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Il viaggio del nuovo ministro degli esteri algerino a Mosca per incontrare Lavrov

algeria

È con una certa discrezione che, dalle proteste che hanno preso avvio il 22 febbraio scorso a furor di popolo, la Russia si prepara a ricevere domani, martedì 19, il nuovo vice premier e ministro degli affari esteri d’Algeria, Ramtane Lamamra. Diversi siti algerini aggiungono che la visita sarà seguita da altre tappe, in Italia (forse in occasione dei colloqui previsti nei prossimi due giorni sul Venezuela), in Germania e in Cina, sebbene non ufficialmente confermate dalle diplomazie interessate. Mentre con la Francia, avrebbe già avuto luogo una lunga conversazione telefonica tra Lamamra e il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Lo scopo di Lamamra è quello di sondare le principali cancellerie straniere e rafforzare, con il consenso internazionale, il governo di transizione.

Di certo, sappiamo, invece che Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Affari esteri russo, ha dichiarato che domani a Mosca avranno luogo dei “pourparlers”, un incontro informativo tra Sergej Lavrov e il capo della diplomazia algerina, destinato ad un passaggio di informazioni “di prima mano” sulle questioni del Paese. Un incontro che si svolge a stretto giro rispetto al precedente confronto, quello risalente al 25 gennaio scorso, quando Lavrov aveva incontrato il suo omologo al Algeri (allora era Abdelakader Messahel), nel quadro di una più ampia visita nel Maghreb, con tappe anche in Tunisia e Marocco.

In mezzo ci sono i fiumi di proteste che hanno portato in piazza migliaia di persone, la rinuncia di Bouteflika a correre per un quinto mandato e il provvisorio cambio di caselle ai vertici di governo, in attesa della tornata elettorale tra le più difficili per l’Algeria dagli anni dell’indipendenza.

Risale all’aprile del 2001 la Dichiarazione comune sulla collaborazione strategica tra l’Algeria e la Russia. Ma le relazioni tra i due Paesi sono più longeve e risalgano alla fine degli anni Cinquanta, all’indipendenza algerina, che trovò un importante sostegno nell’Urss, anche presso le Nazioni Unite. Nei decenni successivi, la cooperazione, che oggi spazia dal dominio “politico, economico a quello militare”, non ha fatto che crescere, come aveva dichiarato Lavrov il 25 gennaio scorso all’agenzia ufficiale APS, ricordando che gli scambi commerciali tra i due paesi sono previsti in aumento e “hanno già superato i 4,5 miliardi di dollari”.

In effetti, oltre agli idrocarburi e ai prodotti cerealicoli, importanti accordi commerciali legano i due Paesi anche nel settore degli armamenti: oggi l’Algeria è il terzo cliente della Russia, dopo Cina e India, nella vendita di armi, riferisce Alexandre Kateb, maître de conférences à Sciences Po Paris, e coordinatore di Competance Finance.

In queste delicatissime settimane, dunque, la diplomazia algerina di muove a passi felpati. Il giornale online Observalgerie.com ricorda che fino ad ora le reazioni della comunità internazionale sono state tiepide e prudenti, certamente proporzionate all’alta posta in gioco. E in questo complesso quadro sarà interessante approfondire anche la posizione degli Usa.

Non più tardi di martedì 12 marzo, Robert Palladino, portavoce del Dipartimento di Stato americano, aveva dichiarato di sorvegliare “da vicino” la situazione algerina, mentre più o meno nelle stesse ore l’ambasciatore d’Algeria a Washington, Abdelmadjid Bouguerra, aveva manifestato “l’interesse dell’Algeria ad allargare il suo programma di acquisizioni di armamenti e di migliorare le sue relazioni con gli Usa, che progrediscono in modo lento ma regolare”. Una dichiarazione che allude chiaramente alle sanzioni disposte da Trump per chi acquista armi dalla Russia e che lasciano immaginare ipotesi di un possibile riequilibrio internazionale di fronte agli incerti e magmatici futuri scenari.

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