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Investimenti, più Europa, transizione energetica. La campagna di primavera della Uiltec

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La stagione sindacale della Uiltec conclude con molteplici iniziative la fase autunnale per avviarsi ad aprire quella primaverile. Sono aperti, o stanno per aprirsi i tavoli per i nuovi rinnovi contrattuali: Energia e Petrolio, Gas e Acqua, Elettricità, Lavanderia, Occhialeria, Tessile. Il sindacato in questione ha partecipato con più di un migliaio di quadri sindacali (1.300 per la precisione, ndr) alla manifestazione per il futuro del lavoro in piazza San Giovanni a Roma, organizzato da Cgil, Cisl e Uil . Circa duecentomila lavoratori hanno riempito la piazza romana.

IL SINDACATO IN PIAZZA SAN GIOVANNI IL 9 FEBBRAIO SCORSO

Paolo Pirani ha avuto modo di spiegare ripetutamente le perplessità riguardanti la manovra economica approvata dal governo: “I provvedimenti relativi a “quota 100” ed al “reddito di cittadinanza”- ha sottolineato- potevano essere perfezionati con un concreto dialogo col sindacato che, purtroppo, non c’è stato. Nella manovra mancano piani di sviluppo realistici, azioni per ridurre le tasse sul lavoro, risorse pubbliche per investimenti certi, concrete scelte di politica industriale. In una fase di recessione conclamata del nostro Paese, con una crescita del Pil, prevista da più parti per l’anno in corso di un misero 0,2%. Siamo seriamente preoccupati”.

UN MANIFESTO PER L’EUROPA CHE VOGLIAMO

Ma un altro atto rilevato per la Uiltec è stato rappresentato dall’approvazione del documento sui dieci punti per uscire dalla recessione, approvato dall’Esecutivo nazionale dell’organizzazione, riunito a Sesto San Giovanni lo scorso 11 febbraio. Si tratta di un vero e proprio manifesto sindacale in vista della prossima consultazione europea di fine maggio. Le prime due proposte riguardano gli obiettivi sociali: “Tolleranza zero nei confronti delle morti sul lavoro, da realizzarsi attraverso un piano d’azione con obiettivi espliciti” e “spostamento del carico contributivo dal lavoro a tempo indeterminato a quello flessibile, per fare in modo che il lavoro stabile costi all’impresa, significativamente e stabilmente, meno di quello flessibile (a parità di diritti) e i lavoratori flessibili accumulino comunque un patrimonio contributivo congruo” che riduca la disparità di diritti, apra prospettive a giovani e svantaggiati, che preveda la necessità di integrazione sociale all’atto del pensionamento, della maternità, della malattia.

Poi, l’indicazione di tre assi di vera e propria politica industriale: “Messa in sicurezza del territorio e del patrimonio abitativo attraverso un piano di azione di lungo periodo, finanziato con investimenti pubblico-privati”; “Digitalizzazione del lavoro affrontando le conseguenti politiche di sostegno salariale, la riduzione dell’orario e politiche di supporto alla trasformazione atte a sostenere la crescita occupazionale anche a fronte di significativi incrementi di produttività”; “Sviluppo della green economy italiana nelle diverse articolazioni di disinquinamento, riconversione energetica e qualità ambientale, economia circolare, gestione dei rifiuti”.

Infine, la richiesta di cinque punti di riforma delle politiche economiche in Europa: “Determinazione di una vera politica industriale continentale e titoli pubblici europei per finanziare gli investimenti infrastrutturali”; “Riconsiderazione, nell’attuale fase di ridotto intervento della Banca Centrale Europea, della missione istituzionale della stessa Bce, così da prevedere oltre a quella della stabilità della moneta anche l’obiettivo della minimizzazione della disoccupazione”; “Fissazione, a seguito della bocciatura da parte del Parlamento Europeo della canonizzazione del Fiscal Compact nella legislazione comunitaria, della regola aurea del bilancio, cioè dello scomputo della spesa per investimenti dal calcolo del deficit strutturale”; “Vincolo all’avanzo commerciale corrente entro il 4% del Pil, con obblighi di rientro e multe che trasferiscano automaticamente le eccedenze dai Paesi in avanzo a quelli in disavanzo”; “Valore target del rapporto Debito/Pil al 90%”.

