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Su Tercas l’Italia la spunta sull’Europa. Vinto il round con la Commissione Ue

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Per una volta Italia 1 Europa 0. Se poi la partita sono le banche, allora il risultato è ancora più pesante. Secondo al giustizia europea il salvataggio di banca Tercas da parte del Fonto interbancario per la tutela dei depositi, concluso nel 2016, non fu aiuto di Stato. E per questo il Tribunale Ue ha annullato la decisione dell’antitrust comunitaria, che aveva erroneamente ritenuto che le misure a favore dell’istituto abruzzese presupponessero l’uso di risorse statali. Il motivo è semplice: i 300 milioni accantonati per andare in soccorso alla banca, erano soldi versati dalle banche stesse, per la precisione dal 90% del sistema bancario italiano. Il Fondo poggia infatti sullo schema volontario di adesione: l’istituto che decide di aderire e mettere la sua quota di salvataggio, può farlo liberamente. Dunque, nessuna regia di Stato, come sostenuto invece dalla Commissione europea, la quale non è riuscita a dimostrare con le sufficienti prove, la sua accusa.

Il caso risale al 2013, quando la Banca popolare di Bari (Bpb) evidenziò l’interesse a sottoscrivere un aumento di capitale della Banca Tercas, sottoposta dal 2012 al regime di amministrazione straordinaria a seguito di irregolarità constatate dalla Banca d’italia. Tra le condizioni poste dalla popolare per tale operazione c’era la copertura da parte del Fondo interbancario del deficit patrimoniale della Tercas nonché la realizzazione di una revisione dei conti della stessa banca. Il Fondo, come noto, è un consorzio di diritto privato tra banche, che dispone della facoltà d’intervenire a favore dei suoi membri, non solo a titolo di garanzia legale dei depositi, ma anche su base volontaria. Un’operazione, quella  riguardante Tercas, alla quale aderì il 90% degli oltre 200 istituti di credito consorziati e tra gli istituti aderenti risultarono anche le quattro good bank regionali risanate, ovvero le nuove Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e e Cariferrara.

Ma l’Europa subito dopo si è messa di traverso. La commissione Ue nel 2015 ha aperto un’indagine approfondita a causa dei dubbi sulla compatibilità con le norme dell’Unione in materia di aiuti di stato. Con decisione del 23 dicembre 2015, l’Antitrust europeo aveva concluso che le misure costituivano un aiuto di stato cui l’Italia aveva dato esecuzione a favore di Tercas. Oggi però tali decisioni sono state ribaltate dalla giustizia di Bruxelles. Per la quale lo stesso governo comunitario “non ha dimostrato che i fondi concessi a Tercas a titolo di sostegno del Fitd fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane”. In particolare la Corte del Lussemburgo spiega nel motivare la decisione come “spettava alla Commissione disporre d’indizi sufficienti per affermare che tale intervento è stato adottato sotto l’influenza o il controllo effettivo delle autorità pubbliche e che, di conseguenza, esso era, in realtà, imputabile allo Stato. Nel caso di specie, la Commissione non disponeva d’indizi sufficienti per una siffatta affermazione”.

L’associazione bancaria, che ha sempre sostenuto l’assoluta volontarietà dell’operazione Tercas, non ha potuto che gioire della decisione della Corte Ue. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e dal direttore generale, Giovanni Sabatini. “Quell’intervento era totalmente legittimo e ora il Tribunale europeo lo dimostra: così erano pure legittimi gli interventi pensati dal Fondo interbancario per le quattro banche, predisposti innanzitutto per la Cassa di Risparmio di Ferrara, ma bloccati dalla Commissione europea in modo illegittimo, come ora evidenziato dal Tribunale Ue”. Patuelli e Sabatini chiedono, dopo questa sentenza, che la Commissione Europea rimborsi i risparmiatori e le banche concorrenti danneggiate dalle conseguenze delle sue non corrette decisioni che hanno imposto nel 2016 la risoluzione delle quattro banche e altri interventi di salvataggio bancario più onerosi delle preventive iniziative del Fondo che da questa sentenza del Tribunale europeo trae nuova legittimità per recuperare in pieno le sue funzioni statutarie.

 

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