Alcune immagini scattate il 22 febbraio da DigitalGlobe e pubblicate dalla National Public Radio hanno mostrato movimenti di grandi veicoli attorno al sito missilistico di Sanumdong, appena fuori Pyongyang. Secondo alcuni esperti potrebbero essere il segnale che la Corea del Nord si sta preparando per lanciare in orbita un satellite.
JUST IN: North Korea may be preparing to launch a missile or space rocket, based on satellite images shared exclusively with NPR. https://t.co/OllSw7ZYHf
— NPR (@NPR) 8 marzo 2019
Da qualche giorno girano rumor del genere: per esempio, secondo altre immagini satellitari ottenute dal sito analitico 38 North (progetto della Johns Hopkins University guidato dall’ex quadro del dipartimento di Stato americano Joel Wit, e creato con l’obiettivo di essere il riferimento mondiale sulla realtà chiusa del regime asiatico) Pyongyang avrebbe iniziato a rimettere in funzione la Sohae Satellite Launching Station di Tongch’ang-ri. Sohae è stata in parte smantellata dopo l’inizio della fase negoziale tra Corea del Nord e Stati Uniti, che però è attualmente bloccata dopo che l’ultimo vertice in Vietnam tra Donald Trump e Kim Jong-un è finito senza risultati.
La possibilità del lancio e/o della riattivazione delle stazione spaziale è piuttosto interessante perché non è nuova la tecnica nordcoreana (ma non solo, per esempio anche l’Iran lo fa) di camuffare con scopi civili, in questo caso la messa in orbita di un satellite, attività dal risvolto militare. Il missile usato per la missione infatti potrebbe essere uno di quelli in grado di trasportare anche testate nucleari, e quindi il lancio rappresenterebbe una sorta di test di un mezzo balistico. Ma anche qui, val la pena sottolineare che diversi dei vettori usati per piazzare in orbita satelliti di solito non sono adatti per essere utilizzati come missili a lungo raggio.
Kim e Trump – il primo per dimostrare la propria sincerità all’interno del dialogo, l’altro invece per dimostrare la bontà dello sforzo politico-diplomatico che s’è intestato – usano entrambi lo stop dei test come elemento positivo. Effettivamente, rispetto al 2017, quando Pyongyang alternava con cadenza quasi mensile test missilistici e nucleari, il 2018 è stato un anno calmissimo. Un blocco che ha accompagnato la fase negoziale, ragion per cui se il Nord dovesse procedere a nuovi lanci sospetti potrebbe indicare che questi colloqui stanno subendo un annacquamento.
Venerdì, Trump ha esplicitamente detto che sarebbe rimasto “deluso” se la Corea del Nord dovesse decidere di condurre altri test (all’inizio della settimana l’amministrazione statunitense ha dichiarato che anche il lancio per mettere in orbita satelliti sarebbe stato visto da Washington, in questo momento, in contrasto con gli impegni che Kim ha preso col presidente Trump).
Prudenza è la parola d’ordine comunque: anche perché finora il regime nordcoreano si è fondamentalmente dimostrato sincero su questo aspetto (meno magari in altri che riguardano il quid generale della denuclearizzazione, argomento nevralgico al centro dello stallo nei colloqui).
Tuttavia è possibile che la Corea del Nord possa mettere alla prova gli Stati Uniti dopo che i colloqui ad Hanoi si sono interrotti, sperando che Washington offra un qualche accordo migliore di quello discusso in Vietnam con cui evitare il lancio, e dunque evitare di rovinare il lavoro fatto finora in cui Trump ha investito diverso capitale politico (è anche una questione di immagine per il presidente, dopo il naufragio del faccia a faccia con Kim, che potrebbe usare questa leva).