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Così portiamo il Cyber italiano nel mondo. Parla l’ambasciatore Talò

Promuovere il Sistema-Paese – le sue eccellenze consolidate e quelle in crescita come le start-up – e attivare nuove collaborazioni di natura politica e scientifico-tecnologica con la controparte statunitense.
Sono stati questi gli obiettivi di un workshop che il ministero degli Affari esteri, attraverso l’Ambasciata d’Italia a Washington, ha promosso nella sua sede diplomatica. Formiche.net ne ha parlato con l’ambasciatore Francesco Maria Talò, coordinatore per la cyber sicurezza alla Farnesina.

Ambasciatore Talò, come nascono il workshop e l’idea di portare le eccellenze cyber italiane – sia in ambito aziendale sia scientifico – negli Stati Uniti?

Il workshop rientra in un disegno che abbiamo perseguito coerentemente già da parecchi mesi già. Insieme a Roberto Baldoni (vice direttore del Dis con delega alla cyber security, ndr) abbiamo pensato di lavorare su una strategia di rafforzamento dei rapporti internazionali nell’ambito della cyber security, arrivando a decidere di confrontarci con le nazioni-guida di questo settore, in particolare Regno Unito e Stati Uniti.

Quali sono gli obiettivi che si propone l’iniziativa?

Gli obiettivi sono gli stessi che abbiamo previsto a livello nazionale nell’ambito del Nucleo della Sicurezza Cibernetica. In particolare l’idea di saper lavorare come sistema, tramite un coordinamento tra diverse amministrazioni, guida politica – in questo incontro rappresentata dal sottosegretario alla difesa Angelo Tofalo – aziende e ricerca.

Perché Washington?

Il primo evento che abbiamo portato avanti durante lo scorso ottobre a Londra aveva certamente un taglio sopratutto finalizzato alla promozione delle imprese. Questo incontro invece ha rappresentato una vera e propria sfida multidimensionale, in quanto ci siamo presentati alla nazione a guida della cyber security mondiale non solo a livello di aziende. ma anche e soprattutto di dimensione politica del cyber spazio. Volevamo partire da due grandi del settore, ma siamo pronti ad adattare questo impegno a seconda delle nazioni che ci ospiteranno.

Quando è importante il dialogo nell’ambito del cyber spazio a livello multidimensionale?

Questo punto rappresenta ancora oggi una delle nostre priorità. Le tre colonne portanti della cyber security e dell’innovazione globale sono senza dubbio la ricerca, le aziende e la dimensione politica. Per questa ragione abbiamo portato a Washington le eccellenze italiane, le istituzioni e il mondo della ricerca attraverso il consorzio Cini (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica). Siamo partiti con una delegazione larga che ci ha reso credibili nei confronti dell’amministrazione americana, tanto che anche durante la conferenza abbiamo avuto personalità statunitensi del mondo cyber come Robert Strayer, che ricopre la carica di deputy assistant secretary per la Cyber presso il Dipartimento di Stato americano, e Thomas McDermott, deputy assistant secretary per le politiche Cyber presso il Dipartimento della sicurezza nazionale.

Quale sarà il futuro di questo genere di workshop? Toccherà altri Paesi?

Noi vogliamo presentarci nelle principali piazze mondiali, non solo nelle principali realtà di cooperazione internazionale come l’Unione Europea o la Nato, ma anche presso realtà nazionali e Paesi in via di sviluppo, i quali stanno cercando di specializzarsi e rafforzare le proprie capacità cyber. Per quanto riguarda l’Onu, ho incontrato l’Alto rappresentante per gli affari del disarmo, Izumi Nakamitsu, con la quale ho parlato del dibattito attualmente in corso, particolarmente polarizzato nel caso delle Nazioni Unite. A lei ho confermato e sottolineato la volontà dell’Italia di essere un attore impegnato che ambisce ad avere un ruolo di protagonista anche in sede Onu. Sempre a New York ho incontrato anche il presidente del World Jewish Congress (WJC), Ronald Lauder, al quale ho confermato l’impegno ad affrontare la minaccia rappresentata dai fenomeni di antisemitismo online. È una sfida che abbiamo già discusso con alcune piattaforme sociali e con il WJC, che ha contato nel 2016 sul web ben 382mila post antisemiti, uno ogni 83 secondi.

Quali sono i numeri dell’export italiano nel settore cyber?

Sicuramente si parla di un mercato in via di sviluppo assoluto, considerato attualmente in crescita “a due cifre”. Oltre ai numeri dell’export è importante però sottolineare la volontà di cooperare con gli Stati Uniti nell’innovazione e nell’area dei nuovi sviluppi tecnologici. È un’importante occasione di crescita per le nostre realtà aziendali ed è considerevole il fatto che ci sia stato questo incontro, proprio perché si è potuta unire questa necessità di cooperazione scientifica alla luce di una rinnovata intesa di carattere politico istituzionale.

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