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Inps, decretone, disabili. Il nuovo corso gialloverde spiegato da Durigon

Archiviata la vicenda Diciotti, Lega e Cinque Stelle ritrovano armonia a Palazzo Chigi. Limati i dettagli in un vertice di governo di martedì pomeriggio, il “decretone” contenente tutte le misure cardine del contratto gialloverde, a cominciare da reddito di cittadinanza e quota 100, é pronto ad approdare in Parlamento per “lievi modifiche” al Senato e revisioni più corpose alla Camera. Nessuna tensione, tutti i nodi sono stati sciolti. Questo è quanto assicura il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, che intervistato da Formiche.net ripercorre soddisfatto l’intesa raggiunta. Una sola punta di rammarico, i fondi ai disabili: “Si poteva fare di più”. Tra i dossier più attesi la nomina dei vertici Inps. Sarà Pasquale Tridico il sostituto di Tito Boeri alla testa dell’istituto previdenziale, affiancato da Francesco Verbaro come subcommissario: “Restituiamo collegialità all’istituto, non ci sarà più un uomo solo al comando”.

Il voto della base pentastellata ha salvato Salvini dall’autorizzazione a procedere mettendo a tacere qualche tensione interna alla maggioranza. È soddisfatto?

Non c’era un clima teso. Entriamo nel merito della situazione: è impensabile che un ministro che attua la politica dell’intero governo possa essere messo a processo. Credo qualsiasi altra analisi sia superflua.

In queste ore è girata un’indiscrezione per cui Lega e Cinque Stelle starebbero valutando un’alleanza alle europee. C’è qualcosa di vero?

Esiste un solo contratto che ci lega ai Cinque Stelle e riguarda il governo nazionale, non ne conosco altri. Per le europee abbiamo già un nostro blocco di alleanze e non ci sono novità.

Un altro impasse che si è sbloccato è quello sul “decretone”. I Cinque Stelle hanno accettato i vostri emendamenti sul reddito di cittadinanza…

Gli emendamenti sono stati presentati tanto per il reddito di cittadinanza quanto per Quota 100. Si tratta di un decreto fondamentale e abbiamo presentato emendamenti che potessero migliorarlo, pensavamo fosse giusto dare l’ultima parola al Parlamento, anche qui nessuna tensione. Tra i vari aggiustamenti, ci siamo assicurati di inserire ulteriori misure sanzionatorie rispetto a certe violazioni…

I cosiddetti furbetti..

Esattamente. Abbiamo inserito limiti sui cambi di residenza, sarà escluso chi ha effettuato il cambio dopo il primo settembre 2018, e lo stesso vale per i divorzi. La cultura del furbetto che si lamenta e poi prova a raggirare le norme deve finire. Ci siamo poi concentrati sull’efficacia dell’introduzione nel mondo del lavoro, prevedendo incentivi per le aziende che assumono. Stiamo studiando con le regioni un piano formativo adeguato per elevare le basi del matching fra domanda e offerta.

Avete risolto la querelle sui fondi per i disabili?

Lo ammetto: questo non è stato un passaggio facile, avremmo voluto fare di più, il risultato non è ottimale. Per questo sia Lega sia Cinque Stelle hanno presentato emendamenti per aumentare i coefficienti per le pensioni di invalidità.

Che dire invece di Quota 100? C’è stato il boom di iscrizioni, ma c’è chi teme l’impatto sui conti pubblici…

Le iscrizioni hanno dimostrato il successo di quota 100: siamo già a 58mila. Le coperture, cioè 22 miliardi di euro, sono da valutare alla luce di quello che questo provvedimento può rendere davvero. A partire dallo sblocco del mercato del lavoro. Il sistema della legge Fornero era repressivo verso persone che hanno dato tanto al mercato del lavoro. Quota 100 dà alle aziende e allo Stato la possibilità di un cambio generazionale con l’inserimento di gente che può contribuire con motivazioni diverse a creare un reddito aziendale più efficiente. Con il taglio del 30% della tariffa Inail abbiamo dato respiro alle aziende facilitando la possibilità per i dipendenti di andare in pensione.

Il ricambio 1 ad 1 fra pensionati e assunti è messo in dubbio da molti economisti…

Anche se il ricambio non si verificasse nel breve periodo ci sarà un forte incremento dell’occupazione. Le aziende che non riuscissero a garantirlo si renderebbero comunque più appetibili sul mercato dell’industria 4.0. L’invito è dunque a non guardare solo al lato della spesa. Gli 80 euro di Renzi alla vigilia delle europee costavano dieci miliardi e in tre anni ne abbiamo spesi 30.

Altro dossier caldo di queste ore: la nomina dei nuovi vertici Inps. Cosa serve per un cambio di passo secondo voi?

Tralasciando giudizi personali e politici su Tito Boeri, la riforma dell’Inps punta a ridare al Cda dell’istituto la giusta collegialità che in questi anni è mancata per la presenza di un uomo solo al comando. Oltre al nuovo commissario ci sará un vicepresidente con deleghe modificando una struttura verticistica del potere che in questi anni ha creato non pochi disagi all’ente più importante in Italia.

Un altro ente importante è l’Istat, che nella sua ultima rilevazione sulla produzione industriale parla di un dicembre nero. Siete preoccupati?

I dati ci invitano a un occhio di riguardo verso l’attività industriale. È pur vero che riflettono una flessione dell’export interno all’Europa intera, la stessa Germania ha avuto un calo importante del Pil. Siamo preoccupati ma siamo convinti che le misure di sostegno al reddito e di prepensionamento che abbiamo messo in campo daranno uno sprint ai consumi e di conseguenza alla produzione industriale.



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