“L’Italia è una delle più grandi economie del mondo e destinataria di grandi investimenti. L’approvazione del BRI conferisce legittimità all’approccio predatorio cinese agli investimenti e non porterà alcun beneficio alla popolazione italiana”. Se i malumori di Washington per la possibile firma da parte del governo italiano alla Belt and Road Initiative cinese erano già comparsi – soprattutto sotto forma di retroscena – sui più importanti organi di stampa internazionali, stavolta è un tweet del Consiglio per la Sicurezza Usa a mettere in chiaro la contrarietà degli statunitensi alla scelta italiana di voler aprire le porte alla nuova Via della Seta chiesta da Pechino.
Il National Security Council è infatti il principale organo che consiglia e assiste il presidente degli Stati Uniti Trump in materia di sicurezza nazionale e politica estera, stavolta la presa di posizione nei confronti del governo italiano è ufficiale, dura e non lascia spazio ad interpretazioni.
Una risposta all’annuncio dato ieri dal premier Giuseppe Conte che aveva definito la Belt and Raod Iniziative “un importante progetto di connettività infrastrutturale che il governo di Roma sta studiando e analizzando per appoggiare formalmente l’iniziativa”. Il 21 marzo, intanto, è atteso il premier cinese Xi Jinping a Roma dove incontrerà sia il presidente del consiglio che il Capo dello Stato Mattarella. Il governo giallo-verde dovrà ora decidere come collocarsi. E stavolta – come avvenuto con la Tav – sarà difficile utilizzare soluzioni “creative” per superare l’impasse come avvenuto per la Tav.
Ma nel governo qualcosa si muove. Rispondendo al tweet del Consiglio per la Sicurezza Usa, il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi della Lega, ha accolto le preoccupazioni di Washington. “Condivido le preoccupazioni, non per compiacere i nostri alleati, ma perché è necessario un esame più approfondito sul progetto cinese”. Un messaggio al presidente del consiglio ed anche agli alleati del Movimento 5 Stelle.