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Rinnovabili e gas, il governo lancia il Piano energia e clima per dimezzare le emissioni

Politica energetica che punta verso la decarbonizzazione, riconversione ecologica dell’economia e dei sistemi di produzione. Questo lo spirito del Piano energia e clima dell’Italia – già inviato a Bruxelles – presentato al ministero dello Sviluppo economico dal vicepremier Luigi Di Maio insieme con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, a cui bisogna aggiungere alcuni numeri, specialmente su tre aspetti principali come l’incremento delle rinnovabili fino al 30% dei consumi totali, una notevole riduzione degli sprechi ampliando contemporaneamente di molto l’efficienza, e una posizione di primo piano per il gas.

Il “Piano nazionale integrato per l’energia e il clima” (questa la definizione per esteso) è un documento di 237 pagine e sarà ora aperto alla discussione pubblica, per osservazioni e valutazioni. Anche grazie al lancio del portale di consultazione connesso (energiaclima2030.mise.gov.it): “Uno strumento di dialogo – viene spiegato – su cui gli stakeholder possono fare le proprie proposte”. È strutturato su cinque grandi capitoli: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, e ricerca innovazione e competitività. Il Piano dovrà essere adottato entro il 31 dicembre 2019; ogni due anni bisognerà relazionare alla commissione Ue sui progressi compiuti.

Alla base del Piano – che costituisce lo strumento grazie a cui ogni Stato, in coerenza con le regole europee vigenti e con i provvedimenti del pacchetto Europeo energia e clima, stabilisce i propri contributi agli obiettivi al 2030 su efficienza energetica e su fonti rinnovabili – c’è l’attenzione alla diversificazione delle fonti; con la convinzione che il gas avrà una funzione essenziale nel breve-medio periodo, integrando le fonti rinnovabili sia per le industrie che per le case, soprattutto per l’elettricità (tradotto, vedi, Tap). Si parla di “nuova capacità” di gas ma anche di una analisi specifica da dedicare a un’eventuale decisione di localizzazione di nuovi impianti termoelettrici nel caso la chiusura delle centrali a carbone rendesse necessario intervenire.

“Il Piano per l’energia e il clima è molto ambizioso – ha osservato Di Maio – l’obiettivo è ridurre entro il 2030 le emissioni del 56% della grande industria. La parola chiave è transizione senza shock, e iniziare una riconversione ecologica di tutto il nostro Paese. Il Piano è l’inizio di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Italia. Sul clima o vinciamo tutti o perdiamo tutti, la sfida per il futuro passa da lì”.

I numeri – al netto di modifiche dell’ultimo minuto – puntano a una maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili nei consumi finali lordi al 2030: il target è del 30%; dato a cui dovrebbe fornire un notevole contributo (almeno nelle intenzioni) il trasporto, dove si calcolano i benefici di “6 milioni di veicoli elettrici”. In particolare per l’elettricità la quota di rinnovabili dovrebbe giungere al 55,4%; nel termico al 33%, nei trasporti del 21,6% che, oltre a mezzi elettrici (1,6 milioni “puri” rispetto al totale dei 6 milioni) contano anche di avere impatti positivi dai biocarburanti. Per il ministro Costa si tratta di “un cambio di paradigma del modo di produrre, un cambio che tutela l’ambiente. Il Piano prevede una transizione equilibrata che non lascia indietro nessuno”.

Sul fronte dell’efficienza energetica si prevede una riduzione dei consumi di energia primaria del 43% (rispetto a un obiettivo Ue del 32,5%) e del 39,7% dell’energia finale. Il livello assoluto di consumo di energia previsto al 2030 per l’Italia è pari a 132 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di energia primaria e 103,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di energia finale. Sul versante relativo alle emissioni viene contemplata una riduzione di gas serra del 33% per tutti i settori che non rientrano nell’Ets (cioè nel mercato europeo della CO2), e che sono i trasporti (a parte l’aviazione), residenziale, terziario, industria non energivora, agricoltura e rifiuti. Inoltre, si parla per la prima volta di Valutazione ambientale strategica per capire l’impatto del Piano nel corso dell’anno.

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