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Vi spiego la politica emiratina dietro la visita di papa Francesco. Parla Bianco

“S’è fatta la storia”, ha scritto The National, il principale quotidiano degli Emirati Arabi Uniti, commentando la visita di papa Francesco nel Paese del Golfo – un momento in cui si costruirà “la tolleranza religiosa”, secondo l’editoriale che ha accompagnato l’arrivo di Bergoglio.

“La visita del pontefice è molto importante da due punti di vista”, ci spiega Cinzia Bianco, tra i massimi esperti italiani sul Golfo. “Innanzitutto consolida una dimensione della politica domestica degli Uae, quella legata alla tolleranza. Il 2019 è stato nominato l’anno della Tolleranza negli Emirati”. Certo, continua Bianco, analista della Gulf State Analytics (che si occupa di fare consulenza strategica per grandi aziende che vogliono muoversi nel Golfo) e Phd Candidate all’Università di Exeter, “c’è da capire cosa significhi effettivamente tolleranza per Abu Dhabi: e possiamo dire che viene intesa sicuramente, da una lettura più politica, come la ricostruzione di un rapporto tra le minoranze di vario tipo all’interno degli Emirati e l’autorità centrale. Ed è un modo per rafforzare il ruolo stesso dell’autorità centrale, che non va più a parlare solo con la maggioranza sunnita del Paese, ma si rivolge a tutte le comunità, a cominciare da quella cristiana”. Si tratta, spiega l’analista, di un passo utile per rafforzare la legittimità e il ruolo del potere interno.

“E il ragionamento funziona anche dal punto di vista regionale, dove gli Emirati vogliono imporsi come un modello, mettendosi in netta contrapposizione con le realtà islamiste. Ossia cercano di rimarcare la differenza tra il loro modello di governo, più aperto e visionario, e quello che loro vedono come più integralista, che tra le altre cose esclude il dialogo con le altre comunità”.

Però allo stesso tempo gli emiratini tagliano fuori ogni forma di visione islamista, quindi quell’apertura ha comunque una parte di chiusura? “Sì, è una contraddizione se vogliamo, ma si tratta di un argomento più profondo, mentre sulla superficie gli Emirati possono utilizzare la visita di Francesco per proiettare la loro disponibilità all’apertura in contrapposizione alle chiusure degli altri”.

C’è anche una ricerca di legittimazione per un ruolo più ampio, magari nei confronti delle minoranze di altri Paesi? “Certamente, questo è un altro aspetto importante e collegato: il ruolo che gli Emirati si costruiscono nei confronti delle altre minoranze della regione arabo-islamica, come i copti in Egitto (perseguitati dalle derive radicali-islamiste) o i cristiani in Siria (che avranno un ruolo centrale nel futuro del Paese), o quelli in Libano (dove hanno appoggiato un candidato sciita alla presidenza vicino a Hezbollah, creando un asse scomodo per i paesi del Golfo)”.

Per Bianco, gli Emirati Arabi vogliono avviare il dialogo con il Papa anche per potersi aprire alla possibilità di avere un maggiore contatto con le minoranze cristiane, che permetterebbe ad Abu Dhabi di giocare un ruolo ancora più centrale sulle dinamiche politiche regionali.

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