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Com’è cambiata la Grecia dopo l’arrivo dei cinesi al Pireo?

Pireo

Un ircocervo, dove è necessario ancora del tempo per definire chiaramente contorni e prospettive. Appare così la Grecia dopo l’arrivo di Cosco China all’hub contaniers del Pireo, privatizzato da Pechino, per offrire uno slancio significativo non solo al settore shipping del Mediterraneo, ma per dare quella spinta propulsiva al grande progetto asiatico della Via della Seta.

Accanto ai numeri significativi del movimento containers, però, ecco la multa da 200 milioni di euro fatta dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e la partita legata al “master plan” degli investimenti a corredo nei moli del Pireo.

PIREO SUPER HUB

Il gruppo nel 2008 ha ottenuto un franchising di 35 anni per due terminal container del Pireo e nel 2016 ha acquistato una quota del 67% nell’autorità portuale per 368,5 milioni di euro.

L’obiettivo globale di 5 milioni di containers movimentati dall’hub dovrebbe essere raggiunto, in primis grazie al traffico dei moli container II e III che secondo Cosco Shipping hanno superato i 3,69 milioni di teu del 2017, segnando un aumento del 19,4%. Solo a dicembre scorso sono stati movimentati 418.100 containers, con un aumento del 31,6% rispetto al flusso del dicembre 2017. Attualmente il Pireo è al settimo posto tra i porti container europei e il secondo nel Mediterraneo. A livello globale, il porto ellenico occupa il 37° posto, migliorando il 44° posto fatto registrare nel 2016.

Un trend che potrebbe far registrare ulteriori segni positivi dopo i lavori di completamento dei progetti relativi al molo III, che permetterà alla capacità totale dei moli e alla cosiddetta piattaforma logistica PPA di arrivare fino a 7,2 milioni di containers all’anno.

Si è trattato di un lungo lavoro di tessitura con il governo Tsipras (anche se il primo accordo è datato 2013, con l’allora premier conservatore Antonis Samaras) che negli anni ha prodotto uno scontro con i sindacati ellenici, ma che oggi fa commentare ai vertici di Cosco Shipping che il prossimo obiettivo per Pireo è di diventare il primo in assoluto nel Mediterraneo.

Un traguardo che, secondo il board del colosso cinese, sarà possibile centrare per via dell’esperienza iper professionale di Cosco nel settore e per la peculiare posizione geografica della Grecia sul fianco meridionale dell’Unione europea, e interessata dai nuovi collegamenti ferroviari che potrebbero far viaggiare quelle merci lungo tutta la dorsale balcanica. Sul punto va ricordato che un ruolo potrebbero averlo anche Ferrovie dello Stato, che hanno privatizzato le ferrovie elleniche di TreinOse.

MULTA

Un quadro in cui giunge una nota stonata relativa alla multa da 200 milioni di euro comminata al Pireo dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF): contestano alla Grecia di non aver fermato la presunta frode fiscale portata avanti da importatori cinesi attraverso il megaporto. Mentre il presunto crimine rientra in una questione doganale dello Stato e non ha nulla a che fare con la gestione del porto, è certamente motivo di preoccupazione, sia per gli investitori che si stanno affacciando al piano di privatizzazioni, che dei funzionari dell’Ue, impegnati in un controllo trimestrale sui conti ateniesi dopo la fine dei prestiti da parte dei creditori internazionali.

Secondo i paper redatti dall’OLAF gli importatori avrebbero evitato di pagare i dazi e l’imposta sul valore aggiunto delle calzature e dell’abbigliamento nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2015 e il 31 maggio 2018. Per cui l’OLAF ha emesso una raccomandazione finanziaria nei confronti della dogana greca per recuperare la somma di 220,3 milioni di euro.

SCENARI

Nella strategia cinese Pireo è il collegamento chiave per il progetto logistico Belt and Road Initiative, una sorta di moderna via della seta per aumentare il commercio all’interno dell’Unione europea. Secondo quanto osservato dai funzionari ellenici, la presenza di Cosco sta migliorando l’economia dell’area portuale. Lo ha definito un “progetto faro per la Grecia” il vertice della Camera di commercio e dell’industria del Pireo, perché si inserisce in un momento di ripresa dopo la crisi economica di oltre 8 anni da cui la Grecia sta tentando di uscire. L’investimento cinese nel Pireo da oltre 3,5 miliardi di euro trova la sua utilità anche nelle attività collegate allo sviluppo del porto: il riferimento è da un lato ai posti di lavoro “ricettivi” prodotti da Cosco in loco, dall’altro da nuovi potenziali business che nasceranno in occasione delle future privatizzazioni che la Grecia dovrà attuare per far fronte agli impegni con la troika (Bce, Ue e Fmi). Uno di questi riguarda l’ex aeroporto Ellenikon, che dovrebbe essere trasformato in un grande villaggio vacanze a cinque stelle, sulla scorta di ciò che è stato fatto a Dubai.

Ma la presenza cinese in Grecia trova attuazione anche in un altro settore: Fosun International è il più grande private equity cinese che investe in Europa ed è coinvolto proprio nella privatizzazione dell’ex aeroporto Ellenikon. Intende utilizzare la propria partecipazione nell’agenzia Thomas Cook come veicolo per creare pacchetti di viaggio speciali per il mercato cinese: un bacino dalle proprozioni interessanti, infatti il governo cinese prevede che 1,5 milioni di cittadini cinesi sceglieranno come destinazione la Grecia, nel medio periodo (oggi sono solo 100mila).

Per questa ragione Fosun ha già avviato alcune trattative per l’acquisto di unità alberghiere esistenti, o per nuove costruzioni attraverso il Club Med, che appartiene al gruppo cinese.

twitter@FDepalo


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