Sì certo, c’è da descrivere un’Italia che vuole correre, come ha amato ripetere il premier Giuseppe Conte, nella sua intervista oggi al Sole 24 Ore. Ma nella missione londinese di Giancarlo Giorgetti, Vincenzo Boccia e Fabio Panetta, raccontata oggi dal CorSera, c’è forse qualcosa di più. Magari sponsorizzare una piazza finanziaria, Milano, pronta a farsi destinataria di importanti flussi di capitale provenienti dal Regno Unito, una volta che la Brexit sarà compiuta. L’addio della Gran Bretagna all’Unione europea è pressoché scontato, anche se i tempi, come sembra, potrebbero allungarsi. Proprio in queste ore sembra che la premier britannica Theresa May, stia prendendo in considerazione un piano per ritardare la Brexit ed evitare così l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza un accordo.
A Londra, davanti alla comunità finanziaria riunita all’ambasciata italiana, c’era praticamente l’Italia intera, rappresentata da tre segmenti chiave. L’industria, con Boccia, la vigilanza bancaria, con il vice dg di Bankitalia, Panetta e il governo, con il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giorgetti. Al netto delle rassicurazioni sulla tenuta dei conti italiani e su un pronto ritorno alla crescita strutturale, la vera partita della Brexit è sulla Borsa. Londra è la seconda piazza finanziaria del mondo occidentale, seconda solo a Wall Street, la sesta al mondo per volume di scambi. Con la fuoriuscita del Regno Unito dal perimetro comunitario, è pressoché naturale immaginare che molti dei capitali che ad oggi transitano sulla piazza inglese scelgano altri lidi. Se non altro per beneficiare di tutte quelle agevolazioni che il mercato comunitario offre.
Anche per questo Milano e dunque l’Italia, è candidata (insieme alla potente Francoforte) in un certo senso a sostituirsi alla City. Anche per questo la missione italiana a Londra ha avuto un doppio senso, cioè fornire agli investitori l’immagine di un Paese perfettamente in grado di gestire i capitali in arrivo da Oltremanica, dunque, in estrema sintesi di dimostrarsi un buon posto dove investire. D’altronde, proprio in previsione della Brexit, a Bruxelles si sta studiando la revisione degli accordi sulle stanze di compensazione finanziaria dei prodotti venduti sui mercati, in pratica dove si fanno i calcoli del dare-avere a fine giornata. Obiettivo della Commissione europea, riportare nello spazio comunitario questa vigilanza. Il problema delle stanze di compensazione è in effetti nevralgico per la borsa di Londra, la prima al mondo insieme a Wall Street.
I tre quarti dei derivati denominati in euro nel mondo vengono infatti scambiati nella City, per un controvalore nozionale di 850 miliardi al giorno. Una cifra immensa che permette grandissimi guadagni sulle commissioni. Tra l’altro Milano avrebbe dalla sua il fatto di essere comunque controllata dal London Stock Exchange, che possiede anche Lch. Il mercato delle compensazioni finanziarie è da tempo nel mirino dei francesi, che anch’essi vorrebbero trasferirlo nell’Eurozona. L’Italia può giocarcela se il governo Conte adottasse subito un piano per rendere ancor più attraente Piazza Affari. Cosa che forse da ieri si è iniziato a fare.