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Tav, Tap, EastMed. La politica dei due forni del governo gialloverde sulle infrastrutture

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I cambiamenti in atto nel Mediterraneo impongono di considerare le opportunità che l’Europa del Sud potrebbe cogliere grazie alla sua posizione geografica, con un ruolo da protagonista nel riassetto degli equilibri internazionali geopolitici ed energetici. Contemporaneamente nel Mediterraneo si stanno giocando le partite decisive legate alla sicurezza e agli interessi economico-sociali dell’intero pianeta: Siria, Libia, Egitto e Tunisia. Sarebbe auspicabile, pertanto, la realizzazione di un sistema di infrastrutture all’avanguardia che possa permettere all’Europa del Sud di farle acquisire un maggiore potenziale in termini di efficienza e di sicurezza.

Tutte condizioni imprescindibili, queste, per conferire all’Europa meridionale una più ampia sovranità per sviluppare e rendere operativo il quadro delle reti Ten che permettono di seguire, intercettare e indirizzare i nuovi trend geoeconomici e geopolitici, dai quali il Mediterraneo allargato non può essere escluso, pena la perdita per l’intera Europa di un hub straordinario per riconquistare un ruolo centrale nel traffico commerciale marittimo e nella gestione degli approvvigionamenti energetici.

I lavori di ampliamento dei Canali di Suez e di Panama, infatti, hanno evidenziato ancora una volta il ruolo strategico delle connessioni marittime, sulle quali l’emersione di nuovi protagonisti sulla scena mondiale stanno determinando profondi cambiamenti, con la messa in opera di investimenti infrastrutturali, che avranno ripercussioni sul sistema delle relazioni economiche e geopolitiche degli Stati, come il grande progetto della Nuova Via della Seta, ideato da Pechino con l’obiettivo di avvicinare la Cina al continente euroasiatico, nonché di sviluppare quelle zone dell’entroterra rimaste arretrate rispetto alla fascia costiera. Il Mediterraneo e l’Italia, quindi, sono il crocevia delle nuove sfide energetiche che contrapporranno Europa, Russia, Israele e Paesi Arabi, e non dovrebbero sprecare questa occasione per rivendicare un ruolo strategico nelle dinamiche geopolitiche internazionali.

Eppure l’Italia gialloverde sembra non avere compreso appieno questa opportunità, e al di là delle tensioni interne al governo quello che emerge chiaramente è solo una grande incertezza. E si sa la mancanza di chiarezza allontana gli investitori, soprattutto se il Paese continua a difettare nella certezza dei tempi e nel rispetto dei diritti acquisiti (vedasi la lunga diatriba tra il governo e l’imprenditore indiano Laksmi Mittal su Ilva), e a comunicare ad intermittenza (il premier Conte che una settimana fa sul Sole 24 Ore annunciava lo sblocco di tutti i cantieri è la stessa persona che ieri ha affermato che la Tav non è poi così conveniente?) I no alle infrastrutture, però, non sono tutti uguali.

Se sul no a infrastrutture come Tav e Tap insiste molto la componente ideologica di una parte del governo, il contrasto ad EastMed, il più grande gasdotto sottomarino del mondo che dovrebbe portare nel nostro Paese il gas naturale off shore dei giacimenti di Israele e Cipro, è nei fatti il riconoscimento di una relazione implicita con la Russia, Paese che con EastMed dovrebbe fare fronte ad un’Europa più autonoma sotto il profilo energetico. La realizzazione del gasdotto e le nuove alleanze energetiche, infatti, cambieranno i rapporti di forza all’interno dello scacchiere energetico mondiale. Se da una parte, infatti, l’Europa sarà sempre meno dipendente dalla Russia, dall’altra questa influenza costituirà un contrappeso al potere arabo, e va ad inserirsi nella complessa dinamica delle infrastrutture energetiche in fase di realizzazione tra il Caspio e l’Europa.

Questo pericoloso gioco al massacro, nel quale alla vigilia delle elezioni europee l’Italia sembra avere il ruolo del carnefice a lungo invece interpretato dall’ingordigia tedesca di guidare e comandare su tutti i processi, ci consegna una sola certezza: l’indebolimento dell’Europa. Incapace di elaborare una chiara strategia di politica industriale (il regalo del Porto dei Pireo ai cinesi è stato quanto di più miope e pericoloso poteva elaborare l’Europa), il Vecchio Continente è in balia degli eventi, privo di identità e di una guida politica ed economica, il bersaglio perfetto per applicare la strategia cinese che Sun Tzu aveva già descritto con la famosa affermazione soggiogare il nemico senza combattere. Il senso della prossima visita di Xi Jinping in Italia e Francia è tutto qui.

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