L’annuncio del 26 marzo da parte dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) di un sensibile taglio delle condizioni economiche di fornitura dell’energia elettrica (-8,5%) e del gas (-9,9%) per i clienti tutelati (la maggioranza delle famiglie italiane) a partire dall’1 aprile ha innescato una spirale a dir poco surreale. Con tanto di comunicato a stretto giro da parte del ministero dello Sviluppo economico che a un lettore disattento poteva lasciare l’impressione che il merito dei risparmi fosse da intestare al governo più che all’Autorità milanese (o, come era davvero nella realtà, a fattori fuori dal controllo sia dell’uno che dell’altra). Al quale ha fatto seguito l’apertura del giorno dopo su Repubblica che, titolando in prima su presunte bollette elettorali, ha finito per mettere pesantemente in questione l’indipendenza dell’Autorità. Dimostrando dunque di credere anche al di là del dovuto ai messaggi subliminali provenienti da via Veneto. Peraltro, se non fosse per il peso politico dell’attuale inquilino del Mise, non sarebbe di certo la prima volta che un ministro dello Sviluppo economico, nel corso degli oltre vent’anni di vita dell’Autorità – prima AEEG, poi AEEGSI e infine l’attuale ARERA – celebra riduzioni della bolletta, salvo rimanere in silenzio o, ancor peggio, attaccare l’Autorità nel caso di variazioni di segno opposto. Che sono tutt’altro che infrequenti, non perché l’Autorità sia malvagia bensì perché è impegnata ad applicare un meccanismo in larga parte automatico, che dipende in misura sostanziale da voci non nel suo controllo. In mercati soggetti non solo a elevata volatilità dei prezzi ma anche a significativi effetti stagionali.
Basta guardare all’andamento delle bollette degli ultimi anni per rendersene conto. Dopo il picco invernale, coincidente con consumi più elevati della media, il II trimestre dell’anno, per ovvi motivi, conosce spesso riduzioni marcate della bolletta rispetto al trimestre precedente. Nel 2018 si era registrata una diminuzione trimestrale dell’8% della bolletta elettrica e del 5,7% del gas, nel secondo trimestre 2017 si era assistito a una diminuzione dei prezzi del gas del 2,7% (mentre l’energia elettrica era aumentata del 2,9%), nel secondo trimestre 2016 il gas naturale era diminuito del 9,8% e l’elettricità del 5%. Quest’anno ha pesato, accentuando i normali effetti stagionali, un inverno che può essere annoverato tra i più miti della storia recente, insieme a un rallentamento piuttosto repentino dell’economia. Tutto questo ha ridotto la spesa per la materia prima energia del 12,22% per il mercato elettrico e del 10,3% per il mercato del gas naturale. Mentre aumentano le voci relative agli oneri di sistema, che nel caso dell’elettricità erano state in parte sterilizzate nell’aggiornamento del III e IV trimestre 2018. Dunque Arera non ha compiuto nulla di strano se non il proprio dovere di tener conto delle diverse componenti di costo, che includono anche diverse altre voci, soggette in generale a una minore variabilità, ma sulle quali l’Autorità svolge le funzioni di notaio più che di arbitro o tantomeno di parte in causa. Quanto accaduto rischia però di rappresentare un danno reputazionale grave per un’Autorità che raramente è sui giornali, figuriamoci sulla prima pagina con titolo di apertura di uno dei due principali quotidiani nazionali per diffusione. E a prescindere dalle singole persone che guidano l’Autorità in un dato momento storico (dopo essere state nominate, lo ricordiamo, con il voto a maggioranza di almeno due terzi delle Commissioni parlamentari competenti), appare cruciale riaffermare l’importanza della regolazione indipendente in settori come l’energia e l’ambiente.
Ragione per la quale l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha promosso negli scorsi mesi un manifesto sottoscritto da 16 associazioni rappresentative di mondi molto diversi (Adiconsum, Adoc, Aiget, Altroconsumo, Amici della Terra, Anev, Anigas, Assogas, Cittadinanzattiva, Elettricità Futura, Energia Libera, Federconsumatori, Coordinamento Free, Legambiente, Unione Nazionale Consumatori e Utilitalia). Ma uniti nel ritenere fondamentale il contributo della regolazione indipendente alle sfide richieste dalla transizione verso modelli energetici a emissioni di gas climalteranti basse o addirittura nulle e dal passaggio a un modello di economia circolare, al contempo mantenendo elevati e in alcuni casi incrementando gli standard di qualità offerti ai cittadini (che nei settori recentemente passati alla regolazione dell’ARERA, servizio idrico e rifiuti, sono purtroppo bassi, a causa della pessima governance degli ultimi decenni che ha depresso in media gli investimenti e ha aumentato i divari territoriali).
