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Silvio, Matteo e la svolta di Frosinone. Le elezioni in Basilicata e i nuovi rapporti di forza

basilicata

Mentre in Basilicata si vota, i palazzi della politica sono in preda ad una palpabile frenesia, poiché tutto è già diverso dalla primavera dello scorso anno, quando si formò l’attuale Parlamento. È tutto diverso a sinistra, dove la transizione post-renziana si è compiuta con l’arrivo di Nicola Zingaretti alla segreteria del Pd (che alle prossime elezioni europee andrà sensibilmente meglio che alle politiche del 2018), anche se gli assetti dell’area nel suo complesso sono ancora tutt’altro che definiti.

È cambiato molto nel M5S con il trionfo dell’ala “governista” guidata da Di Maio, che però deve fare i conti con un visibile calo di consensi (che in Basilicata sarà micidiale). Ma soprattutto c’è molto di nuovo a destra, per cui vale la pena di concentrarsi un momento per capire cosa sta accadendo.

Ci aiuta un fatto accaduto poche ore fa, cioè l’annuncio del passaggio da Forza Italia alla Lega del sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Sindaco in carica dal 2012, Ottaviani ha una storia di centro, perfetta per riassumere nella sua biografia la parabola forzista di questi anni. Inoltre è il sindaco del capoluogo della provincia in cui è nato (e da sempre esercita la sua influenza) Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo e prossimo capolista di Fi nella circoscrizione del Centro (l’unica dove Berlusconi pare orientato a non candidarsi) per l’assemblea di Bruxelles.

Questo passaggio “di casacca” esplicita in modo eloquente il malessere che c’è (da anni) nel gruppo dirigente “azzurro”, malessere che neppure le enormi dosi di pazienza e buona volontà messe in campo da Tajani sono in grado di arginare. Diciamo la verità: Berlusconi sta sbagliando strategia da anni ed esattamente dal 2011, quando lasciò la guida del governo. Avrebbe dovuto accompagnare da “padre nobile” un cambiamento radicale degli assetti politici della coalizione, anche prendendo in considerazione l’ipotesi di sciogliere Forza Italia. Avrebbe potuto aiutare alcuni dei dirigenti giovani del suo movimento a prenderne la guida, ma si è rifiutato pervicacemente di ammettere che il tempo passa e che lui non è più quello di una volta.

Avrebbe così guidato (a distanza) una nuova fase, dopo le guerre fratricide (do you remember il “che fai mi cacci” di Gianfranco Fini?) che hanno fatto terra bruciata dei vecchi assetti, complice anche l’uscita di scena di Umberto Bossi. Ma il Cavaliere non ha voluto fare nulla di tutto ciò oppure non ha potuto o, terza ipotesi, non ha saputo: il risultato però è identico, poiché oggi Forza Italia è un partito/movimento quasi privo di senso, con ruolo che definirei “né carne né pesce”. È ben evidente quindi chi è il beneficiario di tutto questo, cioè Matteo Salvini.

Il leader della Lega non solo ha ribaltato gli storici rapporti di forza (Bossi prendeva molti, ma proprio molti, meno voti di Berlusconi), ma soprattutto esercita la sua leadership trattando il suo alleato (che è tale solo a livello locale) come un vero e proprio vassallo, fino al punto da violare (pochi giorni fa) anche il “totem” simbolico della coalizione, cioè le riunioni a casa del Cavaliere. Già, perché l’ultimo vertice si è svolto a casa di Salvini, per ironia della sorte proprio nella palazzo alle spalle della residenza romana dell’ex presidente del Milan. Il leader della Lega è oggi fortissimo, ma anche politicamente molto solo (condizione che non si può reggere a lungo).

Anche perché il Pd tornerà a farsi sentire e nel M5S i sentimenti anti-leghisti sono in crescita esponenziale. Quindi serve un nuovo assetto del centro- destra, capace di archiviare le cose come le abbiamo conosciute dal ’94 a oggi. Serve perché esiste un’area moderata, di piccola borghesia delle professioni, che aspetta solo un segnale forte per mobilitarsi (sono centinaia gli amministratori locali senza patria in giro per l’Italia). A questa Italia il movimento fondato dal Cavaliere ormai 25 anni fa non è più in grado di dare risposte, anche perché è cambiato tutto nel frattempo (la campagna elettorale si fa più sui social che in Tv).

Per inerzia qualcosa accadrà, ma Berlusconi dovrebbe (innanzitutto verso se stesso) esserne promotore, non ostacolo. Lo farà? È molto improbabile.

Ma con il Cav non si sa mai…

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