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Mattarella, il “rammendatore”

Alla fine ha raddrizzato la barca il Capo dello Stato, trovando un’espressione perfetta per fare sintesi. Da consumato navigatore della politica e delle istituzioni Mattarella ha infilato nel suo discorso pronunciato davanti a Xi Jinping le parole “strada a doppio senso”, riuscendo così a mettere insieme quello che appariva difficile da conciliare, cioè l’interesse cinese (ben evidente) e quello italiano (condizionato da pressioni europee, americane ed interne). Sia chiaro, la frase usata da Mattarella è perfetta ma resta pur sempre un atto di indirizzo, cui dare seguito concretamente non sarà semplice né indolore.

Però va pur considerato che le visite istituzionali sono innanzitutto momenti politici, quindi gli aspetti “simbolici” fanno premio su tutto: la frase del presidente della Repubblica serve a dare il “tono” italiano sulla vicenda, anche perché sul fronte cinese non c’è spazio a dubbi. Ora qui bisogna essere onesti intellettualmente, altrimenti tutto diventa discorso da bar sport. La Cina è il nuovo protagonista della scena globale, ma sin qui si è mostrata quasi esclusivamente interessata alla tutela dei propri interessi (in forte espansione peraltro).

Al punto che, tanto per fare un esempio, a fronte di un Pil cinese di oltre 12 mila miliardi di dollari (dati 2017), cioè sei volte quello italiano, le importazioni in Italia dalla Cina valgono ancora il triplo delle esportazioni, segno inequivocabile del fatto che a Pechino interpretano a loro vantaggio le regole del Wto. Quindi la sfida è una e solo una, cioè trovare un modo per tutelare gli interessi italiani, visto che quelli cinesi sono decisamente in buone mani (le loro). Ecco allora il senso del richiamo di Mattarella, che fa giustizia anche di divisioni nel governo assai marcate e, sostanzialmente, non conciliabili. Fin qui tra Italia e Cina, con l’Italia primo Paese del G7 a sottoscrivere un accordo di questo tipo.

Poi c’è la scena internazionale, non priva di tensioni. Di quelle americane sappiamo bene, ma ora registriamo anche le parole del presidente francese Macron, che dice testualmente: “la Cina è un rivale sistemico dell’Europa, basta ingenuità”. Già l’Europa. Un nano politico in un mondo dominato da quattro giganti. Due ereditati dal secolo scorso (USA e Russia) e due nuovi di zecca (Cina e India). In fondo anche a briscola si gioca in quattro.

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