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Che cosa dice l’analisi costi-benefici che boccia la Tav

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Bocciata. La tanto attesa analisi sui costi e benefici della Torino-Lione, approdata ieri sera a Palazzo Chigi (qui il testo completo), porta un verdetto impietoso anche se atteso: nelle quasi 80 pagine di relazione, secondo la commissione di esperti guidata dall’esperto Marco Ponti la Tav sarebbe un enorme spreco di soldi pubblici con una sproporzione di costi di almeno 5,7 miliardi rispetto ai benefici e con l’ipotesi che il divario arrivi fino a 8 miliardi. Il dossier commissionato dal ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, e rimasto secretato per oltre quaranta giorni, stima invece i benefici in più di 800 milioni, cifra ben lontana dai 20 miliardi stimati da Telt, la società Italo francese che segue i cantieri. Insomma, 7 miliardi di perdite contro 800 milioni di benefici. Numeri finiti quasi certamente al centro del confronto tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi (Luigi Di Maio ha disertato all’ultimo).

Ponti e colleghi, si legge nel rapporto, utilizzano due scenari: nel primo scenario si assume che il traffico merci ferroviario fra Torino e Lione (oggi fermo ai livelli del 2004 e inferiore a 20 anni fa) si moltiplicherebbe di 25 volte, passando dai 2,7 milioni di tonnellate annue del 2017 ai 51,8 del 2059 mentre i passeggeri diurni sui percorsi internazionali passerebbero invece da 0,7 a 4,6 milioni e quelli regionali raddoppierebbero dagli 4,1 a 8 milioni all’anno. Questo miracolo avverrebbe grazie allo “spostamento modale” dalla strada (e dall’aereo per i passeggeri) alla ferrovia che sarebbe innescato dall’opera.

Tutto questo si basa su tre assunti considerati ”inverosimili” da Ponti: un tasso di crescita dei flussi del 2,5% annuo, che la nuova linea ferroviaria acquisisca un flusso pari al 18% di quanto oggi transita via Svizzera (Sempione e Gottardo), al 30% dei flussi stradali che transitano al confine di Ventimiglia – distante 200 chilometri – al 55% di quelli del traforo del Fréjus e al 40% di quelli del Monte Bianco. Nonostante i numeri stellari, l’analisi di redditività dei tecnici risulta assai negativa. Con riferimento ai costi ”a finire”, cioè escludendo gli 1,4 miliardi già spesi in studi, scavi geognostici e progetti, “il valore attuale netto economico dell’investimento (Vane) risulta negativo per 7.805 milioni di euro (7 miliardi, ndr)”. Nel secondo scenario, invece, le stime, che risultano più ottimistiche, sono riviste con scenari “più realistici”. Ma comunque negativi. Anche partendo dal presupposto che servano 1,5 miliardi per il ripristino dei luoghi dei cantieri e per la modernizzazione della vecchia linea del Frejus, il risultato resta negativo per 5,7 miliardi.

L’analisi ha calcolato anche il costo di un eventuale stop all’opera. Fermare i lavori della Tav determinerebbe un costo massimo di 1,3 miliardi. Gli esperti spiegano però che su tale calcolo influiscono molti fattori tra cui l’esistenza di più soggetti sovrani, ovvero i Paesi membri coinvolti, in primis la Francia: si possono quindi soltanto fare delle ipotesi perchè tutti gli importi potrebbero essere addebitati “solo all’esito di un procedimento complesso il cui risultato è del tutto imprevedibile”. Per esempio, nell’eventualità, considerata nello scenario peggiore, della rivalsa relativa alla parte di costi sostenuti dalla Francia per la parte delle indagini, la somma ammonta a circa 400 milioni euro (anche se è lecito ipotizzare che la pretesa risarcitoria legittima difficilmente raggiungerebbe l’intero ammontare). I fondi già versati dall’Unione europea che potrebbero essere richiesti in restituzione ammontano a 535 milioni mentre le somme non ancora ricevute in base al Grant Agreement, pari a 297 milioni circa, costituiscono la quota spettante alla Francia non ancora erogata. Mettendo nel conto le penali previste dai contratti italo-francesi, in caso di scioglimento del progetto della Tav il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi.

Infine c’è un discorso ambientale. Vero che con la Tav le emissioni di C02 si ridurrebbero, ma obiettivi “ambiziosi” si otterrebbero “solo grazie all’innovazione tecnologica dei veicoli”. In sintesi, se venisse realizzata la Tav, in media, in un giorno, “la durata dei viaggi dei veicoli tra Milano e Parigi si riduca di 2 minuti e 20 secondi; quelli tra Milano e Lione si accorcerebbero di 1 minuto e 20 secondi e il tempo di attraversamento della tangenziale di Torino diminuirebbe di circa 5 secondi”. Benefici che a livello nazionale e ancor più europeo, di entità quasi trascurabile”. Il ministro Toninelli ha detto che adesso sta al governo decidere. Corretto, ma mezzo esecutivo non vuole la Tav. E allora?

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