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Perché la politica si schiera con Cairo sulla polemica del derby di Torino

Di Luca Tacci
cairo

“Noi siamo da secoli Calpesti, derisi Perché non siam Popolo, Perché siam divisi Raccolgaci un’Unica Bandiera, una Speme Di fonderci insieme Già l’ora suonò”. Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani, di ormai due secoli fa, evidentemente si sbagliava. Noi italiani siamo invece capaci di dividerci su tutto, persino – polemica degli ultimi giorni – sulla data per disputare una partita di calcio. È quello che sta accadendo a Torino dove la decisione di disputare il derby della Mole tra i granata e i bianconeri sta diventando un vero e proprio caso di Stato.

La situazione è questa: la partita tra Torino e Juventus era prevista, da calendario, per domenica 5 maggio. La Juve sarà però impegnata il giorno 7 per le semifinali di Champions qualora riuscisse a superare – e i presupposti ci sono tutti – i quarti di finale contro gli olandesi dell’Ajax. La Lega Serie A, per regole stabilite, impone che devono passare tre giorni tra una gara e l’altra, ragione per cui il derby contro il Torino è ricaduto il 4 maggio. Fatalmente, il giorno dell’anniversario della strage di Superga.

In un Paese normale non ci sarebbero stati problemi, ma evidentemente non è così. Certo, pesano anche gli indecenti cori e gli inqualificabili striscioni della tifoseria bianconera che più volte negli ultimi anni ha ingiuriato le vittime di Superga che hanno suscitato polemiche anche nei confronti del presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Ecco così l’infuriarsi della polemica: a partire dal presidente granata Urbano Cairo che ha intimato alla Lega Calcio di cambiare data allineandosi alle richieste della sua tifoseria, in particolare quella della curva Maratona, che ha diffuso un comunicato invitando la tifoseria granata a non presentarsi allo Juventus Stadium il giorno del derby. E poi, come da tipico canovaccio all’italiana, non si è fatto attendere persino un comunicato del “Toro club Montecitorio”, gli immancabili parlamentari-tifosi che hanno condiviso “pienamente l’iniziativa del presidente Cairo”, aggiungendo di comprendere “le esigenze del calcio moderno ma ritenendo di individuare una data alternativa per permettere alla comunità granata di poter celebrare degnamente una giornata di lutto che riguarda comunque tutto il mondo dello sport italiano”. Messaggio recapitato a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo Sport.

Un asse sport-politica-imprenditoria che in Italia va sempre assai di moda. Sarà un caso che nei giorni scorsi si vociferava nei corridoi del Transatlantico – tanto per rendere l’idea delle particolari connessioni esistenti – di una possibile nomina di Giuseppe Ferrauto, uomo vicinissimo a Cairo, per un ruolo nel governo gialloverde? Non riteniamo che Ferrauto ne abbia così tanta voglia.

Del resto fa comodo vellicare le passioni dei tifosi a costo zero, tanto più se l’obiettivo ultimo è – probabilmente – quello di ingraziarseli a scopi elettorali, essendoci tra l’altro presto le elezioni regionali in Piemonte.

Ma siamo sicuri che il Torino calcio abbia comunicato alla Lega l’indisponibilità della propria squadra a giocare il 4 maggio questa estate? E visto che quest’anno ricorre il settantesimo anno della tragedia di Superga, è possibile che la Lega calcio non sia a conoscenza di questa data così importante?

Il 4 maggio non dovrebbe essere una giornata di lutto, – come pure scrivono gli ultrà granata trovando l’appoggio del proprio presidente e persino dei parlamentari – ma una giornata di memoria. Il 4 maggio dovrebbe essere la giornata in cui tutti i tifosi italiani possano rendere omaggio a quel Grande Toro, tutti uniti – da Nord a Sud – sotto un’unica bandiera che è quella dello sport per celebrare con gioia quella mitica squadra che tornando da Lisbona, per una gara organizzata a scopi benefici, trovò la morte schiantandosi con l’aereo G-212 sulla Basilica di Superga.

Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Émile (detto Milo) Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Roger (detto Ruggero) Revelli Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Romualdo Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pierino Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Július (detto Giulio) Schubert. Dovrebbe essere doveroso ricordare quei 18 splendidi calciatori che trovarono la morte nella tragedia di Superga quel 4 maggio 1949 insieme a tutte le altre vittime. Dovremmo ricordarle con il sorriso, senza divisioni e, soprattutto, senza alimentare queste differenze per scopi secondari.

Se Mameli ritornasse per un giorno in vita probabilmente, due secoli dopo, sarebbe costretto a scrivere quegli stessi versi. Calpesti, derisi, perché siam divisi.

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