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Esiste una via italiana al Fantasy?

Dire che non è un momento facile per l’editoria italiana è ormai un luogo comune, che purtroppo non cessa di rispondere alla realtà delle cose. Eppure, in un tempo come il nostro in cui la produzione di contenuti è parcellizzata, scandite dai tweet e dai post su Facebook, non mancano per fortuna realtà che nuotano controcorrente.

Negli anni che viviamo il fantasy è esploso come fenomeno pop, evolvendosi, scavalcando la matrice con cui lo abbiamo spesso percepito. Pensiamo alla forza mainstream della saga di George R.R. Martin da cui è tratta la serie tv del ”Trono di Spade”, con il suo innovativo e visionario linguaggio. Questo successo e il rinnovato entusiasmo per il fantastico purtroppo non trova il suo sbocco commerciale e di diffusione in Italia, orientandosi ad autorialità straniere e ambientazioni prettamente anglosassoni. Solo Licia Troisi compare tra i Top 5 di vendita in questi anni, e gli autori italiani rappresentano il 7% delle vendite tanto a volume quanto a valore. Un tema che ha suscitato anche l’attenzione delle istituzioni, varcando le porte dei palazzi della Camera dei Deputati grazie al convegno “Fantastico Mediterraneo – La via italiana all’Immaginario”, promosso dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, in collaborazione con le associazioni culturali Italian Sword&Sorcery, ViceVersus e Lettera22. Il convegno nasce da un’intuizione della giornalista Sabrina Fantauzzi, portavoce del vicepresidente della Camera Rampelli, che ha voluto evidenziare come l’eredità mediterranea, ed italiana in particolare, ha lasciato un profondo segno nell’immaginario occidentale. L’Italia, ha sottolineato Rampelli, “è fonte di ispirazione per scrittori e registi che saccheggiano i nostri straordinari borghi, le nostre coste, il nostro entroterra, le nostre vicende ultramillenarie in cui il mito, l’epica e la storia s’intrecciano per produrre libri e film di successo. Ci troviamo quindi nella situazione paradossale per cui la promozione della storia italiana e mediterranea avviene attraverso la letteratura fantastica straniera che ha nel mediterraneo e in Italia il suo baricentro.”
Dall’epopea sumera di Gilgamesh ai capolavori omerici, da Virgilio all’Ariosto, dalle fiabe di Basile alle moderne declinazioni dell’avventura immaginate da Salgari, la narrativa dell’Altrove si è nutrita per secoli di un retaggio storico, leggendario e folclorico dalle influenze paragonabili, se non addirittura superiori, alle parallele influenze di provenienza nordeuropea. Le istituzioni e i relatori presenti -fra cui Gianfranco De Turris, “decano” degli studi sulla narrativa fantastica- hanno voluto rimarcare come, nel complesso mondo del fantastico, il linguaggio e le opere degli autori italiani non abbiano nulla da invidiare ai cugini oltre le Alpi. Nello stesso tempo, però, nonostante il nostro retaggio mitico e favolistico che risale addirittura alla classicità per poi fiorire nel medioevo, non possiamo dire di possedere una vera e propria tradizione fantastica, considerando tale quella che si è formata in tutta Europa durante il romanticismo, e che ne ha fissato le regole quale oggi comunemente s’intendono. Il fatto è che il nostro romanticismo è stato risorgimentale, vale a dire a sfondo politico, ed ha tagliato le gambe al recupero appunto di miti, leggende, folklore e favole nazionali come avvenne in Francia, Gran Bretagna e Germania.

Francesco Lo Manno, presidente di Italian Sword&Sorcery e pioniere del fantasy italiano, è curatore di “Mediterranea” -antologia di 10 racconti edita da Italian Sword&Sorcery Books- in cui gli autori hanno scelto di utilizzare un comune denominatore e inserire nelle loro vicende le religioni, i costumi, il folklore dei territori bagnati dal Mare Nostrum. Ciò ovviamente può essere osservato con disprezzo dagli idolatri dei romanzi celtici o di ambientazione norrena, ma costoro dimenticano che anche i nostri luoghi sono pregni di tradizioni millenarie, che aspettano solo di essere narrate. “Mediterranea” è un’opera recente ma Lo Manno ha cercato, con una lunga opera di divulgazione, di costruire un canone “mediterraneo” per i racconti e i romanzi di “cappa e spada”. I personaggi narrati sono perfidi mercenari, infidi diplomatici, ladri, cialtroni e negromanti che, più che combattere come cavalieri senza macchia e senza paura per l’onore, hanno come obiettivo evitare di lasciarci la pelle o raggiungere il massimo profitto possibile, prendendo come modello di caratterizzazione lo schema narrativo di Omero nell’Ulisse. L’ambientazione è spesso storica, a differenza dei colleghi anglosassoni che prediligono mondi immaginari, a richiamo forse della storicità del Mediterraneo. La presenza del soprannaturale è declinata in maniera negativa: domina la stregoneria, affidata a pochi maghi versati in dimenticati rituali, difficilmente spinti da nobili ideali e volti a mutare l’ordine costituito delle cose. Non necessariamente dei “villain”, ma legati ai dettami dell’esoterismo.
Elementi dell’universo lovecraftiano si ritrovano nella scelta di far trovare dinanzi al lettore creature repellenti di provenienza da altri mondi, che ora giacciono in stato di letargo (come Cthulhu, nell’omonimo Ciclo). Questi esseri sono oggetto di culti e coloro che li avvicinano muoiono o diventano folli. A loro si affiancano mostri e animali provenienti dai racconti popolari, quasi “domestici”.

La letteratura fantastica è erede dell’epopea, della saga, del romanzo cavalleresco e della fiaba. Di fronte all’aridità e all’imbarazzante banalità di certe produzioni, è ora di aprire le porte anche all’era del fantasy mediterraneo.


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