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Non delegittimiamo, prima di discuterne le tesi, i congressisti di Verona

Sulla famiglia classica e sulla sessualità si possono avere diverse opinioni, ma fa veramente paura la volontà discriminante e disciplinante che emerge da molti dei commenti che si leggono in queste ore sui giornali. Quasi che i congressisti veronesi fossero dei pericolosi delinquenti. Coloro che converranno a Verona hanno le loro idee, ma bollarli come gli alfieri di un ritorno al Medioevo significa, da una parte, delegittimarli prima ancora di discuterne (e caso mai confutarne) le tesi, dall’altra, mostrare di avere un’idea molto vaga e approssimativa del Medioevo, ove si sono forgiate le idee e le libertà del mondo attuale, come la storiografia attuale ci sta insegnando.

Vedere il Medioevo come un insieme di “secoli bui” era strumentale alla retorica degli illuministi, che non a caso avevano una concezione del progresso unilineare. Quel fiume carsico che parte da loro è arrivato fino ad oggi, quando, fra gli intellettuali e certa opinione pubblica progressista, si pensa che la libertà assoluta e indeterminata, anche di scegliere il proprio genere sessuale, sia ad un passo dal realizzarsi compiutamente, senza capire che, se mai fosse, la libertà così realizzatasi incontrerebbe il nulla e finirebbe per contraddirsi.

“Sui diritti non si torna indietro”, pure si dice. Come se i diritti fossero dei “caciocavalli appesi” (per usare una espressione di Antonio Labriola) e non delle realizzazioni storiche nate da rapporti di forza ogni volta rinegoziabili e da contestualizzare. In una parola, in nome della libertà, il “politicamente corretto” vorrebbe “mettere le braghe al mondo” (e anche questa è una espressione di Labriola). Purtroppo anche la Chiesa cattolica, che è quella che più dovrebbe difendere un istituto che è un sacramento come la famiglia, lo fa, quando lo fa, con timidezza e molto timore di andare a cozzare contro il senso comune dei nostri tempi. Assecondandolo, essa però non sembra trarne troppi vantaggi, essendo ormai il suo ruolo sempre più residuale nelle nostre società. E proprio, a mio avviso, per questo adeguarsi ai tempi.

In ogni caso, il problema è molto semplice: è illiberale sottrarre alla discussione un qualsiasi tema in nome di un autoreferenziale “pensiero unico” che stabilisce a priori ciò che è giusto e “corretto” e, proprio per questo, non discutibile.

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