Nonostante il crescente pressing di Parigi e Berlino sulla Ue, a cui l’operazione era stata presentata come la sola in grado di arginare la concorrenza cinese, la Commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager ha alzato ieri la bandiera rossa sulla fusione tra la francese Alstom e della tedesca Siemens per costituire un colosso europeo nel settore delle costruzioni ferroviarie.
La danese ha spiegato che la Commissione ha vietato l’operazione perché “avrebbe influenzato la concorrenza nei mercati dei sistemi di segnalamento ferroviario e dei treni ad alta velocità”. Le parti in sostanza non avrebbero proposto misure correttive sufficienti per rimediare a questi problemi. In assenza di misure compensatorie sufficienti, “questa concentrazione avrebbe provocato un aumento dei prezzi per i sistemi di segnalazione che assicurano la sicurezza dei passeggeri e per le generazioni future di treni ad alta velocità”.Quindi, la Commissione ha bloccato l’operazione per proteggere la concorrenza nel settore ferroviario europeo”, ha spiegato la Ue. Ma qual è il confine della concorrenza? Intanto dopo lo stop all’operazione Alstom-Siemens, Germania e Francia chiedono nuove regole.
GLI OBIETTIVI DELLA FUSIONE
La fusione tra la divisione ferroviaria della tedesca Siemens e la francese Alstom, secondo i soggetti coinvolti, avrebbe permesso di raggiungere una dimensione adeguata per fronteggiare Crrc, il più grande rivale cinese. A opporsi alle nozze sono stati in particolare le autorità Antitrust di Gran Bretagna, Olanda, Belgio e Spagna. Ma Vestager non ha ceduto alle pressioni dei governi nazionali e ha tirato dritta nella difesa delle regole antitrust. Dir di sì ad un tale accordo avrebbe voluto dire far prevalere gli interessi nazionali, di Francia e Germania in questo caso, sulle regole della concorrenza.
“Entrambe le società sono leader nel mondo e la fusione avrebbe creato l’indiscusso leader di mercato in alcuni mercati della segnaletica e un attore dominante nell’area dei treni ad altissima velocità. Avrebbe ridotto la concorrenza in queste due aree, limitando così la scelta di clienti, operatori ferroviari e gestori dell’infrastruttura ferroviaria”, è la risposta con cui l’Ue ha motivato la bocciatura.
Secondo la Francia frenare l’emergere di grandi gruppi continentali impedisce la concorrenza a livello globale. Il risultato, secondo Parigi, è che così si lascia campo libero ai colossi asiatici e americani, anche in Europa.
“Decisione pessima presa sulla base di pessimi fondamenti. Adesso bisogna ricostruire il diritto della concorrenza per come viene applicato nell’Ue. La Commissione non ha voluto valutare la questione del mercato mondiale integrando l’Asia e la Cina. È una concezione del diritto estremamente datata”, ha commentato il primo ministro francese Édouard Philippe. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha annunciato che insieme all’omologo tedesco Peter Altmaier faranno di tutto per “rifondare le regole europee sulla concorrenza perché questa decisione impedisce ad Alstom e Siemens di avere lo stesso peso del loro concorrente cinese. Invece di difendere gli interessi dell’Europa, la Commissione serve quelli della Cina”.
LA RISPOSTA DELLA COMMISSARIA
Ma la reazione di Vestager non si è fatta attendere: “Mai nessun fornitore cinese ha partecipato ad appalti pubblici per treni e metro in Europa né è verosimile che accada nel prossimo futuro”, ha detto. Anche perché – ha sottolineato – la società cinese Crcc è attiva per oltre il 90% solo in Cina, e che per operare nel settore della segnalazione “nell’Ue è molto difficile ottenere l’autorizzazione” per operatori di Paesi terzi. “Una società non può essere competitiva all’estero se non lo è per prima a casa sua”, ha detto la Commissaria. Il giro d’affari della Crrc è valutato intorno ai 30 miliardi di euro, ovvero il doppio di Alstom-Siemens se la fusione fosse stata permessa.
“Prendiamo atto del fatto che la Commissione abbia detto la parola fine a un progetto-faro in Europa”, ha commentato il numero uno di Siemes, Joe Kaeser. “Le elezioni europee davanti a noi ci offrono una chance unica di costruire un’Europa del futuro, che si possa confrontare con una politica economica comune e moderna con le migliori del mondo”, ha aggiunto.