Lo studio I-Com alla base del manifesto ha condotto una lettura incrociata degli investimenti e della qualità del servizio offerto ai cittadini nell’elettricità, nell’acqua e nei rifiuti, proprio per vederne l’evoluzione in parallelo negli ultimi 10-15 anni. Nel settore energetico, sottoposto alla regolazione indipendente dalla metà degli anni Novanta, è emerso con chiarezza il ruolo che l’Autorità ha svolto negli anni nel promuovere regole di mercato eque, omogenee e stabili. In particolare, la struttura tariffaria ha incentivato gli investimenti nelle reti elettriche e l’attività di stimolo al conseguimento di standard qualitativi per i clienti ha spinto le imprese a migliorare progressivamente la qualità e l’efficienza del servizio offerto e a renderla il più possibile omogenea sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda l’estensione delle competenze dell’Autorità al settore idrico, attribuite con il decreto legge numero 201 del 6 dicembre 2011, è troppo presto per avere un chiaro impatto su investimenti (anche se i dati 2015 e 2016 mostrano un andamento positivo) e qualità del servizio, ma i dati previsionali sugli investimenti nelle reti idriche e la disciplina della qualità del servizio idrico integrato di recente introduzione hanno posto le basi per un impatto positivo significativo dell’attività regolatoria sulla competitività del settore. Sempre che improvvide decisioni, a valle del dibattito parlamentare in corso, facciano riprecipitare il servizio idrico nel sistema fallimentare di governance nel quale si trovava fino a pochi anni fa.
Quanto detto per il settore energetico e idrico rappresenta – a nostro avviso – un viatico importante per il ruolo che dovrà esercitare l’Autorità nel promuovere gli investimenti necessari per il ridisegno delle attività di gestione del ciclo dei rifiuti e per un decisivo aumento della qualità dei servizi sia in termini assoluti che di omogeneità territoriale, laddove invece le performance per entrambi gli indicatori, come rilevato da I-Com, sono state pessime nell’ultimo decennio. Tra gli evidenti vantaggi della regolazione indipendente possiamo menzionare in generale la maggiore stabilità regolatoria, la maggiore efficienza nella gestione dei mercati, maggiore equità di trattamento e attenzione alle parti svantaggiate e ai cittadini-consumatori, la maggiore specializzazione, la maggiore capacità di rappresentanza nell’arena regolatoria verso l’Europa e le regioni confinanti, il ruolo pro-innovativo, la maggiore equità interregionale, la neutralità rispetto agli assetti proprietari dei soggetti regolati e anzi una maggiore capacità di gestire eventuali conflitti di interesse rispetto alla proprietà pubblica o mista.
Una difesa dei principi della regolazione indipendente non può naturalmente tradursi in una semplice difesa dell’esistente. Il manifesto propone alcune modifiche per una suddivisione più chiara dei ruoli tra politica (governo e Parlamento) e autorità di regolazione e per una governance efficiente e trasparente, basata su una sistematizzazione dell’analisi di impatto della regolazione (AIR), prima che siano adottati i principali provvedimenti, e su una valutazione di impatto della regolazione (VIR), per tracciare un bilancio effettivo dei reali effetti che hanno avuto sul mercato. Ma anche su una maggiore trasparenza nelle consultazioni pubbliche, grazie alla pubblicazione dei contributi ricevuti dai diversi portatori di interesse, report periodici sul raggiungimento degli obiettivi e delle azioni contenuti nei Piani strategici e nelle loro declinazioni operative, una maggiore pubblicità dei contenuti delle riunioni del collegio e l’adozione di elevati criteri di trasparenza nelle procedure di selezione del personale e nella rendicontazione delle spese.
Proseguendo e ulteriormente incrementando la già buona qualità della governance dell’Arera, che tra le diverse Autorità indipendenti si è sempre distinta nelle sue varie fasi per aver promosso talvolta con coraggio innovazioni procedurali (si pensi ad esempio ai Piani strategici e annuali, alle audizioni periodiche, alla stessa Analisi di impatto della regolazione, di cui l’Autorità è stato uno dei primissimi soggetti ad applicarla non formalmente ma nella sostanza).
Peraltro si tratta di analisi e proposte che possono facilmente essere applicate a gran parte se non a tutte le altre Autorità indipendenti, in particolare a quelle di regolazione. Con un beneficio netto per tutte le parti e dunque in ultimo per il Paese. Che ha bisogno come il pane di luoghi che siano sottratti alle polarizzazioni ideologiche e spesso strumentali del dibattito politico più becero. Specie negli ambiti che devono mantenere un orizzonte lungo e a volte lunghissimo. E che certamente devono essere valutati dall’opinione pubblica e dal Parlamento, custode della sovranità popolare, ma possibilmente in una modalità più seria e rigorosa dell’ottovolante della polemica quotidiana.