Contatti formali tra il Viminale e il governo maltese, con l’ambasciatrice de La Valletta ricevuta stamattina al ministero dopo il caso del mercantile dirottato. L’occasione è ritenuta utile per aprire una nuova fase di collaborazione tra i due Paesi. A breve verranno elaborate proposte concrete per intervenire contro l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo.
Un chiarimento – fanno sapere fonti del Viminale – dopo un rapporto spesso complesso tra i due Paesi del Mediterraneo. L’Italia impiega uomini, risorse economiche e mezzi per aiutare Malta, ma spesso non ne ha ottenuto nulla in cambio. Stavolta invece La Valletta – sul mercantile dirottato a largo di Tripoli e diretto verso le coste maltesi – non ha potuto far altro che fare il proprio dovere senza mettere in imbarazzo l’Italia.
Non sempre è andata così, La Valletta per mesi si è rifiutata di collaborare con le autorità italiane nella gestione degli sbarchi. Una guerra di nervi partita almeno dallo scorso giugno. Diversi i casi documentati dalle autorità italiane del diniego della guardia costiera maltese nel prestare i soccorsi ai gommoni carichi di migranti in difficoltà nelle acque territoriali di loro competenza. Non solo, ma più di una volta, oltre a non assolvere ai salvataggi, La Valletta ha indirizzato i barchini verso le coste siciliane fornendo ai migranti anche giubbotti di salvataggio, benzina e derrate alimentari per completare il viaggio fino in Italia. La conferma di una situazione divenuta ormai insostenibile è giunta anche dai magistrati di Palermo che si sono occupati del caso più spinoso tra Italia e Malta, quello della nave Diciotti. “È inconfutabile – hanno certificato i giudici di Palermo – che le unità navali italiane hanno compiuto una attività di soccorso e salvataggio in sostituzione delle autorità maltesi, sulle quali gravava il dovere primario di intervenire, non soltanto nella formale qualità di titolare del coordinamento, ma soprattutto perché la fase di allarme di pericolo si è verificata ed è stata dichiarata nell’area Sar di sua pertinenza”.
IL PARADOSSO
Le autorità maltesi non collaborano, eppure le relazioni tra i due Paesi sono state sempre di forte collaborazione con la sottoscrizione di diversi accordi bilaterali attraverso i quali Roma ha spesso aiutato La Valletta nei momenti di maggiore difficoltà. Ancora oggi vige una missione congiunta con militari italiani impegnati anche sul territorio maltese. «Una missione contratta e ridisegnata – viene spiegato dallo Stato Maggiore della Difesa italiana – per consentire la disponibilità a domicilio di specialisti nei settori Land/Navy/CP-CG/Air in grado di fornire consulenza all’esercito maltese ed elaborare i progetti di cooperazione da sviluppare poi in Italia, ovvero a Malta». In pratica il nostro governo offre supporto all’esercito, alla Marina e all’aviazione di Malta. Un’attività di sostegno alle autorità dell’isola che si sostanzia ancor di più proprio in tema di gestione dei servizi di Ricerca e Soccorso (S.A.R.), «inclusa – indica la Difesa italiana – la formazione dei piloti e degli aerosoccorritori e soprattutto all’addestramento sia di base che avanzato di aliquote del personale delle Forze Armate, nonché all’addestramento tecnico-militare di componenti della Polizia». Fino a poco tempo fa, a titolo gratuito, l’Italia offriva anche la disponibilità di cinque o sei posti presso le Scuole militari e propri centri di addestramento agli ufficiali maltesi.
GLI SBARCHI
Per anni l’Italia si è sostituita a Malta, come ad esempio quando venne introdotta la missione navale Mare Nostrum per effettuare i salvataggi al largo delle coste libiche. Soluzioni dettate anche dal buon senso dal momento che la piccola isola del Mediterraneo non avrebbe mai avuto e non ha le capacità di poter reggere l’onda d’urto di un massiccio flusso di migranti. Stavolta – per il caso del mercantile – il governo maltese non ha fatto ostruzionismo nei confronti dell’Italia. Il tutto mentre gli sbarchi verso le coste italiane continuano a calare e sono ormai prossimi allo zero, ovviamente c’è da augurarsi che le situazione in Libia resti di calma relativa in attesa della conferenza che l’Inviato Onu Salamé ha organizzato per metà mese. L’estate è vicina.