La Uiltec, di fatto, si posiziona rispetto alle elezioni europee: “Come organizzazione sindacale – ha spiegato Pirani- riteniamo che questo documento possa risultare un utile contributo al dibattito ‘ex ante’ alla scadenza elettorale. È utile che molte funzioni di governo oggi svolte dagli Stati membri vengano in un prossimo futuro determinate in un ambito federale. Questo può rappresentare il giusto contesto dove praticare lo sviluppo sostenibile utile a farci uscire dalla recessione”. Nel testo in questione un riferimento specifico alle politiche specifiche a chi chiede asilo, accoglienza, rifugio.

GESTIRE LA TRASIZIONE

Ma nel settore strettamente industriale, uno sguardo sulla prospettive energetica è dato dal Convegno previsto il primo marzo a Ravenna ed intitolato “Gestire la transizione”. All’assise sindacalisti ed amministratori locali, ma anche economisti, esperti e manager d’impresa. Solo per citare alcuni di quanti interverranno nella sala “Cavalcoli” della Camera di Commercio ravennate: Stefano Da Empoli, presidente dell’Istituto I-Com; Michele Guerriero, direttore editoriale di Start Magazine; l’economista Davide Tabarelli; Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente; Simone Mori, dirigente di Elettricità Futura del gruppo Enel; Giuseppe Ricci, manager dell’Eni; Paola Boromei, vicepresidente della Snam; Fabio Bulgarelli del management di Terna, Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia; Alberto Brambilla del quotidiano Il Foglio. “Un sano realismo – ha ribadito Paolo Pirani – ci dice che ad oggi le rinnovabili non garantiscono continuità e richiedono spazi enormi per la realizzazioni degli impianti, anche se va detto che i grandi player italiani del settore, sono impegnati in un processo di investimenti nel settore delle rinnovabili che ne identifica una valenza strategica e che nel tempo porterà deve portare ad un maggior equilibrio fra rinnovabile e fossile. La sicurezza energetica, dovrà essere quindi assicurata per un periodo di tempo significativo dagli idrocarburi.

Certamente, le componenti più inquinanti devono essere eliminate, le centrali più inquinanti devono essere modificate, e vanno incrementati gli investimenti in tecnologia per fare queste trasformazioni”. È evidente come la Uiltec spinga su proposte utili, in questa fase di transizione, a trovare gli incentivi pubblici e gli investimenti privati; a far in modo che si sviluppi la chimica verde, ad far sì che i rifiuti possano diventare una vera e propria risorsa energetica. “Se si intende – ha reso noto Pirani- far cogliere al nostro Paese le opportunità che il cambiamento tecnologico sta imponendo al settore dell’energia, consentendo un suo reale miglioramento in termini di sostenibilità ambientale, sviluppandone la competitività dell’industria ad esso connessa, si deve recuperare una vera governance del settore e contemporaneamente prendersi la responsabilità di decisioni spesso impopolari che non possono essere ostaggio di interessi locali non collettivi. Serve una grande campagna di informazione diffusa da parte dei soggetti interessati, in una cornice di patto nazionale nell’interesse delle nuove generazioni che necessitano di un ambiente migliore ma anche di sviluppo economico e lavoro”.

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

In Uiltec esiste la ferma convinzione che sia possibile trovare la strada della ripresa attraverso uno sviluppo sostenibile basato in particolar modo sulla crescita effettiva del lavoro e dell’impresa. In quest’ottica ci vogliono vere e proprie politiche di sviluppo garantite dal governo.



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