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Zingaretti e Sala: c’è acqua su Marte

Zingaretti

Ieri la manifestazione a Milano, oggi i gazebo per la segreteria del Pd. Due buone giornata per la sinistra italiana, che si dimostra viva e (forse) in uscita dalla lunga convalescenza del post-renzismo. È una sinistra vincente quella andata in scena nelle ultime 48 ore?

Neanche per sogno, come ha più volte ricordato giustamente Salvini (6-0 per il centro-destra in tutte le consultazioni locali svoltesi da marzo 2018, con passaggio di consegne in regioni importanti quali Abruzzo, Friuli e Sardegna), anche perché con elevata probabilità sarà di nuovo il candidato di sinistra a perdere in Basilicata e in Piemonte (cioè i due prossimi governatori da eleggere).

Però è una sinistra capace di tornare in piazza con dignità e capace di mobilitarsi con numeri importanti per scegliere il suo nuovo leader. Ma, soprattutto, è una sinistra che pare aver ritrovato una certa serenità, dopo anni di indecorose e tafazziane beghe interne. Zingaretti sarà a breve il nuovo segretario del Pd (salvo sorprese, scriviamo a gazebo aperti) e questa è una buona notizia per la sua parte politica.

Lo è perché arriva alla guida del partito un amministratore di solida esperienza, da quindici anni al vertice di istituzioni locali (pur se a Roma, motivo di perplessità per molti elettori futuri). Lo è perché Zingaretti appartiene alla nobiltà post-comunista della sinistra italiana, componente che non tollera intrusioni (come ben sanno Prodi e Renzi, fatti a pezzi proprio da quell’area politica). Lo è perché il carattere del governatore del Lazio è inclusivo e scarsamente vocato all’avventura solitaria all’insegna del “leader maximo”, requisito essenziale per svolgere un lavoro di rammendo che sarà complesso e doloroso, come dimostra il fatto che Renzi ha continuato in questi giorni a marciare, libro alla mano, per la sua strada.

Insomma Zingaretti è quello che ci vuole in questo momento per il Pd (partito che comunque dovrà chiedersi se ha ancora un senso in quanto tale): un mediano di talento. Siccome però i gazebo arrivano dopo la manifestazione di sabato a Milano non si possono dividere i due fenomeni, anche perché marciano nella stessa direzione. Già perché nella città che vale il 10 % del Pil è ieri andata in scena la miglior manifestazione “di sinistra” da molti anni a questa parte (lo ha capito anche Landini, non a caso presente con massima evidenza).

Qui però occorre parlar chiaro: sui temi dell’immigrazione “à gauche” sono stati fatti errori madornali negli ultimi anni, che l’elettorato di tutta Europa sta sanzionando con mazzate pesantissime (come vedremo assai bene anche nel voto di maggio prossimo). Una sinistra salottiera e spocchiosa ha blaterato di immigrazione dalla piazzetta di Capalbio all’ora dell’aperitivo, mentre nei quartieri popolari andava crescendo una incazzatura semplicemente monumentale, pronta a riversarsi, come logicamente accaduto, sui Salvini e sugli Orban. Questo fenomeno non finisce con la manifestazione di sabato e chi lo pensa è semplicemente un cretino.

Però la sinistra ora torna al tavolo, aiutata (in Italia) da un governo che sembra in preda ad una crisi di nervi, con una componente (il M5S) che ha già perso in otto mesi al potere un terzo dei suoi voti. A Milano poi ha “messo il cappello” sulla manifestazione il sindaco della città, quel Beppe Sala che certo a sinistra sta, ma lo fa molto, anzi moltissimo, a modo suo. Sala e Zingaretti sono diversi come il sale e lo zucchero. Possono senz’altro litigare, ma possono anche trovare un modo per andare d’accordo.

E allora ne potrebbe nascere qualcosa di nuovo e anche interessante, proprio mentre Salvini decide cosa farne di un governo che ormai gli va stretto da tutte le parti. Insomma c’è acqua su Marte. Ed è già qualcosa, vista la recente storia della sinistra di casa nostra.


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