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#FridaysForFuture vista da Francesco Boccia (Pd). Difendere l’ambiente significa innovare

Ascoltare i giovani, che sui temi ambientali sono “meno ignoranti e meno egoisti della generazione dei loro genitori”, e capire che l’innovazione è uno strumento per salvaguardare il pianeta. Francesco Boccia, deputato del Partito democratico, guarda positivamente alla manifestazione ambientalista globale, nata sulla scia dei Fridays For Future della giovane attivista Greta Thunberg. “Difendere l’ambiente non significa non innovare più – spiega Boccia a Formiche.net -, ma abbiamo oggi gli strumenti, le tecnologie, le intelligenze e il grado di conoscenza per scegliere tra gli investimenti impattanti e quelli non impattanti”.

E sulle prossime mosse del Partito democratico a guida Zingaretti, Boccia non ha dubbi: “Ripartendo dai nostri valori e indicando la strada che porta al futuro del pianeta e delle nuove generazioni che oggi ci hanno dato una lezione morale nelle piazze di tutto il mondo, torneremo ad essere il primo partito italiano”.

È la giornata delo sciopero per il clima, tanti giovani sono scesi in piazza seguendo l’esempio di Greta Thunberg. Che messaggio dà questa mobilitazione alla classe politica?

Intanto i giovani vogliono maggiore attenzione. Io penso che le nuove generazioni stanno dicendo che chi distrugge il proprio suolo non ha un futuro, e in questo stanno dimostrando – e lo dico con una frase forte – di essere meno ignoranti e meno egoisti della generazione dei loro genitori. Io faccio ancora fatica ad imporre la raccolta differenziata ai miei coetanei, problema che con i giovani non si pone, e penso sia un bel segnale. Io ho autorizzato i miei figli, oggi, ad esserci, i due grandi, mentre la piccolina, a sei anni, è a scuola.

Anche il presidente Mattarella ha lanciato un monito sul clima, ma concretamente cosa vuol dire interessarsi alla difesa del pianeta? Come può e deve interpretare, la classe politica, questa mobilitazione?

Noi dobbiamo dimostrare di essere quelli che si battono per il consumo del suolo, ad esempio. Anziché parlare, bisogna essere conseguenti e imporre norme che non facciano aumentare in maniera così esponenziale il consumo del suolo. Abbattiamo tutti gli obbrobri che ci sono, ricostruiamo dove è stato già costruito in passato. Non capisco perché si debba utilizzare nuovo suolo. Imponiamo in maniera radicale l’abbassamento di CO2 nell’aria: il Bes, l’indicatore di Benessere equo e sostenibile che ho fortemente voluto nella riforma del bilancio del 2016 che l’Italia è stata il primo Paese in Europa da inserire nel bilancio, non è ancora vincolante. Noi in questo momento abbiamo nel bilancio dello Stato la previsione di un limite, che è di 7,5 tonnellate di produzione, a persona, all’anno, di CO2. Rendiamo vincolante quel numerino che al momento non lo è, ma è solo un allegato al Def che apparve una rivoluzione quando fu introdotto. Ecco, rendiamolo vincolante, così quando si va oltre il livello di CO2 nell’aria quel tipo di produzioni o quel tipo di gas di scarico che aumentano il livello di CO2 vengono fermati. Si fa così. Significa rendere lo sviluppo compatibile con l’ambiente. Anziché fare convegni sull’economia circolare, facciamo leggi per rendere tutto questo obbligatorio e vincolante.

In questi giorni si parla tanto di Via della Seta, Tav e in passato di gasdotti e infrastrutture energetiche. Come si possono far convivere innovazioni tecnologiche e delle infrastrutture con la tutela dell’ambiente?

Ci sono infrastrutture e investimenti che incidono positivamente sull’ambiente, e poi ci sono quelli che lo danneggiano. Le centrale a carbone producevano da un lato materia prima, da un lato inquinavano. La produzione di energia rinnovabile produce energia pulita e non inquina. Il dato di fondo è che difendere l’ambiente non significa non innovare più, ma abbiamo oggi gli strumenti, le tecnologie, le intelligenze e il grado di conoscenza per scegliere tra gli investimenti impattanti e quelli non impattanti. Il nodo sul consumo del suolo è centrale.

E sulle grandi opere?

Sulle grandi opere, si tratta di capire se l’opera migliora o meno la condizione di vita delle persone. Il trade off non è su quanti camion o quanto gasolio o quante accise si incassano, ma se quei camion inquinano maggiormente l’aria rispetto all’opera in questione oppure no. Però evidente che il confronto deve essere continuo e permanente, e questo vale per sì per la Tav, ma anche per tutte le grandi opere. Se fosse per me, per capirci, le macchine non andrebbero più in giro, se non quelle elettriche, e poi binari. Però su questo aspetto si gioca in questo momento l’equilibro economico del mondo.

Quello dell’ambiente è un tema caro al neo segretario Zingaretti. Il Pd sembra aver ripreso un po’ di ossigeno dagli ultimi sondaggi. Quali sono i punti cardine di questa nuova stagione?

