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La consultazione online su Salvini può ledere le prerogative parlamentari

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Il Movimento 5 Stelle ha deciso di organizzare una consultazione online sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini sulla vicenda della nave Diciotti (in relazione al trattenimento sull’imbarcazione di un gruppo di migranti, per alcuni giorni, in attesa delle decisioni sul loro riparto tra i Paesi europei).

La dirigenza dei 5 Stelle, nonostante qualche voce dissidente, propende per un voto contrario alla richiesta di autorizzazione a procedere, per una serie di motivi: i fatti contestati a Salvini sono conseguiti a decisioni dell’intero governo; un processo a Salvini metterebbe in crisi l’esecutivo; votare a favore delle autorizzazioni a procedere vorrebbe dire precostituire le condizioni per analogo voto al momento in cui il tribunale dei ministri dovesse chiedere autorizzazione a procedere contro Conte, Di Maio e Toninelli per gli stessi fatti, a fronte delle loro dichiarazioni di corresponsabilità di governo; un voto contro Salvini potrebbe porre il leghista nella posizione di vittima, con effetti a suo favore sul piano elettorale.

In tale quadro, è possibile che la dirigenza 5 Stelle intenda svolgere la consultazione per pilotare in qualche modo la base del Movimento, per avere copertura politica, superare le divisioni interne e fronteggiare l’attuale debolezza della dirigenza. Ma è anche possibile che la consultazione venga utilizzata per determinare la posizione del Movimento sul delicato tema. In ogni caso, il voto degli utenti della piattaforma 5 Stelle non risulta idoneo ad esprimere un valido giudizio sulla questione.

La giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, sulla base delle norme costituzionali, è chiamata a valutare se i fatti contestati a Salvini siano stati posti in essere per un rilevante interesse di governo. La natura di tale valutazione è quella di un accertamento, cioè di una verifica degli elementi fattuali e giuridici delle azioni contestate a Salvini. Un accertamento che ha come oggetto la relazione tra le azioni del ministro e la funzione di governo, al fine di rilevare se tali azioni siano state realizzate per scopi istituzionali o, al contrario, per fini personali o comunque estranei alle funzioni ministeriali.

Appare evidente che tale accertamento ha natura fattuale e giuridica, con delicati profili istituzionali, inerenti i limiti della funzione di governo; e che, rispetto a tale accertamento, devono rimanere estranee considerazioni politiche di qualsiasi natura. In sostanza, il giudizio sulla richiesta di autorizzazione a procedere, non può essere rimesso a una giuria popolare, perché questa non ha gli strumenti tecnici per poter giudicare ed è portata, in tutto o in parte, ad esprimere una valutazione “politica” su Salvini o sulla linea della Lega o del governo in materia migratoria.

Inoltre, nel caso in cui la valutazione popolare dovesse essere considerata vincolante per il voto dei senatori 5 Stelle, si abdicherebbe alle funzioni dei senatori e si recepirebbe nell’istituzione parlamentare un giudizio popolare intrinsecamente incongruo. Non sarebbe democrazia diretta ma distorsione delle funzioni costituzionali. Sono comprensibili le motivazioni della consultazione online, ma i rischi per le istituzioni meritano maggiore attenzione.

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