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Braccio di ferro tra Merkel e Trump (anche) su 5G e Huawei

5g

Non è l’unico fronte di scontro tra Washigton e Berlino (i cui rapporti sono tesi da molto), si veda alla voce diesel gate e gasdotto Nord Stream II. Ma il dossier Huawei-5G è certamente la cartina di tornasole degli equilibri atlantici ed euroasiatici.

Di fatto Washington, prima di Roma, ha “avvisato” Berlino: se accetterà il contratto di 5G con Huawei non potrà più condividere i report dell’intelligence. Merkel risponde che il paese definirà i propri standard di sicurezza per una nuova rete mobile e che andrà negli Usa per discutere la cosa. Ma stavolta c’è la primizia assoluta di una lettera della Casa Bianca che prescrive condotte e conseguenze.

QUI BERLINO

Anche la cancelliera fa le orecchie da mercante con gl Usa su Huawei? L’ambasciatore americano a Berlino Richard Grenell aveva ammonito che l’uso di apparecchi non fidati da parte di alleati nelle loro reti mobili 5G potrebbe mettere a repentaglio la futura condivisione dell’intelligence. Secondo una lettera che il Wall Street Journal sostiene la Casa Bianca abbia inviato a Berlino (indirizzata al ministro degli affari economici tedesco Peter Altmaier), verrebbe ridimensionato l’intero “pacchetto- intelligence” con le agenzie di sicurezza tedesche se Huawei avesse un ruolo nelle infrastrutture mobili tedesche di prossima generazione. E in futuro potrebbe compromettere una “cooperazione agile e una condivisione di informazioni”.

Alti dirigenti della Cdu, tra cui Michael Grosse-Brömer, hanno sottolineato che non hanno bisogno di “consigli degli ambasciatori statunitensi” per affrontare le minacce alla cybersicurezza. E la stessa Merkel ha aggiunto che la sicurezza nella costruzione di reti 5G è “vitale” per il suo governo e che si impegnerà in colloqui con i partner globali su come definire al meglio gli standard.

MINACCE?

Sebbene Grenell abbia affrontato molte critiche negli ultimi dodici mesi per i suoi commenti non proprio ortodossi sugli affari dello stato tedesco, sono molti gli analisti che leggono le sue parole come un attacco a testa bassa diverso dagli altri. Dalle colonne della Deutsche Welle l’esperto di sicurezza Henning Riecke ha osservato che la Germania è davvero dipendente dall’intelligence americana per aiutare a reprimere le reti terroristiche, ma per gli Usa è altrettanto utile disporre di alleati che condividono informazioni. Per cui non ritiene che gli americani possano dare seguito ad una minaccia del genere.

La lettera di Grenell punta dritto a preservare l’efficacia delle reti di difesa come quelle della Nato che potrebbero essere compromesse in caso di presenza invasiva di Huawei. Sono gli stessi sospetti che hanno portato Washington a premere su altri alleati (come Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone) per “chiudere” alle proposte di Huawei. Di fatto la missiva segna una primizia nel suo genere. Il colosso cinese, per bocca del direttore dell’area europea, Vincent Pang, ha criticato la condotta americana sostenendo che l’avvertimento degli Usa è andato troppo oltre: “Secondo me, un paese non dovrebbe usare il suo potere politico per danneggiare un’attività commerciale”.

E di riflesso l’ambasciatore cinese a Varsavia, Liu Guangyuan, ha avvertito che l’abbandono di Huawei avrebbe comportato un forte costo per il paese: “Se la Polonia abbandona Huawei ci saranno 9,6 miliardi di dollari di perdite all’economia polacca, e i costi di comunicazione per il popolo polacco saranno più che raddoppiati. Inoltre il processo di costruzione della rete 5G sarà ritardato di due o tre anni”.

SCENARI

Huawei, con sede a Shenzhen, è il più grande produttore al mondo di apparati di rete per telecomunicazioni ed è un competitor di Apple e Samsung come produttore di smartphone. L’azienda e il suo fondatore Ren Zhengfei sono stati a lungo sospettati di avere stretti legami con le agenzie militari e di intelligence cinesi. Huawei ha sempre negato che i suoi prodotti siano progettati per facilitare lo spionaggio.

È altresì evidente come il dossier Huawei, delicatissimo, si leghi ad altri due fronti caldi tra Germania a Usa. Oltre al diesel gate, c’è la partita legata al nuovo gasdotto Nord Stream II che ha innervosito la Casa Bianca. Sempre lo stesso ambasciatore statunitense a Berlino giorni fa aveva scritto una missiva ad una serie di soggetti privati tedeschi facendo presente il “significativo rischio di sanzioni” post costruzione del gasdotto. Ragion per cui Bloomberg si è spinta ad osservare che Berlino è seriamente preoccupata dalle mosse future della Casa Bianca. Merkel si difende definendolo un affare primato, ma è protofanico come il nuovo gasdotto non sarà solo un semplice business tra due o più paesi ma rappresenterà una oggettiva clava geopolitica a cavallo tra due quadranti significativi.

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