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Huawei, il fondatore lancia la controffensiva: l’America non ci fermerà

Scontro frontale. La vicenda Huawei che da due mesi vede contrapposti Cina e Stati Uniti entra nella fase 2.0 con un’intervista alla Bbc del fondatore del colosso di Shenzen, Ren Zhengfei. “Se le luci si spegneranno sull’Occidente, ci sarà ancora l’Oriente a brillare. E se il Nord si oscurerà, ci sarà ancora il Sud. L’America non rappresenta il mondo, ma solo una sua porzione”. Così ai microfoni dell’emittente britannica il patron dell’azienda hi-tech cinese ha sferrato un attacco diretto agli Stati Uniti di Donald Trump spezzando l’anonimato che ha sempre accompagnato la sua carriera imprenditoriale. Solo un mese fa, incalzato dai cronisti sulle accuse statunitensi contro Huawei per spionaggio industriale e ingerenze cyber e sull’arresto a Vancouver di sua figlia Meng Wanzhou, numero due dell’azienda, Zhengfei aveva scelto un approccio conciliante. Dal quartier generale a Shenzen si era detto fiducioso del corso della giustizia canadese e aveva perfino definito Trump “un grande presidente”, negando fermamente la sua dipendenza dal governo e dal Partito comunista cinese.

Ora che il Dipartimento di Giustizia americano ha formalizzato la richiesta di estradizione di Meng dal Canada con l’accusa di frode bancaria e cospirazione negli affari commerciali con l’Iran, mentre si allarga il cerchio di alleati statunitensi che si è deciso ad escludere Huawei dalle gare per la fornitura e gestione del 5G, il fondatore segna un deciso cambio di passo della strategia mediatica puntando il dito contro Washington. “Non riusciranno a spezzarci – ha ammonito ai microfoni della Bbc – Il mondo non ci può abbandonare perché siamo i più avanzati. Qualora riuscissero a convincere altri Paesi a non utilizzarci temporaneamente, potremmo semplicemente diminuire di un po’ la scala produttiva”. Tanto meglio se le accuse degli Stati Uniti continuano, ha chiosato Zhengfei, “così ci costringono a migliorare i nostri prodotti e servizi”.

Il contrattacco passa al fronte commerciale. Sarà il Regno Unito la nuova frontiera per l’espansione Huawei. Il governo inglese, formalmente parte della coalizione dei Five Eyes (con Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia) che lo scorso dicembre aveva preso la decisione di contenere l’avanzata di Huawei nei rispettivi Paesi, si è ora sfilato dalla strategia statunitense. Come riporta il Financial Times, secondo il National Cyber Security Center, organo dell’agenzia di intelligence Gchq, eventuali rischi posti da Huawei alla sicurezza delle compagnie telefoniche britanniche possono essere “gestiti”.

Una decisione non ancora ufficiale che, in caso fosse confermata, rispecchierebbe una lunga storia di rapporti fra Huawei e le compagnie inglesi, iniziata quattordici anni fa con la scelta della British Telecom di adottare le tecnologie cinesi. “Continueremo a investire nel Regno Unito” è la risposta soddisfatta di Zhengfei alla Bbc. “Abbiamo ancora fiducia in loro e speriamo che sia ricambiata”. Se Washington dovesse perseverare nel sabotaggio del colosso di Shenzen, “allora sposteremo i nostri investimenti dagli Stati Uniti al Regno Unito su una scala ancora più grande”.

In chiusura, Zhengfei rompe il silenzio sull’arresto di sua figlia: “Mi oppongo agli Stati Uniti. Questo tipo di atto motivato da ragioni politiche è inaccettabile. Gli Stati Uniti hanno l’abitudine di ricorrere alle sanzioni ogni qual volta sorga un problema”. Un monito che diventa occasione per un altro guanto di sfida alla Casa Bianca: “Non ci sarà alcun impatto sul business di Huawei a causa della perdità di libertà di Meng Wanzhou, tant’è che stiamo crescendo ancora di più”.


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