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Non solo Tav. Tra Salvini e Di Maio non è crisi di governo, ma di sistema

Ius soli, migranti, riforma della giustizia, linee di indirizzo della manovra economica, liberalizzazione delle droghe, coppie di fatto, adozioni e politiche di genere. Nelle ultime legislature, fatti salvi i ricorrenti procedimenti giudiziari che hanno coinvolto esponenti di governo o dell’opposizione, sono sempre stati questi i temi divisivi per le varie coalizioni che hanno sostenuto gli esecutivi negli scorsi anni. Temi importanti, eppur secondari, a guardarli da una prospettiva più ampia. Questa volta, invece, più che una crisi di governo, quella tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, è da considerarsi a tutti gli effetti una crisi di sistema. In discussione non ci sono solo le grandi opere come la Tav, ma la storica adesione dell’Italia all’ancoraggio euro-atlantico. Sulla Torino-Lione è stata buttata – usando la solita metafora calcistica – la palla in corner, rinviando di sei mesi una decisione definitiva. Dirimente per il governo sembra invece la questione del ruolo che dovrà avere l’Italia in Europa, il rispetto dei patti Nato, le relazioni con le altre super-potenze come Cina e Russia. Temi su cui diverse sono le sensibilità tra i due contractor di governo e che vanno inevitabilmente a impattare sullo storico posizionamento italiano a livello geopolitico.

Il governo Letta è caduto per le contraddizioni interne al Pd, l’esecutivo guidato da Renzi aveva la necessità di mediare con l’Ncd di Alfano solo su tematiche secondarie e lo stesso è poi avvenuto quando a Palazzo Chigi c’era Gentiloni. Solo per restare alla scorsa legislatura, la visione con cui l’Italia prendeva posto nel mondo non è mai stata in discussione. Lo stesso è avvenuto precedentemente per il governo tecnico guidato da Mario Monti.

Questa volta, l’alleanza giallo-verde, sembra invece riportare indietro le lancette dell’orologio a quando il nostro Paese era cerniera tra i due grandi blocchi mondiali: Occidentale e Sovietico. Con la differenza che a quei tempi la nostra classe politica era pienamente consapevole della dicotomia ben visibile tracciata a grandi segni tanto sui libri di geografia che su quelli di storia. Tempi in cui il “compromesso storico” tra la Dc e il Pci degli anni ‘70 aveva comunque delle regole di ingaggio ben precise e una visione per il futuro dell’Italia che procedeva, pur se a strappi, con regole di ingaggio limpide e un indirizzo chiaro a tutti.

La novità rappresentata dall’alleanza grillo-leghista è invece l’incertezza, l’assenza di una visione programmatica sul ruolo da recitare da parte della settima economia del globo nello scenario mondiale. Non si tratta di politica post-ideologica, lì dove vogliono orgogliosamente collocarsi Di Maio e Salvini, ma soprattutto di un’assenza valoriale che rende più complesse scelte che, prima o poi, è necessario conseguire per chi fa politica.

Membri dell’esecutivo si recano a Washington per siglare accordi in ambito Atlantico e contemporaneamente strizzano l’occhio agli investimenti cinesi o ancora assumono posizioni sfumate sulla Russia e, persino, – per restare alla strettissima attualità – sulla crisi venezuelana. Il mondo di oggi ha certamente mutato i suoi equilibri e non è possibile applicare le logiche del passato a quelle attuali. Eppure resta la sensazione che le differenti visioni tra la Lega e il Movimento 5 Stelle abbiano ragioni ben più profonde del semplice “Si” o “No” ad una grande opera come la Torino-Lione. In ballo – come ha ricordato il comunicato del presidente Mattarella al termine del Consiglio Superiore di Difesa – c’è la collocazione dell’Italia nel quadro geopolitico e la decisione sulle alleanze da stringere a livello internazionale per assicurare al nostro Paese una nuova epoca di pace, ricchezza e stabilità. Su questo non è possibile recitare tutte le parti in commedia come è avvenuto sulla Tav.

Non è un caso se questa legislatura è cominciata proprio con la moral-suasion fatta dal Capo dello Stato per la scelta degli uomini da inserire nelle caselle di governo più sensibili ai temi del posizionamento dell’Italia nello scacchiere mondiale. Nodi che, presto o tardi, verranno al pettine e che costringeranno i due partiti di maggioranza ad assumere posizioni sempre più nette. Urge chiarezza. Resta da capire se – come avveniva negli anni della Guerra Fredda – Lega e 5 Stelle ne abbiano la piena consapevolezza. Tav o non Tav sembra questo il tema centrale su cui si ripartirà l’esperienza della legislatura giallo-verde. Ecco perché la crisi tra i due alleati, questa volta, a differenza delle precedenti coalizioni di governo, non può che dirsi sistemica.

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