Sono passate poco meno di due settimane dalle primarie del Pd e già le iniziative portate avanti dal nuovo segretario Nicola Zingaretti, proclamato oggi al vertice del partito insieme a Paolo Gentiloni presidente, sembrano improntate ad un deciso rinnovamento, tanto nelle strategie comunicative quanto nel merito dei contenuti proposti.
Appena eletto, Zingaretti ha ritenuto di dedicare la propria segreteria a Greta Thunberg, la giovane studentessa svedese, molto citata per l’iniziativa di protesta globale sul cambiamento climatico e sulla necessità di intervenire con misure concrete per la salvaguardia dell’ambiente. Una decisa svolta ecologista e orientata alle iniziative di advocacy dei giovani, rispetto alla precedente linea del Pd, che aveva forse smarrito, tra le altre anime, proprio due riferimenti ideali sempre importanti per il partito: “verde” e giovanile. Un modo simbolico molto preciso per guardare a due segmenti elettorali specifici cui il Pd aveva riservato, nel passato recente, poche energie e risorse, spingendo tali settori della società civile verso una diversa collocazione partitica.
In secondo luogo, il primo atto politico di Zingaretti segretario è stato visitare Torino e incontrare il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, che ha portato avanti una lunga battaglia a favore del Treno ad Alta Velocità. Nei termini in cui il neo-segretario del Pd si è espresso, si tratta di affiancare chi si si sta battendo per il futuro dell’Italia “simbolicamente come primo atto di una nuova fase del Pd”.
Più che sostenere le grandi opere – solo in apparente contrasto con l’orientamento green decretato nella dedica della Segreteria alla giovane ecologista svedese – la scelta di vistare Torino si propone di individuare interlocutori concreti e specifici del nuovo Pd, come i movimenti organizzati Sì Tav. Questi ultimi vengono intesi come target elettorali pregiati, ad elevata capacità di organizzazione e mobilitazione delle proprie istanze. Vera espressione di quella società civile organizzata del Nord Italia favorevole ad iniziative di modernizzazione infrastrutturale, la piazza di Torino costituisce un buon target di consenso per il Pd, in virtù della delusione per le scelte in merito del governo gialloverde. L’uscita di Torino si rivolge, quindi, più alle “Madamin” che agli imprenditori del consorzio Telt, o all’establishment del Partito democratico nella Regione Piemonte, pur prossima al rinnovo elettorale, rilevando nei Sì Tav un potenziale elettorale rilevante e pronto per la nuova base del Pd al nord.
Infine, Zingaretti ha rilasciato una dichiarazione rilevante – e in contrasto con l’approccio di alcuni esponenti delle passate segreterie politiche – circa la scelta di cambiare la sede del Nazareno, ormai nota più per le menzioni del relativo “Patto” che per altre motivazioni. Una scelta simbolica di cesura, comunicata con una certa pacatezza scelta da Zingaretti- già cifra gentiloniana nel Pd – nel corso del più consueto salotto televisivo collaterale: Che tempo che fa di Fabio Fazio. L’obiettivo dichiarato è quello di abbandonare il Nazareno per aprire una nuova sede a Roma, con al piano terra una libreria e un coworking da aprire alle ragazze e ai ragazzi, anche per sentirsi dire da questi ultimi se e come il partito stia sbagliando linea e politiche. Un obiettivo ambizioso, che al di là della (seconda) apertura ai giovani come base elettorale, sembra aprire la porta del partito a nuovi settori della società civile, ad elevata mobilitazione cognitiva ed in grado di dialogare a viso aperto e senza intermediazioni con il Pd sul futuro del Paese.
Insomma, nelle iniziative simboliche di Zingaretti si prospetta un modo molto diverso di interloquire con la realtà sociale, quindi, intercettando le forze più attive e innovative del Paese, alla ricerca di una rappresentanza politica differente e, finora, non più di casa nelle precedenti segreterie del Pd.
Alla diversa selezione di simboli e target, tuttavia, corrisponde anche una innovazione nel metodo della comunicazione politica, almeno in questa prima fase. Zingaretti predilige i media tradizionali, soprattutto stampa e televisione, al flusso dei social, su cui presenzia in misura minore e con modalità meno “invasive” rispetto allo stile degli altri leader politici del Pd o dei leader dei partiti di governo. Si tratta di una scelta in controtendenza rispetto alle costanti lodi della disintermediazione digitale e alla persistenza del flusso comunicativo del leader di governo sui social, orientata, con tutta probabilità, a rivolgersi agli elettori fiaccati dalle costanti notifiche di questa continua sollecitazione mediatica. Al tempo stesso si tratta di un vero e proprio rinnovamento rispetto alle modalità di presidio costante di ogni strumento comunicativo portate avanti da Matteo Renzi. Nella comunicazione politica del Pd, insomma, l’inversione della rotta va ben oltre la forma e attiene alla sostanza del futuro del partito guidato da Zingaretti con questo nuovo stile.