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In Basilicata vince lo status quo. Parla Pregliasco (YouTrend)

Stallo messicano. Le elezioni regionali in Basilicata incoronano un solo vincitore: il centrodestra. Ma non danno a nessuno dei partiti in campo l’alibi per cercare una rottura dello status quo. Troppi i rischi, e le incognite. Meglio aspettare, almeno fino alle europee. Di quella cruciale tornata elettorale di maggio le regionali già ci dicono qualcosa. Cosa? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di Quorum e direttore di YouTrend, in libreria insieme a Giovanni Diamanti con “Fenomeno Salvini” (Castelvecchi).

Partiamo dai vincitori…

Il centrodestra è il vincitore indiscusso. È un centrodestra a trazione leghista, e questa è una novità per il Sud, o meglio una conferma del precedente in Abruzzo. Il 18% della Lega è un risultato che supera le attese, credo abbia superato il trend nazionale di opinione.

Senza Berlusconi e Meloni Salvini avrebbe ceduto il passo al centrosinistra alle ultime regionali…

È vero, il centrodestra oggi vince come forza plurale. La Lega, pur avendo una forza elettorale notevole, deve fare i conti con una criticità: non è autosufficiente, forse neanche in caso di elezioni politiche anticipate. Salvini ha bisogno della sponda nel centrodestra e al contempo non vuole tornare con Berlusconi perché teme che se facesse un passo indietro dal governo una parte del consenso si perderebbe.

Qual è la velocità di crociera del Carroccio sufficiente a garantire l’autonomia dall’alleanza di governo?

Non esiste una soglia di sicurezza. Mandare a casa il governo con il voto anticipato per certificare una supremazia è sempre un’operazione pericolosa. Lo ha provato sulla sua pelle Theresa May due anni fa, quando ha fatto ricorso alle elezioni anticipate per rafforzare i numeri e li ha visti indeboliti.

I Cinque Stelle, ancora una volta, danno contro alla stampa ed esultano per il risultato. Cosa ci dice questo 20%?

Al di là dello spin un po’ goffo, il dato dei Cinque Stelle rimane in chiaroscuro. Se confrontato con le politiche dimostra un crollo dal 40% al 20%.

Si può davvero fare il confronto fra le regionali e le elezioni del 4 marzo?

È vero, le parlamentari sono elezioni diverse, ma anche le più vicine in ordine di tempo e dunque quelle con un’offerta politica simile a quella di oggi, le regionali del 2013 appartengono a un altro mondo. In fin dei conti però il risultato in Basilicata non è così negativo, il Movimento ha sempre patito le elezioni locali, non dimentichiamo che nella sua intera storia alle regionali non ha mai superato il 25%.

Possiamo dire che oggi una rottura dello status quo non convenga a nessun partito?

Sicuramente almeno per il momento la rottura non conviene a nessuno dei due contraenti dell’alleanza di governo. Mi sembra che a rimanere con il cerino in mano sia soprattutto il centrodestra. Il centrosinistra di Zingaretti può ancora porsi come alternativa sul medio termine. Nel centrodestra invece ogni giorno ci sono appelli alla Lega per tornare insieme, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono dipendenti dal Carroccio.

Cosa ci dicono queste regionali delle prossime elezioni europee? 

L’unico dato che davvero conta in vista del voto europeo è la performance della Lega al Sud. Le elezioni in Abruzzo e Basilicata, con tutti i limiti del caso, confermano l’avanzata del Carroccio nel Meridione. È questo l’ingrediente indispensabile perché Salvini possa arrivare a quota 30% alle europee di maggio.

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