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Perché Mosca contraddice Berlino sul Nord Stream 2

israele, VLADIMIR PUTIN

Mosca contraddice Berlino sul gasdotto Nord Stream II, il nuovo vettore del gas che dovrebbe essere ultimato nel 2020. Il nodo si stringe attorno al ruolo dell’Ucraina, nota dolente per il Cremlino, che secondo le parole della Cancelliera Angela Merkel dovrebbe continuare ad essere Paese di transito per il gas russo. Contingenza che Mosca rifiuta e lo ha detto apertamente per bocca del suo ministro dell’energia.

Potrà questo inciampo essere un ostacolo ai lavori del Nord Stream 2? E come condizionerà i rapporti tra Mosca e Berlino in un momento in cui il dossier energetico guida oggettivamente partnership e mosse sulla scacchiera euromediterranea?

QUI MOSCA

Il ragionamento di Novak riguarda, al momento, costi e benefici. In riferimento alle rotte esistenti attualmente utilizzate per il transito del gas russo, “la direzione ucraina è la più costosa”, ha detto. Specificando che in Ucraina la tariffa applicata è da 2 a 2,5 volte superiore rispetto ad altre rotte. Le altre rotte sono il gasdotto Nord Stream 1 del Mar Baltico e la cosiddetta metropolitana di Yamal Europa, che attraversa la Polonia e la Bielorussia. A supporto della sua tesi, il ministro russo aggiunge che il sistema di transito ucraino è obsoleto e quindi è causa di sostanziose perdite di gas durante tutto il trasporto, anche se i dati che la compagnia ucraina del gas Naftogaz ha presentato alla Commissione europea rivelerebbero perdite più basse rispetto all’assunto di Novak.

Ma nonostante l’azione di cuscinetto intrapresa dalle diplomazie di Bruxelles, Mosca è intenzionata a tenere il punto, certa che comunque non è intenzionata a includere Kiev. E non solo sul versante Nord Stream 2, ma anche in riferimento al Turkish Stream. L’obiettivo strategico è dare vita ad una serie di rotte completamente alternative all’Ucraina.

QUI BERLINO

Il governo tedesco fino ad oggi ha sempre sempre supportato la strategia legata alla costruzione del Nord Stream 2, sostenendo che l’Ucraina avrebbe continuato ad essere il Paese di transito per il gas russo. Il progetto dovrebbe essere pronto entro il 2020, per cui i prossimi mesi saranno cruciali per capire quali potranno essere le evoluzioni, politiche e diplomatiche.

Ma è un fatto che negli incontri propedeutici alla realizzazione del gasdotto il presidente russo Vladimir Putin abbia sempre rassicurato la cancelliera che Gazprom avrebbe continuato a utilizzare l’attuale location, ovvero l’Ucraina, fatta eccezione per mutate considerazioni economiche. Al momento Kiev riceve due miliardi di dollari di tasse di transito per il transito del gas naturale russo verso l’Europa occidentale.

La questione però non ha avuto una linearità politica: non va dimenticato che l’ambasciatore statunitense a Berlino giorni fa aveva scritto una missiva ad una serie di soggetti privati tedeschi facendo presente il “significativo rischio di sanzioni” post costruzione del gasdotto. Ragion per cui Bloomberg si è spinta ad osservare che Berlino è seriamente preoccupata dalle mosse future della Casa Bianca.

SCENARI

Non è affatto un mistero che il nuovo gasdotto non sarà solo un semplice affare tra due o più Paesi ma rappresenterà una oggettiva clava geopolitica a cavallo tra due quadranti significativi, nonostante la cancelliera Merkel lo abbia sempre epitetato come un progetto puramente privato. Se da un lato i Paesi dell’Europa dell’Est lo vedono come un progetto politico della Russia, dall’altro non vanno sottaciuti due elementi di primaria importanza come la dipendenza dell’Europa occidentale e la sicurezza futura dell’approvvigionamento, con i casi di Polonia e Ucraina a corredo.

Tra l’altro l’idea del gasdotto non è nuova, ma risale ad un report del 1999 in cui già allora Vladimir Putin osservava che le risorse minerali rappresentavano le leve per riportare la Russia sulla scena mondiale. E i tifosi tedeschi dell’opera sostengono che in questo modo sarà possibile proteggere la Germania da uno scenario come quello del 2006 con l’interruzione delle forniture dall’Ucraina, e quindi ricevere gas direttamente dalla Russia. Gli stessi fanno notare come la volontà di Berlino di abbandonare definitivamente il carbone, pone un immediato problema sull’approvvigionamento, anche perché nel frattempo i volumi di produzione in Norvegia e nei Paesi Bassi sono in netto calo. Per questa ragione considerano la soluzione russa politicamente controversa, ma al contempo economicamente vantaggiosa.

Invece gli oppositori ritengono che la Germania, membro Nato, non dovrebbe essere sorda alle sensibilità americane anche sul dossier energetico.

twitter@FDepalo


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