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Vivendi si arrende, dentro Tim ritorna la pace. Per ora

Il colpo di scena, per una volta, c’è stato. A un anno dallo storico ribaltone che ha messo a soqquadro il board, mettendo all’angolo il primo azionista Vivendi (qui un recente focus), dentro Tim torna la calma. L’assemblea degli azionisti di questa mattina doveva sancire la definitiva sconfitta dei francesi, che in un punto dell’ordine del giorno chiedevano la revoca di cinque consiglieri, espressione del fondo Usa Elliott, perno del blocco di soci (con Cdp al 10%) anti-francese. E invece no, Vivendi ha giocato d’anticipo chiedendo agli azionisti di rinunciare al voto sulla richiesta di revoca dei membri in quota Elliott. Richiesta accolta in serata dall’assemblea con il 95,35% dei voti.  “Abbiamo deciso di non proseguire con la nostra proposta”, ha spiegato il rappresentante della media company. Nel suo intervento, la rappresentante dell’azionista francese ha spiegato che Vivendi “ha investito 4 miliardi in Tim e crede nelle potenzialità di Tim” e che il suo intento ora è quello di “ristabilire un clima collegiale e collaborativo”.

Quella di Vivendi appare a tutti gli effetti una resa incondizionata a Elliott. La proposta dei francesi non sarebbe mai passata, perché negli ultimi giorni il grosso degli analisti e degli advisor avevano dato indicazioni precise sul voto in assemblea: dire di sì a Elliott e no alla media company di Vincent Bollorè, che comunque, giova ricordarlo, rimane il primo azionista del gruppo tlc. Ma la notizia arrivata da Rozzano è comunque positiva, per almeno due ragioni. Primo, dopo un anno di guerra senza esclusione di colpi tra i due soci americano e francese, l’ex Telecom può finalmente lavorare all’attuazione del piano industriale con maggiore serenità. Non bisogna dimenticare che uno dei cardini del piano è la creazione di una società unica della rete, insieme al player pubblico (50% Cdp e 50% Enel), Open Fiber. Il passo indietro dei francesi non può a questo punto che accelerare il progetto peraltro caro all’esecutivo gialloverde.

Da domani dunque il cda e i soci potranno iniziare a negoziare una trattativa più ampia, che passerà da una riforma della governance del gruppo. Del resto Cdp, che è il secondo azionista dopo Vivendi ed è quello che è destinato a fare da ancora per gli investitori, non ha nemmeno un rappresentate in consiglio e, formalmente, non ha contribuito a esprimere il management, né il piano del gruppo. Quanto durerà la tregua e a cosa porterà il negoziato si vedrà, intanto oggi lo scontro è stato evitato e i francesi sono venuti a più miti consigli. Seconda questione, la Borsa. Negli ultimi mesi il titolo dell’ex monopolista ha sofferto molto sui listini, registrando più volte scivoloni. Ma non appena diffusa la notizia del dietrofront francese, il titolo Tim ha subito strappato, portandosi al +3,5%, tra i migliori di Piazza Affari per poi ripiegare al 2%.  Il mercato insomma sembra apprezzare le aperture dei soci alla possibilità di un ritrovato clima di serenità in consiglio.

La proposta di rinunciare al voto sulla revoca dei consiglieri è stata accolta favorevolmente dal presidente di Tim  Fulvio Conti. “Vivendi si conferma un azionista importante e indispensabile per il futuro dell’azienda. Abbiamo espresso l’intenzione di lavorare insieme in coerenza, con obiettivo di creare valore per l’azienda nell’interesse di tutti gli azionisti”. Soddisfatto, naturalmente anche il numero uno di Tim, Luigi Gubitosi, che adesso può guardare all’attuazione del piano con maggior tranquillità. “Il mio auspicio”, ha spiegato Gubitosi, “è che si lavori insieme, e sono sicuro che in futuro migliorerà sempre di più questa coesione, e si ricreerà un clima di fiducia e di cooperazione lavorando tutti insieme per lo stesso obiettivo. L’obiettivo che, ripeto, è quello di permettere all’azienda di esprimere tutta la sua potenzialità e di dare un suo contributo al Paese e la soddisfazione agli azionisti. Sono convinto che il piano avrà successo, migliorerà il ritorno sul capitale, stabilizzerà i ricavi, taglierà i costi e avrà un uso attento del capitale, anche attraverso una serie di accordi che permetteranno di ottimizzare gli investimenti”.

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