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Intelligence, la scuola degli 007 italiani apre l’anno accademico. Sfide e priorità

Dalla difesa dell’esteso fronte cyber alla sicurezza economica minacciata da spionaggio e investimenti esteri, passando per il terrorismo di matrice jihadista e le tensioni nel Mediterraneo. Sono molte le tematiche – riassunte nell’ultima relazione del Dis al Parlamento – che vedono impegnata l’intelligence nazionale, che oggi si è riunita a Forte Boccea in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico della Scuola del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (Sisr).

CHI C’ERA

Alla cerimonia hanno preso parte i vertici di Dis, Aise ed Aise – rispettivamente i generali Gennaro Vecchione, Luciano Carta e Mario Parente -, i componenti del Cisr (il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica), e del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), presieduto da Lorenzo Guerini. Folta anche la rappresentanza del mondo istituzionale – con, tra gli altri, i ministri della Difesa e della Giustizia, Elisabetta Trenta e Alfonso Bonafede -, dell’accademia con i rettori delle università italiane (per i quali è intervenuto il presidente della Crui, il professor Gaetano Manfredi) e delle imprese.

LA CONFERENZA SULLA RADICALIZZAZIONE

Presente, nel ruolo di capo del governo ma anche di autorità delegata per la sicurezza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha annunciato a Roma all’inizio di maggio si terrà una Conferenza internazionale dell’intelligence sul tema del contrasto alla radicalizzazione.

 

IL RUOLO DELL’INTELLIGENCE

Il premier ha poi sottolineato il valore dell’intelligence per dare a chi guida il Paese gli elementi necessari per svolgere questo compito al meglio. “È fondamentale”, ha evidenziato nel suo discorso l’inquilino di Palazzo Chigi, “che l’Autorità di governo sia avveduta, informata e consapevole dei risvolti securitari delle sue scelte. Solo una politica consapevole può esercitare sino in fondo la sua responsabilità più alta”, ovvero quella “di restituire lo scettro al popolo”. Parlando della strategia adottata dall’esecutivo, Conte ha rimarcato la determinazione “ad affrontare i temi di politica estera in maniera sistematica ed organica, comportandoci da player inclusivo, sensibile ai processi di pace, promotore del dialogo, preoccupato dall’indebolimento degli equilibri nucleari, attento alle grandi tematiche ‘orizzontali’ da cui dipende il futuro del pianeta. Ma, per continuare a perseguire questa linea, necessitiamo – e mi limito a qualche esempio – di ricevere in tempo utile informazioni ed analisi sulle reali intenzioni e sulla postura strategica dei nostri alleati, partner ed interlocutori”.
Poi, in quello che è sembrato un riferimento a questioni di attualità come i timori per la sicurezza derivanti dall’intesa con Pechino per la nuova Via della Seta e dal ruolo di società tecnologiche cinesi nello sviluppo della strategica rete 5G, Conte ha detto: “Evidenzio spesso che il ‘metodo’ cui sono incline ad attenermi è il perseguimento del bene comune fidando nella forza delle argomentazioni e nello studio attento dei dossier: mai in soluzioni preconcette, né in schemi ideologici che rimandano a contrapposizioni novecentesche ormai inadatte a garantire, qui ed oggi, il compiuto soddisfacimento degli interessi generali”. “Al riguardo, la capacità di accostarsi ai problemi e di organizzare il dato informativo vagliandolo ‘sine ira et studio’ è quanto mi attendo – ha proseguito il presidente del Consiglio – dal professionista della sicurezza nazionale, il cui compito è ricercare la massima oggettività delle proprie analisi, anche ricorrendo alle tecniche più sofisticate. Non potrebbe essere altrimenti. Perché il dovere primario dell’intelligence è quello di ridurre l’incertezza sul futuro, che, di suo, tende ad accrescersi a dismisura, in un mondo ove tutto è interdipendente, ove persino categorie tradizionali ed un tempo scontate come quelle di ‘potere’, ‘guerra’ ed ‘alleanza’ vengono messe radicalmente in discussione nel loro significato”.

LA SCUOLA DI FORMAZIONE

Istituita nel 2007 con la riforma dell’intelligence italiana allo scopo di assicurare un polo unitario per la formazione, l’aggiornamento, l’addestramento specialistico e tecnico operativo del personale già in servizio presso il Dis, e le due agenzie Aise e Aisi, la Scuola, per selezionare e reclutare nuove leve, non attinge più soltanto ai tradizionali bacini delle forze di polizia e delle forze armate, ma anche alla società civile ‘pescando’ giovani talenti in materie come l’informatica, l’economia, la finanza, l’ingegneria e le relazioni internazionali.
Le attività di formazione e addestramento (571 con 5588 frequenze nel 2018), definite annualmente dai vertici del Comparto in collaborazione con rappresentanti di altre amministrazioni dello Stato e di centri universitari di eccellenza, sono suddivise – spiega una nota – “in diversi ambiti disciplinari e settoriali (in particolare: discipline info-operative, valorizzazione dell’identità organizzativa, geopolitica e sfide globali, innovazioni e frontiere tecnologiche, materie economico-finanziarie)”.
Questo cambio di approccio si coniuga all’avvio di una serie di attività volte a promuovere e diffondere la cultura della sicurezza (ambito nel quale già da diversi anni sono nate collaborazioni con analoghe istituzioni della Pubblica Amministrazione, università, centri studi, think net e think tank, sia in Italia sia all’estero). Il riferimento è al roadshow per gli atenei italiani ‘Intelligence live’, a premi e concorsi dedicati a tesi di laurea, alla collaborazione col Miur per spiegare le attività dell’intelligence nei licei e negli istituti superiori, il concorso artistico ‘Disegna l’intelligence’, rivolto alle classi di studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, la campagna di sensibilizzazione ‘Be Aware, Be Digital’ e il prossimo rilascio di Cybercity Chronicles, videogioco di ‘edutainment’ ambientato nel cyber spazio e sviluppato dalla Sicurezza Nazionale con una app gratuita per smartphone e tablet.

COME CAMBIA LA SICUREZZA NAZIONALE

In un’epoca complessa come quella attuale, contraddistinta da un’interdipendenza globale e dalla presenza di minacce ibride, ha spiegato nel suo intervento il direttore della Scuola del Sisr, il generale Paolo Nardone, non è possibile “procedere per piccoli aggiustamenti contingenti” né permettersi “la comodità di aspettare di essere sollecitati dai cambiamenti”. L’intelligence, ha detto, ha piuttosto “il dovere di comprenderli e anticiparli”. Per questo, il Comparto sta investendo “sulle giovani leve per far loro acquisire una piena capacità operativa” e per “integrare i talenti dei giovani allievi con la consolidata esperienza degli anziani maestri e così garantire la fondamentale continuità nella trasmissione da una generazione” all’altra delle competenze necessarie. Con un’attenzione particolare “alla quarta rivoluzione tecnologica”, quella “della trasformazione digitale”.



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