Finalmente il Pd riprende a parlare con i suoi elettori e questo viene premiato. Siamo ripartiti da dove la sinistra è nata, ha vissuto e da dove non andrà mai via, e cioè dalle periferie della società e in generale dalle periferie del Paese. Abbiamo posto ai primissimi punti l’ambiente, quindi il nostro spirito ecologista, che negli ultimi anni oggettivamente è stato abbastanza opaco. E poi la scuola, si era rotto il rapporto tra la sinistra, il Pd e la scuola, e l’abbiamo posto al primo punto sulla campagna congressuale e con questo intendiamo centralità della scuola nella società italiana: tempo pieno ovunque, dal sud al nord, la società è cambiata e è evidente che non si può pensare di non considerare la divaricazione sociale senza offrire a tutti le stesse opportunità, da Scampia a Milano. Oggi ci sono famiglie che non possono garantire ai figli non di andare a scuola, ma di studiare il pomeriggio a casa. Se vogliamo migliorare la società dobbiamo consentire a tutti le stesse opportunità.

E il terzo punto?

Il terzo punto è il lavoro. In un mondo sempre più sfrenato e digitale non può essere un lavoro a cottimo, un lavoro a ore o intermediato dal caporalato, che non c’è solo in Campania. Il Pd è tornato ad essere il partito del lavoro e dello sviluppo sostenibile. Questi tre punti, lavoro, scuola e ambiente, sono i pilastri della stagione che è ripartita e che ci rivede in crescita nei sondaggi. Poi attorno a questo c’è il disegno di una nuova partecipazione e la necessità di mescolare insieme piazze e tecnologia, rete e piattaforme. Noi a differenza degli altri, sezioni, piazze e persone in carne ossa che dibattono li abbiamo sempre avuti e sono loro che ci hanno aiutato ad evitare il disastro nei momenti più bui e più difficili. Ora vanno messi in rete con una partecipazione vera.

Sul salario minimo Di Maio ha detto che spera sia votato da tutti, anche dal Pd. Sono temi su cui si può trovare una convergenza?

Sì, l’importante però è capire di che cosa stiamo parlando. Si è partito da slogan, tweet e non ci è mai stato consentito un confronto che noi avremmo voluto, a partire dalla legge di bilancio, ma non c’è stato consentito. Non pretendiamo di essere i depositari di tutte le proposte migliori del mondo, ma almeno di essere ascoltati però questo è mancato. Bisogna capire cosa si intende per salario minimo, certamente dal punto di vista delle tutele e delle garanzie noi dobbiamo reagire in un modo che va verso il lavoro a ore, non il lavoro a mesi, e come si può notare il decreto di Di Maio, chiamato Dignità, non solo non ha aiutato, ma ha prodotto in questo momento disoccupati e noi l’avevamo detto anche a loro.

Cosa avevate proposto?

Noi avevamo detto: se vuoi abbassare il lavoro precario devi migliorare le condizioni fiscali del lavoro a tempo indeterminato. Avevamo proposto di concentrare tutte le risorse disponibili – a partire da quelle della flat tax in salsa leghista – sulla decontribuzione, invece non ci hanno ascoltato. Insomma, se avessimo abbassato il costo del cuneo fiscale del lavoro a tempo indeterminato aveva senso ridurre il tempo determinato. Ora incontro solo ragazzi che avevano contratti a 24 mesi e ora sono disoccupati. Ora, sul salario minimo, che condivido, vorrei capire per cosa e con quali finalità perché anche questo ha senso se però aiutiamo le imprese ad avere una riduzione del 30% del cuneo fiscale. Io ho l’impressione che ci sia un mix di ansia da prestazione, per dimostrare di essere in grado di intercettare i sentimenti soprattutto della base, e poi il condizionamento della Lega che ha deciso sulle azioni fatte fino a questo momento.

Si è parlato tanto di una possibile alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Pensa che sia possibile?

Questa legislatura è compromessa a causa delle scelte scellerate fatte dal M5S in alleanza con Salvini e dallo stesso errore fatto da Renzi nel consegnare a Salvini il dialogo con i 5 Stelle. Purtroppo, ed è un dato inconfutabile, il M5S è stato piegato dalla Lega. Salvini è l’unico tra i leader occidentali al governo che in meno di un anno ha visto addirittura raddoppiare il proprio consenso. E dietro questo suo successo temporaneo ci sono gli errori degli altri. Noi lavoriamo per disarticolare questa maggioranza e per portare il paese al voto. Noi siamo certi che ripartendo dai nostri valori e indicando la strada che porta al futuro del pianeta e delle nuove generazioni che oggi ci hanno dato una lezione morale nelle piazze di tutto il mondo, torneremo ad essere il primo partito italiano. Dev’essere chiaro, se cade questo governo si torna al giudizio degli italiani che avranno chiare le differenze tra sinistra e destra mai come in questo momento storico.



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