L’ambasciatore ucraino presso l’Unione Europea, Kostiantyn Yeliseyev, ha detto ai giornalisti che i ministri degli Esteri Ue riuniti oggi a Bruxelles hanno avallato l’attivazione di nuove misure sanzionatorie contro la Russia, accusata di aver aggredito tre imbarcazioni ucraine nella zona dello Stretto di Kerč il 25 novembre, quando alcune unità degli incursori della marina russa presero in ostaggio 24 marinai ucraini accusandoli di violazioni all’interno del bacino del Mar d’Azov (la cui giurisdizione è condivisa tra Mosca e Kiev).
Il Cremlino ha sempre respinto tutte le richieste europee per rilasciare i soldati, attualmente detenuti nelle prigioni di Lefortovo (vicino Mosca), mentre l’Ucraina considera l’azione un atto di guerra dato che per la prima volta dal 2014 (l’anno dell’annessione russa della Crimea e dello scoppio del conflitto separatista nel Donbass) i militari russi hanno agito con le insegne scoperte, aprendo il fuoco contro soldati ucraini – tre restarono feriti, curati nell’ospedali militare russo Matrosskaya Tishina, dal 28 gennaio sono anche loro a Lefortovo.
Secondo alcune fonti informate sul dossier, i ministri europei avrebbero trovato un accordo tecnico unanime sull’introduzione di un “pacchetto Azov” con cui aggiungere otto militari russi direttamente coinvolti con i fatti di Kerč alla lunga lista di persone ed entità soggette ai divieti di viaggio e ai congelamenti delle attività nell’Ue per il loro ruolo nelle turbolenze con l’Ucraina. Le misure sono state confermate pubblicamente anche dal ministro danese Anders Samuelsen, e seguono quello che l’Alta rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, e il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, avevano concordato la scorsa settimana – gli Stati Uniti potrebbero prendere una decisione simmetrica.
Così Ue e Usa avrebbero attivi tre pacchetti di sanzioni comuni contro la Russia, uno riguarda l’annessione della Crimea, un altro la guerra nel Donbass, e ora questo sul lato marittimo dell’aggressione russa contro l’Ucraina, ossia il Mar d’Azov (gli americani hanno anche imposto misure sanzionatorie per le interferenze alle elezioni presidenziali del 2016). Questi ultimi, per come sono stati proposti fin qui, sono piuttosto limitate: gli otto militari russi potrebbero non aver mai viaggiato in Europa finora, e dunque il blocco dei visti o il congelamento degli asset personali è un qualcosa di simbolico, più che altro.
“In questi cinque anni – ha detto Mogherini – l’Ue ha mantenuto l’unità sulle sanzioni, che sono sempre state rinnovate, dato che gli accordi di Minsk non sono stati applicati e non abbiamo visto sviluppi positivi. Sì, ci potranno essere decisioni all’unanimità su nuove sanzioni nelle prossime due settimane, in relazione agli ultimi sviluppi sul terreno, come ci sono state anche l’anno scorso in seguito agli sviluppi sul terreno”. L’italiana che guida la diplomazia dell’Unione ha fatto capire che il valore di queste nuove misure è quello di servire da richiamo a Mosca, aggiungendo che l’obiettivo delle sanzioni è arrivare al giorno in cui “possono essere revocate”, ma ha spiegato anche che “finché le cose continueranno così, presumo che gli stati membri resteranno uniti nel loro sostegno alle sanzioni, a quelle già esistenti e forse anche a nuove”.
Ieri, intanto, c’è stato un altro punto di contatto lungo il solco di cooperazione tra Bruxelles e Kiev. Il presidente ucraino Petro Poroshenko, dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ha chiesto unità internazionale contro la Russia e ha detto che il suo paese è pronto a prendere in considerazione tutte le iniziative relative alla sicurezza in Europa. Quella di Poroshenko è stata una risposta all’idea lanciata sempre dalla capitale della Baviera dal candidato alla presidenza della Commissione europea del Ppe, l’eurodeputato tedesco Manfred Weber (con cui Poroshenko aveva avuto un colloquio sabato, lo stesso giorno in cui aveva visto il vicepresidente americano, Mike Pence).
Secondo Weber l’Unione europea potrebbe acquisire una nuova unità anche costruendo un sistema di difesa missilistica con la partecipazione anche dell’Ucraina, attraverso il quale sopperire al disequilibrio che il ritiro americano dall’Inf comporterà – Washington è uscita dall’accordo sui missili nucleari a medio raggio siglato decenni fa con la Russia formalmente perché ha accusato Mosca di continue violazioni.