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Ancora scontri in Albania. E l’opposizione annuncia disobbedienza civile

albania

Disobbedienza civile, verso le istituzioni e la polizia. La chiede il leader dell’opposizione albanese Basha, durante l’ennesima manifestazione di protesta sotto il Parlamento. Gli animi nel paese non accennano a placarsi ed ecco scoccare le accuse contro il premier Edi Rama: “Ha lanciato un atto di guerra contro i cittadini”. Sullo sfondo il caso legato alla produzione di cannabis e le procedure di adesione all’Ue.

QUI OPPOSIZIONE

All’indomani di un’altra giornata di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine il rischio è che il caos e la violenza abbiano il sopravvento. Questa volta Basha ha assicurato che non solo le proteste continueranno, ma che ci sarà anche la disobbedienza civile. “L’opposizione non obbedisce più nemmeno alla polizia”, sottolineando che “non riconosciamo più il parlamento e questa polizia criminale”. Basha ha detto che la disobbedienza civile si espanderà dal sud al nord del Paese.

24 ore prima la folla dei manifestanti si era allontanata solo dopo aver lanciato petardi in direzione delle forze dell’ordine che hanno impedito di sfondare il cordone con il lancio di lacrimogeni. Secondo Basha questo è “un atto di guerra che Rama ha proclamato ai propri cittadini. Il premier deve sapere che per lui non ci sarà nemmeno un minuto di pace”.

Basha, va ricordato, è stato ministro degli Interni nel governo di Sali Berisha tra il 2009 e il 2011, oltre che sindaco di Tirana dal 2011 al 2015. È percepito dall’elettorato come parte di quel sistema che critica e solo il 28,8% degli elettori ha scelto il suo partito alle ultime elezioni politiche del 2017.

QUI GOVERNO

Il premier socialista si difende dalle accuse invitando i cittadini a “stare insieme e difendere ciò che abbiamo costruito”. Si definsce impossibilitato a ritirarsi dall’obbligo di governare. La sua tesi è che il governo che guida è del tutto legittimo e l’attuale legislatura si concluderà naturalmente alla sua scadenza, ossia nel 2021. Per cui, nonostante la piazza in fiamme, chiude ad elezioni anticipate e apre ad una riforma giudiziaria nel paese, anticamera ai negoziati con l’Unione Europea previsti per il prossimo mese di maggio e respinge tutte le accuse, sia di corruzione che legate al traffico di stupefacenti.

Intanto pochi giorni fa è caduta un’altra testa, legata al nuovo business del cosiddetto Raccordo Anulare albanese: il direttore dell’autorità stradale albanese, Afrim Qendro, è stato licenziato perché accusato di aver intascato tangenti nell’assegnazione dell’appalto riguardante i lavori da 18 milioni di euro. La procura che indaga è la stessa che ha scoperchiato il vaso di pandora della nuova linea elettrica da 12 milioni di euro affidata alla chiacchierata Dh Albania, per cui si è “dimesso” un altro alto funzionario (Gradeci).

Ma un’inchiesta del quotidiano inglese Indipendent ha scosso il governo Rama, sostenendo che l’Albania non sia più un semplice centro di coltivazione di cannabis, ma il nuovo polo mediterraneo di investimenti e distribuzione. Una sorta di “Colombia d’Europa”.

COLOMBIA D’EUROPA?

Rama si è difeso inviando una lunga lettera all’Indipendent in cui ha sostenuto che l’Albania è ben lungi dall’essere una capitale della droga, perché sono stati compiuti “enormi progressi da quando il mio governo è entrato in carica nel 2013”. La coltivazione della cannabis in Albania è stata praticamente eliminata, precisa, un fatto verificato dalla Guardia di Finanza attraverso il monitoraggio aereo sponsorizzato dall’Ue. Inoltre ha ricordato che suo governo socialista non solo ha ordinato un immediato giro di vite nella coltivazione della droga, ma ha aperto alla cooperazione internazionale per frenare il flusso attraverso i Balcani e verso il Nord Europa.

“Abbiamo unito le forze con Europol, Interpol, Frontex e i nostri vicini balcanici per colpire le organizzazioni criminali dietro questo vile commercio. E, di recente, abbiamo avviato un ambizioso programma di confisca dei beni criminali”. Il leader dell’opposizione Basha non gli crede e accusa il governo Rama “di ottenere un vantaggio politico”. Il riferimento è alle nuove immagini fotografiche scattate dagli aerei tra il 2013 e il 2016 che dimostrano la presenza di numerosissime piantagioni di cannabis in Albania.

Bruxelles al momento sostiene che il paese abbia compiuto progressi nelle cinque priorità chiave: riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata e protezione dei diritti umani.

twitter@FDepalo

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