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Relazioni euroatlantiche, futuro Nato-Ue e ruolo dell’Italia: valori, priorità, prospettive occidentali

Di Raffaele Volpi

Europa Atlantica” ha certamente colmato un vuoto nel panorama della pubblicistica italiana e non poteva apparire in un momento più interessante per la politica internazionale. Si candida a divenire un autorevole punto di riferimento per il dibattito attuale, di sicuro per un italiano che è cresciuto sotto la protezione dell’Alleanza Atlantica e che ha visto sviluppare l’idea europeista fino al suo massimo splendore nei primi anni 2000.

Confrontarsi sui temi suggeriti da “Europa Atlantica” è adesso tanto più interessante perché la tenuta dei caposaldi su cui l’Occidente ha fondato il proprio sviluppo, la sua sicurezza e l’architettura delle proprie relazioni internazionali non può più essere data per scontata.

Si discute, e molto, di una loro rivisitazione, che sarebbe promossa dalle varie declinazioni assunte dal sovranismo su entrambe le sponde dell’Atlantico, delle quali peraltro non è ancora valutabile l’effettiva portata. La comprenderemo forse meglio a breve, a seguito degli esiti della Brexit e delle prossime elezioni europee.

Soltanto allora, infatti, sarà possibile capire in che misura il nuovo che avanza comporterà la rottura dei vecchi schemi e la creazione di nuovi rapporti tra popolo e istituzioni, statuali e sovranazionali. Di sicuro, diverse istituzioni dovranno essere ripensate qualora il mandato popolare metta in discussione il ruolo delle burocrazie sovranazionali, regionali e globali, non elette e non responsabili del loro operato verso i cittadini.

La delicatezza del processo in atto non può sfuggire. Parliamo infatti di istituzioni che hanno garantito ai Paesi occidentali, tra alti e bassi, decenni di pace, sviluppo democratico e crescita economica e la cui riconfigurazione dovrà tenere conto sia delle istanze elettorali, sia della determinazione di nuovi attori, anche non statuali, a partecipare attivamente alla ridefinizione degli equilibri globali.

Non si tratta tanto di rifiutare ogni forma di multilateralismo per abbracciare forme assertive di nazionalismo, quanto di elaborare capacità di risposta alle aspettative dei popoli e di raccogliere la sfida di coniugare i principi di sovranità, cooperazione regionale ed impegno a livello globale.

Questa sfida non si affronta di certo con la retorica europeista di Paesi che mal celano doppie agende, nazionali ed europee, né con la difesa ad oltranza di schemi post-guerra fredda, né con logiche di competizione tra nazionalismo e globalismo.

La forza dei principi e dei valori delle democrazie ci deve spingere alla condivisione delle idee sui grandi temi, dall’affermazione della dignità del lavoro e dei diritti individuali al rapporto con le burocrazie sovranazionali, dalle relazioni dell’Europa con il continente africano, alla concorrenza con l’Asia dei giganti emergenti. Tenendo ben presente la circostanza che un Occidente diviso fa il gioco della concorrenza.

In tal senso, la Nato permane centrale, legando le due sponde dell’Atlantico in una comunanza di valori, a garanzia non solo della nostra sicurezza e pacifica convivenza, ma anche del nostro sviluppo democratico e sociale. Una comunanza indispensabile a presidio di un blocco di principi condivisi, in grado di contrastare l’avanzata degli estremismi violenti e di competere sulla base del diritto internazionale con potenze che ne mettono invece in discussione la validità, contribuendo alla stabilità di regioni tutt’ora afflitte da crisi endemiche, terrorismo e criminalità.

L’Italia è un attore importante in questo contesto. La nostra capacità di promuovere il dialogo e la cooperazione con gli altri Stati mediterranei, mediorientali e con stessa la Russia (rispetto alla quale sposiamo la causa del rispetto del diritto internazionale con l’apertura al dialogo e al superamento delle controversie) è il valore aggiunto che possiamo offrire all’Alleanza Atlantica.

Allo stesso tempo, il legame transatlantico ci offre la cornice entro cui approfondire collaborazioni industriali ad alto livello tecnologico, per costruirci un ruolo di primo piano nell’Europa post-Brexit, e rafforzare la nostra credibilità in aree di interesse strategico. Una credibilità che si realizza anche con una politica della Difesa e industriale coerente con gli interessi nazionali e il collocamento del nostro Paese negli scenari internazionali. “Europa Atlantica” può aiutare a mettere questi temi al centro del nostro dibattito politico.

Raffaele Volpi, Sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa

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