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La Lega segua la propria libertà di coscienza sul Venezuela. L’appello di Caiata (Gruppo Misto-Sogno Italia)

Ieri in Parlamento è stata approvata la mozione sul Venezuela presentata dal ministro degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi. La risoluzione presentata in Aula sotto intesa del Movimento 5 Stelle e della Lega ha avuto 266 voti a favore, 205 contro e 9 astenuti.  Al Senato invece è stata approvata con 150 voti, 120 contrari e due astenuti.

Nonostante l’ambiguità del testo, secondo il premier Giuseppe Conte, l’Italia non è isolata e ha contribuito al comunicato dell’Unione europea presentato il 26 gennaio: “Molti vogliono anticipare la storia, occorrerebbe prudenza, non sappiamo quale sarà l’evoluzione della crisi venezuelana. Abbiamo le idee chiare e siamo con molti altri Paesi, occorrono nuove elezioni presidenziali che siano credibili e trasparenti”.

La pensa diversamente però un gruppo di parlamentari che crede invece sia necessaria una presa di posizione netta sulla crisi venezuelana, che tocca molto da vicino l’Italia.

In una conversazione con Formiche.net, Salvatore Caiata, vicepresidente gruppo Misto-Sogno Italia alla Camera dei deputati, ha spiegato la critica situazione del Paese sudamericano – che conosce di prima mano –, e anticipa quelle che potrebbero essere le iniziative dell’Italia per la soluzione di un problema diventato globale e sottolinea il peso della pressione internazionale.

Cosa prevede la mozione che lei presenterà in Parlamento?

La risoluzione sul Venezuela sottoscritta da me e da alcuni colleghi del gruppo Misto, in particolare delle minoranze linguistiche – Schulliann e Rossini; di Noi con l’Italia-Usei, Lupi e Sangregorio; del Maie-Sogno Italia, Vitiello, Benedetti, Tasso, e da Sgarbi – impegna il governo a riconoscere Juan Guaidó come legittimo presidente ad interim del Venezuela e a permetterne il suo riconoscimento da parte dell’Unione europea con il compito di restituire al Venezuela la democrazia portando il Paese a libere e democratiche elezioni presidenziali; a programmare un sostegno economico, anche e soprattutto con la collaborazione dell’Unione europea, per tutelare e salvaguardare il popolo venezuelano che è in una condizione di estrema povertà e indigenza; a denunciare espressamente l’azione di Maduro come violazione dei diritti umani nell’impedire l’arrivo di container carichi di aiuti umanitari americani di medicinali e cibo lungo la strada che collega il ponte Tienditas con il Venezuela, bloccata da due grandi container e dal rimorchio di un camion messi di traverso; a tutelare i nostri connazionali che vivono nel Paese sudamericano e che hanno anche un ruolo di rilievo nella vita pubblica in modo che possano vivere in condizioni di vita democratiche; ad adire alla richiesta sollevata da Guaidó e a incontrarlo ai fini di poter sopperire alla mancanza di una chiara e unanime posizione dell’esecutivo in merito alla delicata questione.

Qual è la situazione che vive il Venezuela in questo momento, secondo le informazioni che lei ha, e qual è la situazione degli italiani residente lì?

Il Venezuela è precipitato in una crisi economica, sociale e umanitaria che è la conseguenza delle politiche degli ultimi decenni che hanno visto il Paese sudamericano passare da una condizione di capitalismo selvaggio e predatorio all’autoritarismo chavista para-comunista. Le condizioni di vita sono drammatiche: l’energia elettrica è razionata, c’è al massimo per due ore al giorno, la malavita spadroneggia, Caracas è la città con più omicidi al mondo. Non c’è democrazia né libertà di espressione. Non dimentichiamo poi che in Venezuela vivono e lavorano 150mila italiani di passaporto e 1,5 milioni di italo-venezuelani discendenti di nostri emigrati; molte imprese venezuelane costruite da emigrati di origine italiana sono state in questi anni nazionalizzate forzatamente dal regime chavista, fatto che ha portato alla perdita dei frutti di anni di lavoro e sacrifici. Non a caso la comunità italo venezuelana si è rivolta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un appello pubblico affinché anche il nostro Paese aderisca alle decisioni dell’Unione europea per contribuire al riconoscimento costituzionale di Juan Guaidó come presidente ad interim nominato dall’Assemblea Nazionale, “l’unico organo legalmente costituito in Venezuela” a norma di Costituzione.

La crisi venezuelana è diventata globale. Cosa pensa della posizione del governo italiano sul Venezuela, che resta lontano dai suoi Paesi alleati e più allineato alla Russia, Cina e Turchia?

Non credo che la posizione del governo italiano sia dettata da un allineamento alla Russia, alla Cina e alla Turchia. Credo piuttosto che a vincolare le mosse dell’esecutivo sia la posizione del Movimento 5 Stelle che richiamandosi al principio della non ingerenza fa come Ponzio Pilato e se ne lava le mani.

La crisi venezuelana non è inclusa nell’accordo di governo, lei pensa la Lega potrebbe agire secondo la propria coscienza, allontanandosi dalla posizione del Movimento 5 Stelle?

Sarebbe auspicabile che la Lega seguisse la propria libertà di coscienza e i propri valori e si allontanasse dalla posizione del Movimento 5 Stelle che volta le spalle a un Paese e a una popolazione che hanno bisogno di aiuto e alle cui richieste noi non dobbiamo assolutamente sottrarci.

Perché il partito M5S è così vicina al regime di Nicolás Maduro? Affinità ideologica o vera voglia di restare neutrali?

Credo sia un atteggiamento di falso perbenismo di chi vuole tutelare la dittatura comunista in  un’altra nazione, abitando in un Paese democratico, così è troppo facile. Dovrebbero vivere sei mesi in Venezuela con Maduro e poi potrebbero venire a sostenere la causa del dittatore. Ricordo che quando i Cinque Stelle fecero il famoso viaggio in Venezuela e incontrarono la locale comunità, questi ultimi raccontarono loro delle drammatiche condizioni di vita a Caracas.

Alcuni esponenti del M5S dicono che gli aiuti umanitari sono un’arma a doppio taglio, cosa può dire a riguardo? E quale sarebbe l’appello da lei lanciato al M5S? 

È vergognoso sostenere che gli aiuti umanitari siano un’arma a doppio taglio, questa non è solo una crisi sociopolitica è una crisi umanitaria comparabile a una calamità naturale e non possiamo non tendere la mano a chi ne ha bisogno. Troppo facile pontificare vivendo nella comodità. Ricordo che in Venezuela 5mila persone ogni giorno attraversano a piedi grandi distanze per andare a cercare rifugio in altre nazioni, persone che non hanno medicinali né viveri, né beni di prima necessità. E noi pontifichiamo sulla validità o meno degli aiuti umanitari, questo fa vergogna a un Paese civile come l’Italia.

Cosa pensa del ruolo del Vaticano in questa vicenda… Fino ad ora è stato molto in disparte. Pensa che può essere un vero mediatore? O prima di tutto è necessario il richiamo a nuove elezioni in Venezuela? 

Il passo fondamentale per il ripristino della democrazia è il richiamo a nuove e libere elezioni. Purtroppo Maduro credo non sia sensibile né ai richiami del Papa né del Vaticano. Per questo è fondamentale che la comunità internazionale lo metta nella condizione di dover abdicare.



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