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Di Maio, il Movimento e l’esame di maturità

Ha vinto la linea Di Maio 59 a 41. Quindi 1-0 e palla al centro. Il voto sulla piattaforma Rousseau per Salvini si presta a molte critiche o ironie, può essere contestato da destra e da sinistra, può essere considerato la fine dell’età dell’innocenza per il M5S: e chi più ne ha, più ne metta. Però consegna al sistema politico italiano un esito chiaro: vince la linea Di Maio, vince la linea per il governo, vince la linea di progressiva trasformazione da movimento di protesta a forza di “amministrazione” della realtà.

Se ne dovranno fare una ragione Grillo e Fico, così come tutti quelli che vorrebbero dare ogni giorno un colpo al cerchio e uno alla botte (Di Battista in testa). Certo, le incognite sono ancora molte, come ben si vede nelle urne elettorali (quelle abruzzesi hanno parlato chiaro e probabilmente lo stesso faranno quelle sarde).

Vince la linea Di Maio nel solco di quella intesa personale con Salvini che è il vero asse portante della maggioranza di governo, cementato dall’abilità oratoria e giuridica del premier Conte, cerniera tra i due quando la giornata diventa più difficile da gestire. Sia chiaro, non è che da oggi inizia l’età dell’oro.

I dati economici sono pessimi e tali continueranno ad essere per molti mesi, inducendo a pensare che presto si dovrà metter mano ad un aggiustamento della manovra di bilancio. Su molti punti c’è scarsa sintonia tra Lega e M5S, come evidenzia il dossier sull’autonomia delle regioni. Provvedimenti come il reddito di cittadinanza sono all’inizio del loro cammino, che non sarà né piano né breve. Però il M5S a trazione Di Maio ha battuto un colpo secco, scegliendo la via del realismo e della concretezza.

Può essere una buona notizia per il sistema politico nazionale e per la sua stabilità. Talmente buona da meritare un ultimo sforzo: dire sì a Tav, magari con un progetto rivisto e un po’ meno costoso. Diventare adulti costa fatica, ma ne vale la pena.


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