Lo scorso 18 marzo si è svolto a Lucca, presso il Complesso Monumentale di S. Francesco, si è tenuto un seminario dal titolo “Gas, competitività e sostenibilità ambientale nell’industria italiana” organizzato da Assocarta e Confindustria Toscana Nord, con il supporto di Federacciai, Federchimica e Consorzio Toscano Energia. L’evento ha riunito l’industria della carta, chimica e acciaio per discutere e fare il punto sull’impatto delle attuali politiche energetiche sulle imprese “gasivore”.
Il tema del mercato del gas naturale è al centro di un intenso dibattito che ruota intorno al piano nazionale energia e clima al 2030, nel quale si afferma, tra l’altro, che è indispensabile alla transizione energetica.
L’incontro aveva l’obiettivo di approfondire il ruolo strategico che il gas svolge per la competitività dei settori “gasivori”, oltre che la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica degli stessi.
Perché discutere proprio a Lucca di gas e industria? Il distretto cartario di Lucca con oltre 4 miliardi di fatturato e più di 7mila addetti rappresenta circa il 20% della filiera della carta e grafica che in Italia fattura circa 22 miliardi di euro (1,4 % Pil). L’utilizzo del gas nel settore” ha consentito lo sviluppo della cogenerazione ad alto rendimento nel settore e la sua competitività nei mercati internazionali con importanti risparmi di risorse primarie e di CO2 per il Paese e conseguenti benefici per l’ambiente.
La sfida per le aziende della carta, come per tutti gli altri settori, non è più solo quella della produttività, ma anche dell’abbattimento delle emissioni di CO2, come chiesto dall’accordo di Parigi sul clima.
Le cartiere italiane, e una significativa parte dell’industria italiana, hanno colto questa sfida raggiungendo i livelli di efficienza energetica più alti al mondo, abbandonando completamente le fonti fossili più inquinanti a vantaggio della migliore fonte di cui si dispone: il gas naturale.
Peraltro, il gas naturale è importante non solo per la transizione energetica, ma anche per assicurare una capacità di produzione indispensabile per integrare le fonti rinnovabili non programmabili e assicurare la sicurezza energetica.
Inoltre, per il settore cartario, che non ha accesso a biomasse e trova mille ostacoli nel recupero energetico degli scarti (soluzioni invece disponibili nel resto d’Europa), diventa l’unico vettore energetico che consenta la produzione, in continuo riciclando 12 tonnellate al minuto di carta.
Come sottolineato dai tanti interventi, il differenziale tra Italia e Paesi del Nord Europa (Germania in primis) rimane alto e preoccupa le aziende in quanto risulta a 2,5 euro/MWh per la sola commodity negli ultimi due anni – valore che aumenta sensibilmente se si considerano anche i costi accessori della bolletta (oneri impropri, corrispettivi per la sicurezza del sistema, ecc). Il costo della commodity e i relativi oneri devono essere quindi allineati a quelli dell’industria manifatturiera europea.
Il prof. Massimo Beccarello di Confindustria ha presentato gli scenari evolutivi del mercato del gas, i rischi e le opportunità per il sistema industriale italiano, sottolineando l’insostituibilità del gas a livello mondiale ed europeo.
“La sicurezza del sistema elettrico nei prossimi 15 anni verrà data dal gas e la domanda è destinata a rimanere costante, se non in crescita. Con il raddoppio del North Stream i costi non possono che aumentare e quindi, per opporsi a ciò, occorre spingere sulla diversificazione degli approvvigionamenti valorizzando il ruolo di hub dell’Italia” ha affermato Beccarello, “per questo bisogna, quindi, agire subito sulla regolazione adottando la riduzione degli oneri e della fiscalità sul gas e della tariffazione”.
Il panel tecnico sull’utilizzo del gas nel settore industriale ha visto interventi che hanno evidenziato che in Germania, Francia e Gran Bretagna il gas costa, per effetti di interventi di politica industriale, il 13% in meno che in Italia. Mentre il costo del gas negli Usa è imparagonabile registrando un – 55%. Hannelore Rocchio di Eni SpA a questo proposito ha evidenziato l’esigenza di una riforma a livello europeo dei corrispettivi dei costi di trasporto per evitare distorsioni all’interno dell’Europa..
Il commissario Arera Stefano Saglia (in foto) ha ribadito l’importanza del gas nel mix energetico nazionale e la necessità di recuperare il ruolo di hub di gas dell’Italia. Inoltre, ha reso noto che la Germania sta pensando ad una revisione del sistema tariffario per il gas. Quindi, alcuni di questi costi, potrebbero essere “scaricati” sui Paesi che compreranno gas in uscita dalle infrastrutture tedesche. Se così fosse il raddoppio del North Stream, in assenza di politiche di diversificazione a livello di approvvigionamento, comporterà un aumento del gas in Italia e una perdita “secca” di competitività del sistema industriale italiano.
Luigi Lazzareschi ceo di Sofidel ha stigmatizzato come l’Italia, in assenza di politiche chiare sotto il profilo industriale, sia poco attrattiva per gli investimenti esteri e che investire in Italia richieda molto coraggio. Il vantaggio sta nella qualità del lavoro, in un paese trasformatore, senza risorse naturali ed energia. Secondo Antonio Gozzi ceo di Duferco il tema del costo energetico pone l’interrogativo agli italiani se l’Italia intenda rimanere un grande Paese industriale.
Sul ruolo della politica e delle istituzioni si è svolta una discussione finale alla quale hanno partecipato il deputato Buratti e il senatore Ripamonti. Secondo Buratti occorre un intervento del governo sul supportare il sistema industriale e quello della filiera del gas nazionale. Ripamonti ha concluso che la competitività dev’essere coniugata con la sostenibilità, evidenziando che un prezzo così alto del gas è sorprendente e occorre intervenire per rilanciare la competitività dell’industria. Questa maggioranza – ha concluso – non vuole che il Paese faccia passi indietro.