Lo scoop è notevole: in Italia ci sono (solo) 90mila immigrati irregolari. La fonte è la più autorevole: il ministro dell’Interno. Matteo Salvini, in una conferenza stampa al Viminale, ha snocciolato le cifre dal 2015 che si concludono con un numero “molto più basso di quello che temevo” e di quello che “qualcuno sta narrando in questi giorni”, cioè i 500mila o 600mila di cui si discute da anni. Dunque, dal 2015 gli immigrati sbarcati in Italia sono stati circa 478mila di cui 268.839 certificati in diversi Stati europei che stanno chiedendo all’Italia di riprenderseli in quanto Paese di prima accoglienza. L’Italia ne ha già ripresi 32mila, con i quali si era dunque toccata la cifra di 300mila immigrati che erano riusciti a dirigersi verso altre nazioni, e Salvini ha ribadito che di ulteriori riaccoglimenti non si parlerà prima di una discussione complessiva sui confini esterni dell’Unione europea. Inoltre, nelle varie strutture di accoglienza sono presenti circa 119mila immigrati rispetto ai 184mila del 1° gennaio dell’anno scorso. Fatte addizioni e sottrazioni, mancano all’appello circa 90mila soggetti di cui non c’è traccia. “Numeri inconfutabili” secondo il ministro.
Quest’anno gli sbarchi sono calati del 92,5 per cento rispetto all’anno scorso: 666 arrivi anziché 8.930 e le persone allontanate sono state 5.568: 2.053 rimpatriati, 437 riammessi nei Paesi di provenienza e 3.078 respinti alla frontiera. Il ministro ha anche fatto il punto sui Cpr, i centri permanenti per il rimpatrio: un anno fa erano disponibili 425 posti, oggi sono 672, tra qualche settimana se ne aggiungeranno 250 tra Bari, Roma, Torino e Potenza ed entro ottobre si conta su altri 400 tra Gradisca d’Isonzo, Milano, Macomer e Modena, per un totale di poco superiore a 1.300 posti. “Se non ho posti per espellere, non posso espellere” ha commentato Salvini confermando il lavoro in corso con la Nigeria e con altri Paesi africani e annunciando per il 30 aprile un viaggio in Tunisia allo scopo di rinforzare la già positiva collaborazione.
Fin qui la secca cronaca che però offre diversi spunti di riflessione. È inevitabile che la cifra di soli 90mila clandestini lasci diversi dubbi, a cominciare banalmente dal fatto che anche prima del 2015 in Italia erano arrivate delle persone che sono ancora qui irregolarmente. È anche inevitabile ricordare quello che la Lega aveva inserito nel contratto di governo: “Occorre prevedere l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani. Ad oggi sarebbero circa 500mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria”. Parole che il Movimento 5 Stelle ha immediatamente rinfacciato a Salvini aggiungendo l’immigrazione ai tanti temi su cui la spaccatura tra alleati si allarga ogni giorno di più. Proprio sulle mancate espulsioni nei giorni scorsi c’erano state punzecchiature dal Movimento.
La Fondazione Ismu ha calcolato 533mila irregolari in Italia e uno studio dell’Ispi ne ha aggiunti 140mila per effetto del crollo della protezione umanitaria a seguito del Decreto sicurezza per un totale ipotizzato di circa 670 immigrati irregolari nel 2020. Improvvisamente questi numeri sono campati per aria? La cifra di soli 90mila clandestini appare poco realistica e invece, non potendo portare all’incasso dell’elettorato le espulsioni promesse durante la campagna elettorale dell’anno scorso, a poche settimane dalle elezioni europee sembra evidente che il leader leghista abbia deciso di offrire cifre straordinariamente positive che nessun elettore analizzerà in dettaglio.
Un discorso collegato è quello dei centri per le espulsioni. Salvini ha vantato il raggiungimento di poco più di 1.300 posti tra sei mesi. Era lo stesso obiettivo di Marco Minniti che inutilmente cercò di convincere Regioni e Comuni a ospitare qualche Cpr. Nel contratto di governo Salvini scrisse che ne servirebbe uno in ogni regione e si sta scontrando con quell’inciso: “Previo accordo con la Regione medesima”. L’italiano medio continua a ragionare così: dovete espellere gli immigrati irregolari, ma nel frattempo non li voglio vicino a casa mia. Da parecchio tempo il ministro dell’Interno non accennava ai contatti con i Paesi africani così come, per esempio, non si parla più dell’accordo con il Ghana annunciato dopo l’estate scorsa: come si riuscirà a convincerli senza i soldi europei? Per esempio, tempo fa il ministro parlò delle difficoltà con Pakistan e Bangladesh: i dati della Fondazione Leone Moressa aiutano a capire visto che l’anno scorso le rimesse dall’Italia al Bangladesh hanno toccato i 730,7 milioni di euro (+35,7 per cento in un anno) e quelle al Pakistan i 408,6 milioni. Perché quei Paesi dovrebbero riprendersi probabili disoccupati rinunciando anche alle rimesse?
Gli ultimi dati forniti dal ministro dell’Interno hanno riguardato invece il monitoraggio della presenza islamica in Italia. Sono 1.382 le associazioni culturali islamiche di cui 1.068 sedi sono anche utilizzate come luogo di preghiera. In particolare, 840 al nord, 262 al centro e 279 al sud; sono 1.161 quelle di credo sunnita, di cui 44 salafita. “Ovviamente sono piene di persone per bene, ma ci sono anche realtà attenzionate dalle forze dell’ordine” ha aggiunto Salvini ricordando i 126 espulsi l’anno scorso per motivi di sicurezza nazionale (finora quest’anno dovrebbero essere state 24). Il ministro ha sottolineato il controllo delle forze dell’ordine e delle agenzie di sicurezza “tra i più efficaci in Europa e nel mondo”. Almeno su questo, sono tutti d’accordo.