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Ecco il Memorandum. Ci sono le “Telecomunicazioni” e materie sensibili alla sicurezza nazionale

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E alla fine – come aveva anticipato prima di tutti Formiche.net  oltre dieci giorni fa – la parola “Telecomunicazioni” resta nel Memorandum d’intesa tra Italia e Cina, lì dov’era: al punto 2. “Le Parti – è scritto nel documento -collaboreranno nello sviluppo della connettività infrastrutturale, compresi aspetti quali le modalità di finanziamento, l’interoperabilità e la logistica, in settori di reciproco interesse (quali strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – incluse le energie rinnovabili e il gas naturale – e telecomunicazioni)”.

Il programma è vasto sia andando a leggere il comunicato congiunto finale come pure lo stesso Memorandum of Understanding. Dentro c’è di tutto: dalla sicurezza all’aviazione, dalle tecnologie aerospaziali alle infrastrutture, la logistica, i trasporti marittimi. Con il chiaro ed inequivocabile riconoscimento non solo della Belt and Road Initiative come vettore per scambi economici, ma anche come un pieno riconoscimento geopolitico alle iniziative cinesi. Nei documenti firmati e controfirmati anche temi molto “più spinti” che riguardano tout court le relazioni diplomatiche e geopolitiche, come quando – nel comunicato congiunto – si legge: “L’Italia conferma la sua adesione alla politica di una sola Cina”. Viene da pensare se Pechino con questa clausola non intendesse far schierare il nostro Paese su tutte le dispute nel Mar Cinese Meridionale sui tanti territori contesi in quella parte di mondo con Vietnam, Filippine, Brunei, Malesia e Taiwan.

Poi la chiosa finale del Memorandum, come se i due Paesi avessero firmato tutto, ma allo stesso tempo niente. “Il presente Memorandum d’Intesa – c’è scritto – non costituisce un accordo internazionale da cui possano derivare diritti ed obblighi di diritto internazionale. Nessuna delle disposizioni del presente Memorandum deve essere interpretata ed applicata come un obbligo giuridico o finanziario o impegno per le Parti. L’interpretazione del presente Memorandum d’Intesa deve essere in conformità con le legislazioni nazionali delle Parti nonché con il diritto internazionale applicabile e, per quanto riguarda la Parte italiana, con gli obblighi derivanti dalla appartenenza dell’Italia all’Unione Europea”.

Ora meglio si capisce perché Salvini anche oggi ha sparato una mezza bordata sulla Cina dicendo che “Pechino non è un’economia di mercato”. Insofferenza a cui l’altro vicepremier ha replicato con una risposta molto piccata: “Salvini ha il diritto di parlare, io ho il dovere di fare i fatti”. L’ennesimo strappo all’interno del governo, altre interpretazioni divergenti come avvenuto per la Tav. Eppure, intanto, quei documenti sono già firmati e prevedono impegni ampi. Per tutto il resto ci sarà la golden power, ma anche in quel caso dipenderà dalla volontà delle due compagini di governo su come interpretare e modulare la nostra sicurezza nazionale. In fondo, in quel Memorandum, resta persino la parola “Telecomunicazioni” e se non si tratta di 5G viene difficile capire di cos’altro possa trattarsi.

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