IL COMMENTO DI BENTIVOGLI
La Fim Cisl ha valutato questa decisione come “figlia di un modello e di una stagione di Europa da superare” mentre la fusione Alstom/Siemens avrebbe costruito “un campione europeo del settore ferroviario, capace di misurarsi con la competizione internazionale, in modo particolare con i colossi cinesi del settore”, ha dichiarato Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl.
“L’attenzione al rispetto della concorrenza, nel rispetto dei cittadini e delle imprese del settore, deve tenere conto del mutato quadro dell’economia internazionale. L’Italia deve veder preservato, in un quadro internazionale di consolidamento del settore ferroviario, lo sviluppo delle aziende italiane e il mantenimento dell’occupazione; la fusione Alstom/Siemens, non priva, come in questi casi, di processi di razionalizzazione, avrebbe collocato i siti italiani in un palcoscenico di competizione internazionale come secondo costruttore al mondo per materiale rotabile, infrastrutture, segnalamento e manutenzione. Diversamente, il nostro Paese sarà solo un mercato di commesse e rischia di indebolire la competenze e le opportunità del ferroviario in Italia. “, continua Bentivogli.
Per il segretario generale qualcosa il nostro esecutivo avrebbe potuto fare. ma così non è stato: “Si distingue, purtroppo, per assenza il ruolo del governo Italiano che non ha segnalato in sede Ue le esigenze e il valore di questo processo; gli attacchi sterili e polemici alla Ue sortiscono anche questi risultati. In un quadro di consolidamento del settore, la Fim Cisl intende verificare come il piano industriale di Alstom possa perseguire gli scopi di tutela dell’occupazione e di sviluppo dei siti italiani”, conclude la nota.
LE PAROLE DI MONTI
La pensa diversamente Mario Monti: “Ieri in Germania e in Francia i governi e gli ambienti industriali hanno duramente attaccato la commissaria Vestager. Hanno minacciato di ridurre i poteri della Commissione nel controllo delle fusioni e nella politica della concorrenza in generale. Non è la prima volta che ciò accade, non sarà l’ultima. Dall’Italia, Paese grande e importante, ma non davvero «forte» quanto a sistema economico e apparato amministrativo, una Commissione solida e rispettata dovrebbe essere vista come potenziale alleata, nella maggioranza dei casi. Cerchiamo di capire come rappresentare al meglio in quella sede i legittimi interessi italiani”, ha scritto questa mattina Monti in un editoriale sul Corriere della Sera.
IL NODO FINCANTIERI-STX
In mano ai commissari europei c’è anche un altro dossier dal quale dipendono le sorti del nostro Paese, in merito al quale si è pensato che la Commissione potesse applicare due pesi e due misure. Nei primi giorni di quest’anno l’Antitrust europea ha aperto un’inchiesta su richiesta delle autorità della concorrenza francese e tedesca per possibile violazione del divieto di concentrazione industriale in merito all’acquisizione della francese Stx da parte di Fincantieri. La posta in gioco per il nostro paese è alta. Per Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri, il matrimonio tra Francia e Italia nel settore navale metterebbe “l’industria europea in una situazione di maggiore competitività senza che vi sia una situazione di rischio per la concorrenza”. A margine di un convegno ad Assolombarda a Milano Massolo ha dichiarato: “La procedura sta andando avanti, siamo alla fase del contatto informale tra aziende e Commissione europea che non ha una scadenza precisa, poi ci sarà una fase più formale con delle scadenze”. “Fincantieri sta continuando a preparare la propria documentazione, siamo abbastanza convinti che il nostro sia un caso valido – ha aggiunto Massolo – tende a mettere l’industria europea in una situazione di maggiore competitività sui mercati mondiali, non riteniamo che da questo punto di vista ci sia una situazione di rischio per la concorrenza in europa, riteniamo invece che ci siano molto opportunità proprio sotto il profilo delle collaborazioni industriali”.
Viene da chiedersi quale sia il perimetro della concorrenza e se le regole sulla competitività siano adeguate ai livelli di competizione dei mercati di riferimento, o siano piuttosto anacronistiche rispetto alla globalizzazione dei mercati. Perché se è vero che mercati globali hanno bisogno di player globali e non più solo europei, è evidente che l’Autorità europea sta commettendo uno sbaglio in entrambi i casi, sia con Fincantieri-Stx, che con Siemens-Alstom. Mal comune non è mezzo gaudio.