengono insomma che le regole Ue che non tengono sufficientemente conto della proiezione globale dei gruppi europei siano obsolete e poco al passo coi tempi. Motivazioni che trovano profondamente d’accordo anche un economista del calibro di Giulio Sapelli. Per il quale la decisione di bloccare le nozze Alstom-Siemens presa dalla commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager è qualcosa di “semplicemente primitivo”. Sbagliato insomma. “Francamente penso che la Vestager abbia avuto un approccio sovietico alla questione, forse non si è nemmeno letta le carte. L’autorità Antistrust dovrebbe semplicemente limitarsi a dire dove sono le barriere alla concorrenza e non stabilire dove e quali sono i mercati. Questo approccio, che io trovo assolutamente datato e poco lungimirante, ha contribuito ad affossare l’industria europea”, spiega Sapelli.

“La crescita”, aggiunge Sapelli, “si fa con le posizioni dominanti e questo a Bruxelles dovrebbero saperlo. Io guardo con grande favore a una concentrazione di questo peso, come nel caso di Alstom e Siemens. Certo, sempre con le dovute precauzioni, ma va fatta. Le Maire ha perfettamente ragione, è ora di finirla con questa Antitrust cieca”. L’economista si dice poi piuttosto scettico sulla possibilità che uno stop alla fusione possa rendere vulnerabile l’Europa agli attacchi di grandi aziende cinesi. “La Cina è in crisi, mi pare che sia l’ennesima evocazione del pericolo giallo e francamente non ci credo più di tanto”.

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