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Ancora missili sulla Striscia di Gaza. Il racconto dal vivo della tregua armata

Gaza

Domenica notte un missile cade su una casa in una cittadina nel centro di Israele, Kfar Saba. Israele risponde con una serie di attacchi aerei contro obiettivi militari di Hamas e Jihad Islamico. La comunicazione delle due organizzazioni terroristiche è un accordo su cessato il fuoco dalle 22:00. Ma già mezz’ora dopo inizia una serie di lanci di missili sui paesi adiacenti alla Striscia, cui Israele risponde con altri attacchi aerei.

L’esercito israeliano muove truppe verso la Striscia, il che può far pensare a una probabile breve operazione di terra con obiettivi in prossimità del confine. In tutto questo Hamas e Jihad Islamico, che coordinano le operazioni contro Israele, dicono a Israele: “se non ci saranno attacchi aerei smetteremo di lanciare missili”. Una singolare dichiarazione, visto che gli attacchi aerei sono la risposta ai lanci di missili.

Ieri un altro missile lanciato dalla parte settentrionale della Striscia è stato intercettato sopra la cittadina costale di Ashqelon. In un articolo pubblicato sul giornale Dunya al-Watan, il “gabinetto di guerra” congiunto di Hamas e Jihad Islamico afferma che il lancio sia opera di una fazione che non è coordinata con le due organizzazioni che dominano gli attacchi anti-israeliani. Nello stesso articolo si citano anche i contatti con gli egiziani, la cui mediazione avrebbe portato a un cessate il fuoco.

Nella maggior parte dei paesi adiacenti alla Striscia oggi è ripresa la routine, una routine che rimane però “tesa”. Gli abitanti del sud di Israele hanno organizzato una manifestazione di protesta per la frustrazione e senso di abbandono – la convinzione è che solo se gli attacchi dovessero arrivare a Tel Aviv allora il governo risponderebbe seriamente.

La nuova ondata di attacchi dimostra che il governo israeliano non ha una politica precisa verso Hamas e Gaza. La speranza in un periodo di calma dopo il flusso di denaro dal Qatar è presto tramontata. Hamas perde la presa sulla popolazione in rivolta, e può provocare Israele per “punire i dissidenti” e per influenzare le prossime elezioni.

La prossima Giornata della Terra il 30 marzo, in cui i palestinesi ricordano le rivolte degli arabi israeliani sulle questioni di proprietà di terreni e case negli anni ‘70, è una data che Hamas vuol forse aggiungere al proprio calendario di “celebrazioni missilistiche”.

Mentre all’ONU si condanna Israele, come di consueto, Hamas e Jihad Islamico stanno preparando le prossime mosse per riprendere il completo controllo sulla popolazione di Gaza e le città israeliane del centro riaprono i rifugi anti-missile

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