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Le priorità di Berlino in Afghanistan, guardando agli Usa. E l’Italia?

Afghanistan

L’Afghanistan resta una priorità per la Germania? Mentre dieci soldati sono morti in seguito ad un attacco dei talebani contro un posto di blocco dell’esercito nella provincia occidentale di Farah, da Berlino arrivano voci secondo cui ci sarebbe l’intenzione di aumentare il contingente tedesco nel Paese. Nel caso in cui il ritiro delle truppe Usa si concretizzasse, infatti, l’intenzione della Germania sarebbe quella di aumentare il proprio contingente impegnato nella missione Nato “Resolute Support”. Un contributo destinato, quindi, all’assistenza e all’addestramento delle Forze armate afghane.

La decisione, riportata dal quotidiano Der Tagesspiegel, sarebbe contenuta in un documento riservato del ministero della Difesa tedesco, cosa che però è stata smentita dallo stesso dicastero. L’obiettivo sarebbe quello di “sostituire le capacità critiche fornite dai partner internazionali” di Resolute Support nel caso in un loro ritiro dalla missione. A questo proposito sarebbero già pronti in Germania e in attesa di partire i reparti di fanteria, del reggimento dell’aeronautica per la difesa delle basi aeree e della sanità. Non è ancora chiaro, comunque, sempre secondo quello che scrive il quotidiano tedesco, quanto personale della Bundeswehr potrebbe aggiungersi ai 1.165 militari tedeschi già presenti in Afghanistan, dove compongono il secondo contingente di “Resolute Support” dopo i 14mila uomini e donne delle Forze armate statunitensi. A ogni modo in base alla legge che autorizza la partecipazione della Bundeswehr a Resolute Support, la Germania può dispiegare in Afghanistan fino a un massimo di 1.300 militari.

D’altra parte, però, sempre il quotidiano artefice dello “scoop”, ha evidenziato come la Germania “manca di volontà politica” per aumentare la propria presenza militare in Afghanistan e che “ la Bundeswehr non è in grado di compensare le capacità degli Stati Uniti, né sotto il profilo quantitativo né sotto quello qualitativo”.

Una posizione comunque espressa più di una volta anche dal ministro stesso della Difesa, Ursual von der Leyen, che ha sottolineato come, in caso di ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, anche la Bundeswehr lascerà il Paese. “Per noi, vale questo: la Bundeswehr non opera mai da sola all’estero, ma soltanto in alleanza e coalizioni”, ha affermato von der Leyen. E ancora “(La Germania ndr) entra insieme ed esce insieme” agli Stati Uniti.

Di idee diverse è il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas che nel corso della sua visita istituzionale in Afghanistan nei giorni scorsi ha visitato anche la base della Bundeswehr a Mazar-i Sharif, dichiarando che “lasciare il Paese al momento attuale significherebbe che tutti i risultati raggiunti crollerebbero molto rapidamente”.

Anche in Italia l’annuncio del ritiro Usa aveva sollevato più di qualche domanda sul da farsi. Sergio Mattarella insieme al comunicato finale del Consiglio Supremo di Difesa aveva dichiarato che “in Afghanistan è necessario seguire attentamente l’evolversi della situazione, con particolare riguardo agli sviluppi strategici e ai tentativi di dialogo tra i soggetti interessati”. E anche il sottosegretario Raffaele Volpi si era espresso a riguardo, specificando che “nella complessiva programmazione, da tempo determinata e condivisa con gli alleati, per il nostro contingente è già prevista una riduzione di duecento unità”. D’altra parte, aveva aggiunto il sottosegretario, “il nostro Stato maggiore della Difesa e le nostre Forze armate, con la loro alta professionalità, periodicamente analizzano gli scenari e le relative opzioni strategiche rendendole contemporanee al mutamento degli scenari stessi e disponibili continuativamente”.

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