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Il no alla Tav? Figlio della miseria politica al governo. Parla Mulè

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Una visione preistorica, basata non su idee o ideologie, ma sul vuoto culturale che anima il M5S e che ha prodotto “la più grande miseria politica che l’Italia abbia mai vissuto”.

Durissima presa di posizione del portavoce di Forza Italia, Giorgio Mulè, che si scaglia contro un esecutivo di “gente che gioca con le istituzioni e le manipola”. E avverte la Lega: con il no al Tav ci sarà una sollevazione dell’elettorato del nord.

Salvini ha detto “vediamo chi ha la testa più dura”. Crede voterà la mozione di sfiducia al ministro Toninelli?

Penso di no, significherebbe la fine di questo esecutivo. Sarebbe necessario un atto di coerenza politica che metta fine a questo incubo governativo.

Ovvero?

Dichiarare conclusa questa esperienza di governo decretando la conclusione del contratto: una mossa che Salvini non ha alcuna intenzione di fare, come ripete ormai quotidianamente decantando le lodi del suo alleato grillino.

Sul piano internazionale quali le conseguenze di una marcia indietro sul Tav?

Esiste il rischio di far fare all’Italia una figuraccia, non solo esteriore, con la conseguenza di amputare lo sviluppo del Paese grazie ad una visione non provinciale ma preistorica. Il Tav è solo un segmento di una visione culturale che attiene il futuro italiano. Nel momento in cui il premier italiano sigla un accordo con i cinesi, sul quale ci sarebbe molto da discutere, dovrebbe essere conscio che i nuovi soci asiatici hanno già le mani sul porto greco del Pireo e si apprestano a mettere definitivamente le mani su quello di Trieste.

Con quali scenari?

L’Italia sarà tagliata fuori dai traffici europei. Già adesso le merci transitano da Rotterdam perché non vi è possibilità di farle transitare attraverso l’Italia: da domani sempre più il trend futuro sarà in questi termini se non si dovesse realizzare il Tav. La figuraccia è legata alle mancate prospettive internazionali che il governo offre all’Italia con quel no ed è figlia di una cecità assoluta e inguaribile.

L’indotto occupazionale ne soffrirà?

Il no al Tav non arreca un danno solo ai 50mila mancati posti di lavoro, ma riguarda un concetto più ampio: ovvero che il governo ha un’idea-Paese che non si basa sul parallelo tra investimenti e benefici, ma solo sul gradimento di un tweet espresso su una posizione. L’incapacità politica risiede nel fatto che non hanno maturità né coscienza di fare l’interesse italiano, ma sono guidati da logiche di tipo elettorale.

Cosa dice l’elettorato del nord, spaventato del no?

Avrà una sollevazione non solo imprenditoriale ma anche sociale. Non considerare che nelle piazze di Torino pro Tav si sono riversati imprenditori, lavoratori e anche comuni cittadini che non hanno un interesse di tipo egoistico legato alle commesse, significa non voler vedere che una parte di città che di solito non manifesta, ha inteso far valere il proprio pensiero. La leva di tipo partecipativo, in grado di sollevare quella piazza, dice che dai 100mila di piazza Castello si può passare a milioni di cittadini che escono dal torpore per fermare questa follia. Se la Lega dovesse continuare ad incassare il ricatto del M5S perderà la credibilità agli occhi del proprio elettorato.

Intanto Confindustria Piemonte ha querelato Alessandro Di Battista che, a proposito del cantiere del Tav, aveva parlato di “tangenti” e “‘ndrangheta”.

Un modo di fare, quello dei grillini, che è la negazione dell’impresa e del suo valore intrinseco. Il fatto che, praticamente a ciclo continuo, si parli di prenditori anziché imprenditori, di schiavitù nel mondo del lavoro, facendo il decreto dignità in barba a tutte le raccomandazioni giunte da vari ambiti, vuol dire che è proprio questo esecutivo il principale nemico delle imprese, quindi del lavoro. Fonda la propria esistenza sulla presunzione di colpevolezza e sulla negazione dei principi costituzionali, così come enunciato da Piercamillo Davigo. Ha detto che “non ci sono innocenti in circolazione, ma soltanto colpevoli che l’hanno fatta franca”. E ancora, penso ai provvedimenti che si stanno votando in Aula come il 416 ter sul voto di scambio, un abominio giuridico, come lo spazzacorrotti che altro non è se non un cappio al collo delle imprese. È il frutto del dogma di questo governo, poggiato su una visione della giustizia manettara che fa il disinteresse degli onesti.

No Tav, no Triv, no Tap: a cosa porta la politica dei veti ideologici?

Non credo vadano accomunati ai soggetti che in epoche passate hanno fatto battaglie fortemente ideologiche, perché sono figli di una miseria politica. Sul Tap e sull’Ilva hanno fatto marcia indietro in un batter d’occhio, dimostrando di non avere la capacità di difendere un’idea, semplicemente perché non sono mossi da un’idea ma una vacatio culturale che sfocia in una risposta immediata ad uso e consumo delle masse. La prospettiva è un consenso destinato ad infrangersi contro la realtà. Il M5S rischia di avere il fiato ancora più corto dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini perché non ha alcun base cultuale. Non dimentichiamo che, nel breve volgere di poche ore, hanno prima chiesto l’impeachment per il Capo dello Stato, per poi alzarlo agli onori della Repubblica. È gente che gioca con le istituzioni e le manipola. Si tratta della più grande miseria politica che l’Italia abbia mai vissuto.

twitter@FDepalo


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