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I (tanti) dubbi di Confindustria nel giorno del reddito di cittadinanza

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Nel giorno in cui Luigi Di Maio presenta ufficialmente insieme al premier Giuseppe Conte il reddito di cittadinanza, all’auditorium dell’Enel, sulla creatura del Movimento Cinque Stelle torna ad aleggiare lo spettro di una misura più controproducente che altro. L’origine dei dubbi è abbastanza nota, Confindustria. Questa mattina è intervenuto nel corso di un’audizione al Senato, dove è cominciato l’iter del cosiddetto decretone, per l’attuazione di quota 100 e reddito di cittadinanza (sostitutivo del vecchio Rei), il direttore area welfare e lavoro, Pierangelo Albini. Il quale ha mandato un messaggio piuttosto chiaro al governo, in particolare al Movimento Cinque Stelle.

Questo: il reddito di cittadinanza potrebbe avere l’effetto collaterale di scoraggiare i più giovani dal cercare un posto di lavoro. “I 780 euro mensili potrebbero scoraggiare dal cercare un impiego considerando che in Italia lo stipendio mediano dei giovani under 30 si attesta a 830 netti al mese”ha detto Albini. Nel dettaglio, ha continuato, lo stipendio si attesta a 910 euro al nord, 820 euro per i neo laureati, che può scendere fino a 700 euro per i non laureati al Sud. “Temiamo che questo strumento anziché incentivare l’offerta, ovvero muovere le persone a cercare occupazione, abbia un effetto di scoraggiamento”. Questo, secondo Confindustria, si desume da due aspetti: “il livello troppo elevato del beneficio economico” e “il meccanismo di scelta per disciplinare il cuneo tra beneficio che percepisce il nucleo familiare nel suo insieme e i redditi di lavoro”.

A onor del vero, non c’è solo l’effetto sociale a preoccupare Viale dell’Astronomia. C’è anche quello più organizzativo. Albini si è infatti detto preoccupato anche per il passaggio Rei-reddito di cittadinanza e per il ruolo affidato ai centri per l’impiego. “Nel momento in cui superiamo il Rei che faticosamente era impiantato e introduciamo il reddito di cittadinanza, la preoccupazione è che ci si trovi a non avere uno strumento che avevamo e contemporaneamente non avere ancora il nuovo”. Dunque “arrivare a realizzare il reddito di cittadinanza è molto delicato, l’operazione è abbastanza complicata perché servono 3 decreti attuativi del ministero del Lavoro, due piattaforme digitali, l’accordo Stato-Regioni, l’emissione di provvedimenti Inps e Anpal”.

L’associazione delle imprese si è soffermata anche sul tema pensionistico, che risponde al nome di quota 100. Qui il problema secondo Confindustria non è tanto la bontà o meno della misura, ma il suo orizzonte. Quota 100, ha detto Albini, è “un provvedimento che ha una sua positività nel momento in cui introduce un meccanismo di flessibilità delle uscite ma bisogna considerare gli equilibri complessivi del sistema”. In altre parole “bisogna capire se parliamo di una regola o di un’eccezione, perché se si tratta di un’eccezione bisogna avere chiarezza che stiamo facendo un’eccezione temporanea di tre anni e chi si vede escluso per pochi mesi chiederà un altro intervento. Non riusciamo mai a mettere in cantiere la costruzione di uno strumento solido che consenta la flessibilità di pensionamento invece continuiamo a costruire eccezioni rispetto alla regola che alimentano aspettative”.

Appunti che però non hanno scalfito più di tanto l’ottimismo di Conte sulla buona riuscita dell’operazione reddito di cittadinanza. Dal palco dell’Auditorium dell’Enel, il premier ha ribadito di essere “molto orgoglioso, ma la cosa più importante è che siano orgogliosi gli italiani. Si tratta di una misura di civiltà, di politica attiva del lavoro e di equità sociale. L’augurio è che mentre noi abbiamo studiato riforme attuate altrove per fare meglio, d’ora in poi gli altri studieranno questa riforma”.

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