Skip to main content

Nel testo dell’accordo con la Cina spunta la parola “telecomunicazioni”. Di Maio mente?

Il vicepremier Di Maio aveva pure scomodato uno dei suoi due ministeri, quello dello Sviluppo Economico, per provare a fare chiarezza sugli accordi con Pechino. Un comunicato ufficiale del Mise per dire che il 5G nel Memorandum d’intesa con la Cina non c’è. E invece non sarebbe proprio così.

Al punto 2 della bozza di accordo tra Italia e Cina (foto) – che Formiche.net è riuscito a visionare – c’è scritto: “Le Parti collaboreranno nello sviluppo della connettività infrastrutturale, compresi aspetti quali le modalità di finanziamento, l’interoperabilità e la logistica, in settori di reciproco interesse (quali strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – incluse le energie rinnovabili e il gas naturale – e telecomunicazioni)”. Il 5G è per l’appunto la nuova frontiera mondiale proprio nel settore delle telecomunicazioni su cui spinge forte Pechino.

Ora sorge un dubbio: Luigi Di Maio e il Mise non hanno ben letto il Memorandum oppure ritengono che il settore delle telecomunicazioni possa ritenersi estraneo alla rete 5G? O, peggio ancora, è stata diffusa una falsità da parte del ministero? Sembrava – quella del Ministero per lo Sviluppo Economico – persino una replica alle preoccupazioni di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti che a margine del Consiglio federale della Lega avevano espresso la propria contrarietà per il 5G in mani cinesi.

Non solo, ma nell’intesa che andrebbero a siglare Italia e Cina c’è pure di peggio: non solo si parla di “Telecomunicazioni”, ma persino di “interoperabilità”, un protocollo che proprio nel sistema delle telecomunicazioni prevede una serie di operazioni automatiche e forti sinergie anche tra banche dati diverse.

Forse è il caso che Di Maio, ma anche il presidente Giuseppe Conte facciano maggior chiarezza. Magari rendendo pubblici gli accordi che intende stringere l’esecutivo con il governo cinese invece di inviare, come avvenuto ieri, comunicati smentibili oppure delle note attribuite a fonti di Palazzo Chigi per tranquillizzare gli alleati Americani. Il Paese avrebbe bisogno di chiarezza e, a questo punto, anche gli investitori internazionali.



×

Iscriviti alla newsletter